La potatura della vigna.
La potatura è forse l’unica attività che accomuna i nostri diversi ambienti viticoli: dalla Franciacortaa Suvereto, da Benevento all’Isola d’Ischia, quindi da Nord a Sud, da 100 metri sul livello del mare a 400, da esposizioni a Nord a quelle più calde a Sud, tutti i vigneti italiani da dicembre a febbraio sono pronti per la potatura. E noi dell'Arcipelago Muratori non sfuggiamo a questa regola. Poi con il germogliamento riprenderanno le differenze e ci saranno le zone più precoci e quelle più tardive, quelle che fioriscono prima e quelle dopo.
Pare paradossale a pensarci, ma la potatura potrebbe essere intesa come "democrazia della vite”. La democrazia in senso lato è una scelta che la natura non comprende, ma il vignaiolo, che è attore nella messa a punto del suo vino, inteso come seria interpretazione di un terroir, pota. Nell'atto della potatura, tutte le viti, vigorose o meno, sono riportate, con i tagli, ad essere simili. Le viti vigorose vengono riportate a regime e quelle più deboli vengono spinte a rinvigorirsi. Con la potatura cerchiamo di “normalizzare” tutte le piante di un vigneto pensando già, con il numero di gemme che lasciamo e con la loro posizione, quanto potranno produrre. Con la potatura in pratica non finiamo un anno, quello del passato, ma ne iniziamo uno nuovo, progettando ed impostando il futuro.
Con la forbice in mano il vignaiolo “possiede le sue viti” e può domarle: non importa se abbia optato per una potatura a tralcio rinnovato o permanente perché comunque crea il presupposto per la produzione del nuovo anno.
Quindi la forbice non la possono avere tutti ma solo chi capisce e conosce la vite, e la sua fisiologia, può tagliare: ogni taglio provoca una risposta da parte della vite. E non pensate che tutto questo sia solo teoria, anzi, è grande pratica ed amore per le vigne!