L’archistar giapponese ospite del PIDA ha inaugurato un’opera donata al Comune di Forio: “Tante analogie tra il mio Paese e questa piccola isola”
“Veniamo da un secolo che ha amato la costruzione in grande, sintetizzata dai grattacieli e dalle grandi ‘scatole’ che hanno finito con l’inghiottirci. Oggi dobbiamo pensare insieme a un modo nuovo di vivere le città, ridisegnandole in modo sostenibile e immaginando un nuovo rapporto tra interni ed esterni”. Così l’archistar giapponese Kengo Kuma, ospite della decima edizione del Premio Internazionale Ischia di Architettura (PIDA). “Sono profondamente onorato di essere qui, - ha aggiunto - l’isola d’Ischia ha con il mio Giappone una certa affinità: a dispetto delle dimensioni differenti, coltiviamo lo stesso rapporto simbiotico con la natura e con il mare”.
Kuma, uno degli architetti viventi più importanti al mondo, inserito dal “Time” nella lista delle 100 persone più influenti del 2021, ha donato al Comune di Forio l’opera “Iwakura Musashino”, letteralmente “spirito della roccia”, installata in piazza Cristoforo Colombo, partecipando alla sua inaugurazione. “La mia opera – ha detto - è un inno alla potenza della pietra e riproduce in scala il mio progetto per il Museo dei manga a Saitama, il Kadokawa Culture Museum. E’ stata realizzata con un blocco di tonalite dell’Adamello”.
L’architetto giapponese ha ricevuto il PIDA internazionale e il riconoscimento di “ospite illustre”, attribuitogli dal Comune di Forio. “Siamo orgogliosi di poter annoverare tra gli amici dell’isola uno degli architetti più influenti della storia contemporanea”, ha sottolineato il sindaco, Francesco Del Deo.
Nel corso della sua lectio magistralis, Kuma ha dialogato con Marco Imperadori, titolare della cattedra di Progettazione e Innovazione Tecnologica al Politecnico di Milano, ripercorrendo le tappe della sua carriera e illustrando alcuni dei suoi progetti più iconici, dallo Stone Museum a Nasu al padiglione Noh Stage in the Forest nella prefettura di Miyagi, dal Museo Prefetturale di Nagasaki al centro culturale Asakusa a Tokio, fino al museo V&A Dundee e allo Stadio Olimpico per Tokio 2020.
“Siamo profondamente grati a Kuma per aver impreziosito un’edizione significativa del Premio, nella quale abbiamo esplorato il rapporto tra neuroscienze e architettura”, spiega Giovannangelo De Angelis, presidente del PIDA, che ha aperto la serata insieme a Pasquale Belfiore Presidente della Fondazione Annali dell’Architettura e delle Città, e a Bruno Discepolo, assessore all’Urbanistica della Regione Campania.
Alla sessione conclusiva del PIDA ha partecipato anche Stefano Bartolini, che insegna Economia politica ed Economia sociale presso la Facoltà di Economia "Richard Goodwin" dell'Università di Siena, che ha parlato ci sostenibilità e felicità sociale, sottolineando come tutti gli studi dimostrino “possibile conciliare la prosperità economica con la sostenibilità dell’ambiente, delle relazioni, del tempo libero e della felicità. Un cambio di paradigma – ha aggiunto – che non può che partire dalle città, dove vive la stragrande maggioranza della gente che popola il pianeta e dove si produce inquinamento. Non mancano esempi virtuosi, a cominciare da Copenaghen, che sta per raggiungere la cosiddetta ‘carbon neutrality’. Il futuro è nella città in 15 minuti, con modelli per i quali ogni punto d’interesse sia raggiungibile a piedi entro un quarto d’ora: non v’è più dubbio che perché la gente sia felice occorre che cammini e che sviluppi modelli di condivisione sociale, alimentati da zone pedonali, centri sportivi e spazi verdi, dove i bambini possano giocare. Eliminare le auto dalle nostre città è, dunque, un passo fondamentale”.
Tra gli altri ospiti dell’edizione, con lo psicologo Giorgio Nardone e la fotografa Ernesta Caviola (Premio PIDA fotografia), anche l’architetto britannico Ian Ritchie, da sempre in prima linea nell’esplorare i rapporti tra spazi e neuroscienze. Ad Antonio Morlacchi e Sonia Politi ("IoArch") è stato assegnato il Premio PIDA Giornalismo; all’architetta Junko Kirimoto, titolare dello studio internazionale Alvisi-Kirimoto, il Premio PIDA alla carriera, riconoscimento che ha inteso sottolineare, in particolare, l’approccio sartoriale alla progettazione, l’uso “sensibile” della tecnologia, il dialogo con la natura e l’attenzione ai temi sociali.
PIDA – Premio Internazionale Ischia di Architettura è un progetto in collaborazione con una serie di realtà, tra le quali il Consiglio Nazionale Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori (CNAPPC), l’Ordine Architetti Pianificatori Paesaggisti Conservatori di Napoli e Provincia, INARCH Istituto Nazionale di Architettura – Campania e Fondazione Annali dell’Architettura e delle Città