Nella nona edizione del Pida architetti a confronto sul post-pandemia: “Le metropoli non moriranno ma dovranno trasformarsi”. Premio di giornalismo a Christian De Iuliis
Città policentriche e sostenibili, in cui la prossimità dei servizi sarà un valore aggiunto. Ma le metropoli non moriranno. Architetti concordi sulle trasformazioni epocali del post-pandemia, filo conduttore dei lavori della nona edizione del PIDA, il Premio Internazionale Ischia di Architettura, che abbraccia una settimana di workshop, lectio magistralis, concerti e laboratori ispirati alla “LandEscape Therapy”, la terapia del paesaggio.
“Il modello ottocentesco di città centripeta era già in crisi: la lezione del Covid-19 contribuirà a rendere i quartieri funzionalmente autosufficienti ed è questa una delle priorità nell’utilizzo del Recovery Fund”, ha sottolineato l’urbanista Maurizio Carta, che insegna all’Università di Palermo.
“L’idea della città in 15 minuti, a misura d’uomo e sostenibile, proposta dalla sindaca di Parigi Anne Hidalgo e fatta propria anche dalla città di Milano, è convincente, ma la trasformazione delle periferie deve essere sostanziale e in molti casi sarebbe il caso di demolire e ricostruire interi quartieri”, ha evidenziato Giuseppe Cappochin, presidente del Consiglio Nazionale degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori.
“Le città sono resilienti e continueranno a vivere, come hanno fatto in passato dopo catastrofi e pandemie. - ha annotato Bruno Discepolo, assessore all’Urbanistica della Regione Campania – Una nuova sfida riguarda i piccoli centri, che sin qui hanno vissuto la crisi dello spopolamento e vivono oggi una dimensione di potenziale ripresa. E cambia, dopo la pandemia, anche il rapporto con lo spazio domestico, sin qui colpevolmente sottovalutato”.
Tra gli altri, sono intervenuti anche Leonardo Di Mauro, presidente dell’Ordine degli Architetti di Napoli, ed Eduardo Cosenza, presidente dell’Ordine Ingegneri di Napoli.
Nel corso della giornata di studi al Castello del Piromallo di Forio è stato assegnato il PIDA giornalismo a Christian De Iuliis, già autore dell’ironico “L’Architemario – volevo fare l’astronauta” (Overview editore – 2014): ama definirsi architetto-scrittore o scrittore-architetto.
“L’architettura ha un linguaggio complesso - ha sottolineato De Iuliis – e tradurla al grande pubblico non è sempre semplice: io provo a farlo con le storie. Un buon architetto deve avere tra le sue capacità quella di saper comunicare. La pandemia ha portato alla luce criticità delle città che avevamo già messo a fuoco: tra tutte, la densità abitativa di alcune aree, che andranno ripensate”.
Organizzata dall’associazione PIDA con la forte collaborazione dell’Ordine degli Architetti Pianificatori Paesaggisti Conservatori di Napoli e Provincia, la rassegna si conclude sabato 3 ottobre con una discussione specifica sull’isola d’Ischia, che assurge a iconico emblema della sfida dell’ecosostenibilità che coinvolge l’intero pianeta, nella conferenza “L’isola che vorrei”. Al termine sarà assegnato il PIDA internazionale all’archistar portoghese Joao Nunes, che chiuderà i lavori con una lectio magistralis. Tutti gli eventi sono aperti al pubblico fino ad esaurimento dei posti e nel pieno rispetto delle normative anti-Covid.