Ischia News ed Eventi - Quel grappolo di Chiese...

Quel grappolo di Chiese...

Borgo Celso

Cucina e Tradizione
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Nel bel mezzo del centro storico di Ischia, denominato un tempo ‘borgo dei gelsi’, si incontra un grappolo di Chiese. Due di esse, quella dello Spirito Santo e quella dell’Assunta, che è la Cattedrale della Diocesi, sono più in vista, perché ambedue sui bordi della strada che mena al piazzale degli Aragonesi ed all’antico maniero, la terza, invece, che è alquanto arretrata rispetto alle altre due, è un po’ mortificata dalla loro imponente presenza, ma non è meno interessante. Essa è la sede di una delle tre Arciconfraternite, con il titolo di Santa Maria di Costantinopoli, esistenti sull’isola.

La Cattedrale Santa Maria dell'Assunta venne eretta nel 1388 da Pietro Cossa -imparentato con Baldassarre Cossa che salì al soglio di Pietro con il nome di Giovanni XXIII, ritenuto Papa legittimo fino al 1947 e solo da allora retrocesso al ruolo di antipapa lasciando libero il nome che fu prontamente assunto da Angelo Roncalli ‘il Papa buono’ quando fu eletto il 28 Ottobre 1958- sulla spiaggia a pochi metri dal Castello un grandioso tempio dedicato alla Madonna della Scala. A lato fu pure costruito un convento; la direzione del tempio fu affidata ai padri Agostiniani.

La chiesa cattedrale fu demolita tre volte per essere ampliata, divenendo definita nel 1810, la Chiesa madre della Diocesi.

Domina in tutto e per tutto lo stile barocco, mentre la luce penetra dal cielo dando un senso di mistico riposo. Il pavimento marmoreo è un dono di Mons. Mario Palladino nel 1912. Le cornici che ornano le pale degli altari sono di un classico lusso secentesco.

Le opere d'arte presenti nella Cattedrale sono: dipinti che raffigurano Santa Monica e Santa Rita sul battistero, di fronte un quadro che presenta San Tommaso da Villanova; sul primo altare pala del Di Spigna raffigurante San Giuseppe su quello di fronte c'è un quadro dell'Annunziata.

Nella crociera, in alto, due pale del 1760 raffiguranti una S. Agostino, l'altra con S. Nicola da Tolentino; al centro dell'altare maggiore troviamo l'immagine dell'Assunta dipinta nel 1759.

I frati agostiniani misero mano, tra l’altro, ad un intensa piantumazione di gelsi che andava dall’attuale piazzale degli Aragonesi fino alla località detta ‘terra zappata’ ed oltre, facendo di quella ubertosissima porzione di territorio un immenso gelseto. Erano stati all’obbedienza, gli agostiniani, perché avevano messo in atto il ‘diktat’ di Felice Peretti, divenuto Sommo Pontefice con il nome di Sisto V (il Papa ‘tosto’, il più decisionista nella storia della Chiesa), che per affrancare la cristianità dal giogo delle potenze economiche orientali in fatto di stoffe preziose, impose a tutti i conventi, monasteri ed abbazie l’allevamento dei bachi da seta con le conseguenti intensive piantumazioni di gelsi. Da qui il nome di ‘borgo dei gelsi’.

Tra il sedicesimo e diciassettesimo secolo l’isola vide sorgere nei suoi agglomerati urbani e nei vari casali, disseminati lungo le solatie marine come pure sulle apriche colline, delle associazioni di fedeli, dell’uno e dell’altro sesso, che presero il nome di ‘congreghe’. Queste associazioni furono da uomini più apostolicamente impegnati e più attenti a tradurre, nella concretezza della vita quotidiana, le sapienti direttive della Chiesa, che usciva rinnovata e fortificata dal Concilio di Trento, concluso nel 1563. Fu Michele Ghislieri, il piissimo Pio V poi salito agli onori degli altari, a promuovere la’cultura del popolo’, traducendo in atti il dettato Conciliare, favorendo la costituzione delle Arciconfraternite. Queste associazioni, pur avendo nella loro struttura una certa analogia con le ‘medievali corporazioni d’arti e mestieri’, non si confondevano con esse, ma miravano prevalentemente alla testimonianza di vita cristiana, alla preservazione della fede,all’incremento dello spirito di pietà ed al sovvenimento delle classi meno abbienti. Un illustre sconosciuto, tale Gironimo Pisa, si diede da fare nel primo ventennio del 1600, tanto che lo troviamo presente nella costituzione non solo della congrega del ‘borgo dei gelsi’ ma anche in quella di Santa Maria della Pietà in Casamicciola e di Santa Maria di Visitapoveri in Forio. Ma perché Santa Maria di Costantinopoli? Il culto alla Madonna sotto il detto titolo fu importato in Campania e, quindi, anche nell’isola nostra fin dal Medioevo, grazie ai traffici commerciali che venivano esercitati dagli armatori del Ducato Napoletano, dalla Repubblica Amalfitana, dalla marineria di Salerno, nonché dalla nostra che non sfigurava affatto tra le altre sia per la potenzialità dei mezzi, sia per la bravura di capitani ed equipaggi. Uno degli approdi più frequenti era Istanbul, l’antica Costantinopoli, dove i nostri naviganti ammirarono il culto che veniva tributato alla Madre di Dio e non fu difficile farlo penetrare nelle anime dei fedeli isolani che vollero erigere la Chiesetta con il suo frontale maestoso in cima ad una larga scalea, che spicca per in biancore dei suoi marmi che dal 1896 la impreziosiscono. Quel 1613 va ricordato anche come l’anno della costruzione del primo ospedale d’Ischia che, per una quarantina d’anni, portò sollievo ai tanti malati che non potevano trovare cura nelle loro case. Nel 1652 il piccolo nosocomio fu abbattuto ed insieme ad esso anche la contigua cappellina di Santa Sofia. Ma i marinai di Ischia, pur tra stenti e miserie, trovarono la forza di costruire la bella Chiesa dallo Spirito Santo, oggi Santuario del nostro Patrono: Carlo Gaetano Calosirto salito agli onori degli altari col nome di San Giovan Giuseppe della Croce, frate della regola di San Pietro d’Alcantara.

Al benigno ospite che mi sta leggendo l’invito di visitare questo ‘grappolo di Chiese’ lungo la via del ‘borgo dei gelsi’ dove gli antichi basalti trasudano storia e dove, superata la Cattedrale, ti appare l’insula minor’, il Castello Aragonese, che fino alla prima metà del 1400 era distaccata dall’insula major, Iscla insula olim Aenaria…