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“Enrico Ibsen” Perché questo nome?

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Quante volte con i miei allievi siamo andati alla ricerca delle nostre radici storiche e culturali! Quante volte, in tutti questi anni di insegnamento qui a Casamicciola, abbiamo inseguito le orme del nostro passato per capire i motivi del nostro presente!

E così, via via, ci siamo imbattuti nella storia di Pitecusa, ci siamo fatti sedurre dai misteri del Castello Aragonese, ci siamo commossi di fronte alle terribili vicende del terremoto di Casamicciola del 1883.

Ma con quella 3°B del 1985-86, mentre appunto studiavamo i grandi personaggi che avevano visitato Casamicciola nel XIX secolo, quali Renan, Settembrini, Garibaldi, Lamartine, per citarne solo alcuni, ecco venir fuori Enrico Ibsen!

Non voglio dire che abbia pensato, un po’ alla Don Abbondio, “ chi era costui?”, ma certamente il poeta-drammaturgo norvegese non rientrava tra i miei autori preferiti e le mie conoscenze al suo riguardo erano piuttosto superficiali.“ Bene o male- pensai- cercherò di cavarmela limitandomi alle notizie essenziali!”

“Professore, ma la nostra scuola porta il suo nome! Perché?”

L’osservazione m’inchiodò alle mie responsabilità! Avrei volentieri stritolato quel ragazzetto di Piazza Bagni troppo “impertinente” e curioso che veniva a sconvolgere i miei piani.

Fui costretto, quindi, a mettermi sulle tracce di Ibsen, a ricostruire il dibattito che aveva preceduto l’indicazione del suo nome per l’intitolazione della nostra scuola e a rivisitarne le motivazioni e le intenzioni pedagogiche; infatti, quando ciò avveniva, io ero in servizio presso un’altra scuola. Al lavoro, quindi! La Scuola insegna sempre, anche agli insegnanti!

E così scoprii che questo grande scrittore norvegese, nato nel 1828 a Skien e morto nel 1906 a Cristiania (oggi Oslo), era stato per un breve periodo, nella primavera - estate del 1867, proprio a Casamicciola. E qui aveva concepito quello che la critica letteraria non esita definire il suo capolavoro: il “Peer Gynt”

Leggendo  le cronache e le notizie – riportate da vari autori: Bergsoe, Monti, Barbieri, Calvanese ed altri- relative alla sua “vacanza di lavoro” qui sull’isola- perché tale doveva essere almeno nelle intenzioni del poeta- tra le altre cose, mi colpirono immediatamente le contraddizioni tra lo scrittore pensatore, tutto d’un pezzo, pensieroso, taciturno e solitario e l’Ibsen frequentatore assiduo, nelle ore serali, dell’osteria di Piazza Bagni! Quest’ultimo amava indugiare, prima di ritirarsi in albergo, almeno fino a quando non avesse dato fondo all’ultimo “bicchierino” del nostro buon vino.

La mia meraviglia si accrebbe quando compresi che col termine di “bicchierino” il Nostro intendeva indicare una fiaschetta, di non meglio precisate dimensioni e capacità, come racconta il Bergsoe! Certamente, dopo averne scolate tre o quattro, il poeta doveva perdere un po’ dell’albagia  che lo contraddistingueva e apparire molto meno severo e taciturno da quel che era normalmente.

Ma le contraddizioni, scoprii nei miei studi, erano una costante di Ibsen, se è vero, come sostiene il Preside V. Mennella, nella relazione a verbale del Collegio dei Docenti del 5 aprile 1968 – tenutosi per l’intitolazione della nostra scuola - che il poeta è considerato nel suo tempo “come il più profondo interprete dei conflitti morali e sociali della coscienza moderna”

Presi così confidenza con le sue opere principali: il “Brand” col mito del “tutto o nulla”; il “Peer Gynt” l’eroe del “fa’ quello che vuoi” “sii  te stesso”; e ancora “Spettri”, “Casa di Bambola” e, infine, i capolavori della “conversione”: “Hedda Gabler” e “L’anitra selvatica”.

L’anima dolente di Ibsen, nel tormentoso pellegrinaggio alla ricerca di se stessa, tra esaltazione e annullamento, mi commuoveva profondamente!

Ma ora il problema era: cosa dare ai ragazzi? Come trasformare questi saperi in comportamenti e lezioni di vita per degli adolescenti?

Ecco che ancora una volta mi soccorreva V. Mennella che, in maniera impareggiabile, riusciva a trasformare quello che era uno struggimento filosofico esistenziale in pedagogia viva!

Egli, con notevole anticipo sui tempi, coglieva il nesso tra l’inquietudine del poeta e la conflittualità esistenziale degli adolescenti. E, quindi, capivo – anche dalle nostre affabili conversazioni - che aveva proposto questo nome alla nostra scuola perché essa si ponesse come sprone, come stimolo per gli adolescenti nel cercare se stessi, nel superare le proprie incertezze, nel mettere la prua verso il largo.

E sull’asse Ibsen-Mennella nacque una scuola attiva, dinamica, pronta ad offrirsi sempre e comunque come punto di riferimento forte e sicuro per gli adolescenti!

Da questo spirito e dal concerto di forze ideative che il Preside Mennella seppe coagulare intorno a sé, nacquero le varie opzioni che questa scuola ha offerto ed offre tuttora: il Tempo Prolungato, il corso ad indirizzo musicale, il primo bilinguismo in forma sperimentale! Nacquero, in particolare, le attività laboratoriali che avevano lo scopo e la funzione di essere il più vicino possibile agli interessi degli allievi. E, nel solco dell’insegnamento ibseniano, presero forza le attività teatrali con tante rappresentazioni - tra cui “Casa di bambola”e “Peer Gynt” – che avevano il compito di avvicinare i nostri allievi, anche col mezzo della parodia, ai “mostri sacri” della Letteratura Italiana e non: “I Promessi Sposi”, “La Divina Commedia”, l’ “Odissea”, “Romeo e Giulietta”, “Pinocchio”, i capolavori di De Filippo e il “Don Chisciotte” per citarne solo alcuni.

Nel teatro, per la sua stessa natura di finzione, tutti gli struggimenti trovano composizione e tutti gli interpreti, piccoli e grandi, trovano un ruolo per sentirsi se stessi!

Con Mennella sognavamo una scuola nuova, volevamo vincere la scommessa di stare in mezzo ai nostri allievi, di entusiasmarci dei loro entusiasmi, di penare delle loro pene, di confonderci tra loro nel nostro lavoro quotidiano, senza rinunciare a noi stessi, senza perdere in autorevolezza e credibilità!

L’amore di generazioni di allievi verso Mennella e verso i professori della nostra scuola  testimonia che un po’ ci siamo riusciti!

E certamente benaugurate per il futuro della stessa scuola è stata la decisione dell’attuale Dirigenza di estendere l’intitolazione di “E.Ibsen” a tutto l’Istituto Comprensivo di Casamicciola, che si è formato dalla fusione tra la Scuola Materna-Elementare e la Scuola Media.

Trovo significativo congedarmi citando le parole del Preside Mennella nel famoso verbale dell’intitolazione: “E compito sella Scuola è appunto anche quello di illuminare i primi passi degli adolescenti nel buio cammino della vita e far sì che siano fecondati quei germi che sottraggono l’esistenza all’incertezza e alla insoddisfazione

Enrico Ibsen e Vincenzo Mennella: La loro lezione è viva e palpitante nel nostro cuore!

Pro.f Filippo Visone