Il Centro Caprense Ignazio Cerio e la casa editrice inglese Beaconsfield Publishers hanno ristampato il quasi introvabile Capri di John Clay MacKowen, pubblicato nel lontano 1884. Il libro è interessante da diversi punti di vista: anzitutto si tratta della prima “guida turistica” della storia interamente dedicata all’isola, scritta da un letterato addentro alle cose isolane poiché viveva da diversi anni sull’isola, ed infine per le novità che presenta in merito alla biografia del colonello della Casa Rossa ad Anacapri. Oltre alla ristampa del testo originale, il volume - curato dalla prof.ssa Anna Maria Palombi Cataldi - è arricchito da aggiornamenti delle varie materie trattate da MacKowen, aggiornamenti effettuati a cura di esperti e studiosi dei vari campi della storia isolana: la geologia dal professor Filippo Barattolo, la storia antica dal professor Eduardo Federico, l’archeologia dalla professoressa Rossella Zaccagnini , gli usi e costumi da Carmelina Fiorentino, la biografia del colonnello e la storia moderna dalla professoressa Palombi, il tutto completato da foto e disegni inediti, foto contemporanee di Antonio Federico ed una aggiornata bibliografia.
La guida, divisa in capitoli che trattano della storia dell’isola fino a fine Ottocento, ha costituito per anni un punto di riferimento per inglesi e americani che giungevano sull’isola e volevano apprendere di più della sua storia. Mackowen, “forestiero” che come tanti arrivò sull’isola e vi visse per circa vent’anni, fu un valoroso combattente durante la Guerra Civile e visse a lungo in Europa, affascinato da tutte le manifestazioni artistiche del Vecchio Continente.
E’ stato possibile ricostruire la sua avventurosa vita grazie ai documenti conservati presso l’Università della Louisiana e grazie alla collaborazione di famiglie isolane che hanno generosamente contribuito con propri documenti. Le “carte Mackowen” recentemente acquistate dal Centro Caprense e ora conservate nella sua biblioteca, documentano la gioventù, la laurea in medicina a Parigi, i viaggi in Oriente e in Africa del colonnello, viaggi dai quali riportò antiche armi, mobili intarsiati, reperti archeologici che espose nella sua bella casa di Anacapri accanto a reperti antichi da lui stesso scavati a Damecuta e Gradola. Testimoniano anche gli scontri con gli isolani, che portarono a denunce e processi. Anche il progetto di scala di accesso alla Grotta Azzurra dalla sua proprietà a Gradola fu violentemente osteggiato. Il suo ritorno definitivo in Louisiana è testimoniato dalla ricchissima biblioteca che Mackowen volle portare con sé al ritorno in patria e che si riteneva perduta ed invece, grazie all’appassionata e certosina ricerca delle bibliotecarie americane (e alla clemenza dell’Uragano Katrina che volle risparmiarla) è stata rintracciata e codici miniati, cinquecentine pergamene e tanti altri preziosi volumi sono stati portati nella sezione rari della stessa Università a cui erano stati donati dagli eredi Mackowen. Le “carte Mackowen” hanno infine permesso di ricostruire le vicende legate alla sua morte che decenni di letteratura isolana attribuivano ad uno schiavo liberato vendicatosi dello schiavista quando questi ritornò in patria, mentre la verità è in un biglietto scritto col proprio sangue da Mackowen morente.