L’ottimismo napoletano si fa sentire anche nella triste ricorrenza che cade il 2 Novembre.Nonostante si tratti di un giorno dedicato alla commemorazione dei defunti, il popolo napoletano si appresta a celebrare una delle tradizioni più dolci e più belle per i bambini, quella del “Torrone dei morti”. A Napoli si tratta di un'usanza molto sentita e infatti, nei giorni precedenti al 2 novembre, la città viene invasa di torroni di ogni tipo, come se fosse già Natale.
La tradizione vede il torrone comeun omaggio preparato per i defunti, nell’intento di “allietare” il loro viaggio verso l’aldilà e rappresenta, un dono che i defunti, a loro volta, offrivano al cielo. Sempre la tradizione vuole che in un tempo lontano, i bambini portassero questo torrone ai morti come dono, da qui il nome "Torrone dei morti"
Non era difficile nei secoli scorsi, nel recarsi al Camposanto, trovare delle pietanze sulle tombe dei nostri avi o presso i loculi. L’omaggio era offerto proprio in virtù del fatto che l’anima del caro estinto potesse tornare per qualche ora a far visita ai suoi parenti. Addirittura in alcuni comuni del vesuviano, nell’attesa che l’anima del caro trapassato tornasse nella notte tra il 1 ed il 2 novembre, nella stanza più bella della casa veniva preparata in suo onore una “spartana” cena composta da due fette di pane, un pizzico di sale, del limone ed un bicchiere d’acqua.
L’evoluzione di questa tradizione, legata in qualche modo anche a quella Anglo - americana di Halloween e al “dolcetto o scherzetto” è però tutta nostrana!
Tra l’altro questo torrone chiamato anche “ ‘O Murticciell “ ha una caratteristica forma a cassetta che fa pensare ad una bara. È anche consuetudine, o forse è meglio dire “era”, omaggiare le proprie innamorate di un vassoio di torrone una settimana prima della festività. La Campania ha una lunga storia legata al torrone che affonda le sue radici ai tempi dei romani, infatti c’è la città di Benevento che ne è diventata simbolo. era conosciuto già dal tempo dei Romani i quali lo chiamavano “ Cupedia “, in linea generale significava : “sregolato desiderio di cibi delicati”; il termine nel suo passaggio dall’idioma latino a quello dialettale divenne “Cupeta“. La più antica testimonianza relativa alla cupeta di Benevento è del 1544, successivamente tale nome rimarrà solo nella parlata dialettale e dal ‘700 si parlerà del “ Torrone”, dal verbo latino torréo, cioè abbrustolire, tostare (nocciola o mandorla appunto). Oggi nel panorama nazionale ed internazionale , Benevento viene conosciuta per la squisitezza del suo prodotto dolciario. Ma il torrone di cui parliamo per la festa dei defunti è diverso da quello classico, perché è un dolce morbido in cui trionfa il cioccolato, non si tratta del classico torrone duro di miele e mandorle, ma di un torrone morbido e cremoso, spesso, ripieno di nocciole intere e ricoperto da un denso guscio di cioccolato che solitamente viene tagliato a fette e divorato senza ritegno il 2 novembre al termine del pranzo o quando arrivano ospiti.
Col passare degli anni, la ricetta ha subito delle variazioni più “moderne”, oggi la crema interna è preparata con i gusti più svariati: cioccolato, caffè, mandorla, fragola, pistacchio, cassata, zuppa inglese, tiramisù, con l'aggiunta di frutta secca o candita.
Come spesso accade usanze e tradizione si fondono, e ci si ritrova a consumare il piatto tipico di una ricorrenza senza conoscerne il motivo, ed è proprio quello che succede il 2 novembre: in ogni famiglia napoletana non deve mai mancare a conclusione del pasto, il buon, vecchio, caro Muorticiell!!!