Parlare oggi di sostenibilità sembra piuttosto fuori luogo. Un termine che per il sol fatto di essere sulla bocca di tutti ha perso il suo originario impatto. Circa 10 anni fa sembrava una visione per la nostra isola. Un principio che avrebbe potuto rilanciare il nostro territorio adeguandolo all’evoluzione della domanda turistica internazionale sempre più attenta alla qualità dell’ambiente.
Quel principio è stato esposto nelle scuole, si sono susseguiti incontri, dibattiti, è divenuto lo slogan per svariate campagne elettorali. Insomma se chiedessimo oggi cosa significa la sostenibilità ambientale…buona parte degli isolani saprebbe rispondere. Ma quanti hanno interiorizzato questo concetto, quanti ancora lo hanno adottato solo per restaurare la propria immagine danneggiata da anni di abusi ambientali e sociali, come un vestito fatto su misura. Mi chiedo quanti hanno acquisito la consapevolezza che la sostenibilità è la capacità di custodire per un tempo illimitato non l’immagine di una località turistica meravigliosa ma la propria memoria, la propria identità, la propria cultura. Il primo passo per accogliere questo principio è comprendere che noi ischitani siamo le principali risorse di questa isola, che l’identità territoriale è condizione imprescindibile per impostare una qualunque strategia di riqualificazione turistica che possa definirsi sostenibile. Il turismo per l’isola d’Ischia è stato un fenomeno spontaneo, una vocazione naturale alimentata dall’ospitalità degli isolani che 60 anni fa erano dedicati alla loro terra che generosamente li ha ricompensati. La bellezza unica del suo paesaggio non poteva passare inosservata ai primi viaggiatori, esploratori di una terra satura di bontà. E così siamo divenuti meta turistica internazionale, grazie alla lungimiranza di imprenditori facoltosi ma anche improvvisati come lo sono stati i nostri nonni. Ma oggi abbiamo perso la posizione da rentier tanto invidiata dalle località turistiche più mediocri. E non è solo il degrado ambientale che inevitabilmente si associa allo sfruttamento turistico di una località, ma è l’impoverimento sociale che più mi preoccupa. Ed è proprio questo il primo fenomeno da contrastare e di risorse per farlo ne abbiamo tante. Questa nostra isola infatti ha una storia importante che la sostiene e ancora riesce a sorprendere non solo i visitatori ma anche noi abitanti. E’ li che dobbiamo attingere gli spunti per impostare una corretta politica di gestione del territorio. Ischia un territorio autentico e vivace dove l’uomo per secoli ha ritrovato nella natura la sua unica fonte di sostentamento. La terra e il mare l’ischitano li conosceva bene, li rispettava e la natura assecondava l’uomo con la sua generosità. L’insularità ha rafforzato questo legame tanto da rendere i nostri antenati spontanei come la vegetazione che cresceva rigogliosa in questa terra di fuoco. Ed è così che uomo e natura hanno concorso ad affermare una meta turistica unica e inimitabile.
Certo l’eredità che le ultime generazioni lasciano assume l’apparenza di un disastro ma esistono buoni margini per poter invertire una tendenza degenerante, mitigarne gli effetti e ritrovare quell’antico e sano equilibrio che ci lega a questa nostra terra.
L’agenda delle cose da fare è intensa: la tutela del patrimonio naturale, la valorizzazione degli attrattori culturali, la rivalutazione dell’agricoltura, la pesca e l’artigianato, la qualità dei servizi territoriali e turistici, l’accessibilità per i diversamente abili e tanto altro ancora. Negli ultimi tempi si stanno diffondendo gruppi spontanei di ischitani che si confrontano sulle condizioni della nostra isola e cercano di pianificare lo sviluppo locale, ai quali occorrerebbe dare maggiore visibilità e non solo per sostenere l’immagine turistica dell’isola ma soprattutto perché costituirebbero un riferimento per i tanti isolani che in questo scenario si sentono disorientati e sfiduciati perché la vera risorsa per rinnovare la nostra isola siamo noi. La presenza di una diffusa coscienza territoriale sarà di conforto ai tanti nostri turisti che da anni frequentano Ischia e continuano ad amarla perché offre la speranza che tra non molto ritroveranno quell’armonia che sembrava andata perduta.