La cosa più difficile per un giornalista è scrivere la recensione di un libro. Ancora più difficile se il libro è un testo scientifico pluridisciplinare e “monumentale” e compiuto con l’ambizione di racchiudere in 138 pagine con una appendice documentaria di XXVI tavole la “Storia dei terremoti ischitani”. Uno straordinario sforzo di sintesi per farsi “leggere” nel tempo in cui non si legge più.
E’ l’ultimo lavoro del prof. Giuseppe Luongo, Professore Emerito di Fisica del Vulcanesimo dell’Università di Napoli “Federico II” e della Professoressa Elena Cubellis, Dottore di Ricerca in Fisica Terreste presso la stessa “Federico II”, da anni stretta collaboratrice di Luongo.
L’editore è la benemerita “Bibliopolis” di Napoli ed il libro è in inglese, soprattutto, con ampi sunti in italiano. E’ un libro quindi di ampia divulgazione scientifica destinato agli studenti e studiosi di Geologia, di Urbanistica, di Economia, di Politica di ogni parte del Mondo teso a rimarcare la straordinaria particolarietà e bellezza dell’isola d’Ischia.
Un libro – già annunciato dal prof. Luongo nella conferenza stampa del 26 agosto 2017 (G. Mazzella - I sei secondi che sconvolsero Ischia- Il Continente 2017) - che diviene oggi dopo il sisma del 21 agosto 2017, IX grado della Scala MCS, il 13° terremoto nella storia moderna, di straordinaria attualità per chi vuole capire, studiare, trovare soluzioni, indicare percorsi scientifici e normativi possibili per la “mitigazione sismica” di una delle tre aree vulcaniche dell’area napoletana – Ischia, Campi Flegrei, Vesuvio – e quindi strumento INDISPENSABILE per i deputati a decidere che sono lo Stato, la Regione, la Città Metropolitana di Napoli, i sei Comuni dell’isola, con le loro “persone fisiche” chiamate ad essere “classe dirigente”.
I due autori – quasi a riconfermare la complessità della Scienza della Terra – non si chiudono nella loro “competenza”. C’è una “presentazione” della direttrice dell’Osservatorio Vesuviano, Francesca Bianco, ma ci sono 5 prefazioni di altrettanti studiosi: Giovanni Polara, Pietro Greco, Ilia Delizia, Piero Pierotti, Ferruccio Ferrigni.
Ciascuno dà un contributo ed è un contributo enorme nel tentativo di una presa di coscienza collettiva sul problema serio di una conoscenza approfondita dell’isola d’Ischia.
Chi scrive non può non rimandare il lettore alla scrupolosa lettura del volume.
Nessuna parola è fuori posto. Ogni Memoria è preziosa.
Però alcune affermazioni contenute nel volume debbo sottolinearle ma solo per invogliate il lettore a “studiare” non solo a leggere il libro.
Il “pezzo base” – come lo chiamo da vecchio giornalista – di Elena Cubellis e Giuseppe Luongo è contenuto dalla pagina 83 alla pagina 86 in lingua italiana: “Casamicciola: i segni delle ferite del terremoto”. Fondamentale. Prima di tutto sentimentale: “…. Casamicciola prima della catastrofe (1883) era una ridente cittadina nota in tutta Europa per le sue risorse termali… ma anche per il clima culturale che la distingueva da altri centri dell’Isola sia per la frequentazione delle Terme da parte di un pubblico cosmopolita che per la qualità della vita…”.
Cioè – deduco – Casamicciola era la Cittadina più “Colta” dell’isola d’Ischia. Infatti NON ha un dialetto. I propri abitanti parlano un napoletano molto italianizzato ed il compianto Giovanni Castagna non potrebbe scrivere una “grammatica del dialetto casamicciolese”.
Il testo di Cubellis e Luongo afferma inoltre che “il progetto della ricostruzione non si concretizzò e mancò anche il progetto di rifondare Casamicciola in altro luogo dove il terremoto aveva prodotto meno danni”. Fu una “Ricostruzione incompiuta”.
L’“incompiutezza” di questa ricostruzione salta a galla con il rumore ed il terrore dei sei secondi del 21 agosto 2017. Ma emerge anche la lungimiranza e la corretta scelta del Ministro dei Lavori Pubblici, Francesco Genala, che fece approvare il nuovo Piano Regolatore Generale dell’ing. Lo Gatto dal Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici definitivamente nel 1887 perché spettava al “Governo del Re” la scelta del futuro di Casamicciola.
C’è una prefazione di toccante suggestione e di straordinaria efficacia ed è quella di Ilia Delizia contenuta dalla pagina 51 alla pagina 56. Appena sei pagine. Ma sono determinanti come è stato tutto l’impegno culturale e civile di Ilia in 50 anni.
“Dall’armonia al caos” titola Ilia. Parte da Julio Jasolino nel 1588 sostenendo che è l’“acqua” l’elemento fondamentale: quello che dà vita “miracolosa”. E’ quella del Gurgitello. Ma tutto è stato “ricostruito” in “disordine” tanto che i barbari sono quelli che non riconoscono più la grandezza perduta. Un appello accorato a difendere con tutte le Scienze la straordinarietà dell’isola d’Ischia.
Il libro di Elena e Giuseppe si aggiunge ai loro eccezionali lavori sull’isola d’Ischia dei precedenti 50 anni. Ne riparleremo. Ne faremo strumento di confronto civile.
Dovremmo leggerlo con attenzione estrema nella lingua di William Shakespeare che oggi dicono di parlare tutti. Infine dovremmo trovare la via per la Ricostruzione ed il Rilancio Economico, Sociale, Civile.
In questo percorso sono felice di trovare una così autorevole compagnia.
Ce la faremo.