Il bullismo, un fenomeno sempre più diffuso, in Italia come altrove. È questo il tema del film documentario che il produttore Harvey Weinstein ed il regista Lee Hirsch – quest'ultimo già vincitore del Sundance Film Festival 2002 col documentario ''Amandla! A Revolution in Four Part Harmony'' – porteranno all'Ischia Global Festival.
Il film, dal titolo "The Bully Project", sarà presentato il 17 luglio a conclusione del Social Film Forum dedicato ai diritti dei giovani. L'Unicef, la Direzione Generale Cinema Mibac ed il Ministero delle Pari Opportunità si uniscono per promulgare insieme una nuova cultura del cinema, più impegnativo e rivolto al sociale.
The Bully Project ha come protagonisti cinque ragazzi, vittime del bullismo in America, e il dramma vissuto dalle rispettive famiglie, che non riescono a gestire tale situazione in una società così cinica e fredda come quella americana.
Non un film come tanti altri, bensì un modo per raccontare, dal punto di vista di genitori, insegnanti e bambini, un fenomeno così diffuso, e spesso sottovalutato: il bullismo. La completezza del film documentario è data anche dal suicidio di due dei ragazzi, che non riusciranno, data la sensibilità del loro carattere, a sopportare le angherie dei loro coetanei.
E nella società italiana? Quante sono le vittime? Dove si manifesta maggiormente tale triste comportamento? Da una prima indagine effettuata nel 2001 alle scuole superiori, si evince che un ragazzo su due subisce episodi di violenza verbale, psicologica e fisica, mentre il 33% è una vittima ricorrente. Il luogo dove avvengono tali episodi è la stessa classe, o zone attigue, quali corridoi, cortili e così via.
Cos'è cambiato in dieci anni? Il fenomeno ha continuato a diffondersi a macchia d'olio su tutto il territorio nazionale. Secondo gli ultimi dati Censis ed Eurispes, il 50% delle famiglie denuncia eventi di bullismo o microbullismo nelle classi dei propri figli. Diverse sono le tipologie di prepotenze rilevate, più o meno equamente distribuite: offese verso un solo alunno (28,7%), scherzi pesanti e offese (25,9%), isolamento o esclusione dal gruppo (quasi il 25%). Dati allarmanti, considerato che dalle violenze verbali si passa a quelle fisiche, con oltre il 21% di percosse e furti.
Non finisce qui. Come tutti i fenomeni sociali, anche il bullismo si innova, dando vita al cosiddetto "cyberbullismo": video messi su You Tube nei confronti di bambini con abilità diverse, insulti compiuti tramite sms o e-mail. Un prezzo troppo alto da pagare, quello della tecnologia.
Ben vengano quindi film documentario come "The Bully Project", già accolto con viva emozione dagli spettatori e dalla critica, al recente Tribeca Film Festival di Robert De Niro, candidatosi sin da ora tra i favoriti all'Oscar 2012 nella categoria documentari. Per uccidere una cultura basata sulla violenza dilagante, per la quale molte scuole hanno già predisposto vari osservatori del fenomeno, allo scopo di arginare tale grave problema.