C'è un punto fermo che deve essere posto nel dibattito sui trasporti marittimi. Un punto "democraticamente inalienabile" sul quale tutti sono d'accordo, da destra e da sinistra passando dal centro, e che non può essere oggetto di confronto perché è una Verità necessariamente da accettare se ogni uomo ha diritto "alla vita, alla libertà ed alla ricerca della Felicità" come annunciava nel 1776 la dichiarazione di indipendenza degli Stati Uniti d'America, il primo documento "rivoluzionario" dell'era moderna.
Il punto fermo è che il trasporto marittimo è un "servizio pubblico". Come tale questo servizio deve essere offerto ai cittadini dallo Stato – comunque definito o rappresentato - ad un prezzo "politico" cioè , come insegna la scienza delle finanze, inferiore al costo di produzione e non oggetto di profitto di impresa. Se il prezzo aumenta, se segue l'andamento generale del profitto privato, non è più considerato servizio pubblico ma un servizio privilegiato riservato, in una economia capitalistica o liberista, soltanto a chi ha danaro.