Ischia News ed Eventi - La villa del marchese con 4 cognomi

La villa del marchese con 4 cognomi

Poesie e racconti
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Una etichetta. Il ricordo indelebile impresso nella mia memoria di ragazzino sul finire degli anni ‘ 50 del 900 è l’ etichetta di un vino dal nome strano che nonno Giovanni Monti – proprietario e direttore dell’ Hotel Pithaecusa di Casamicciola – teneva nella cantina dell’ albergo per i suoi ospiti illustri.

Prologo
Ero un ragazzino ( 10 anni) precoce ed andavo girovagando nell’ albergo – dove vivevo con mia madre, mio padre e mia sorella e la “grande famiglia" con gli altri 4 cugini che il nonno presiedeva come autorevole patriarca, a cui le tre figlie davano del "voi", perché voleva preservarne l’ unità – scendendo nelle cucine e nella dispensa. Il fornitore abituale di vino locale era la ditta di Bartolomeo Capezza di Casamicciola la cui etichetta corrente era "Epomeo". Poi c’erano i vini "Rufino" che venivano oltre l’ isola e poi ancora quel vino bianco con l’ etichetta particolare: “Calitto" della ditta "Marchese Giuseppe Capece Piscicelli Piromallo di Montebello" prodotto ed imbottigliato nella sua tenuta nella frazione Panza nel Comune di Forio.

Il nonno dava disposizione ai camerieri di sala che alla richiesta di vino speciale di Ischia dovevano consigliare il “vino del marchese". Era in linea con la clientela che era costituita soprattutto dalla vecchia aristocrazia e dalla nuova borghesia del "miracolo economico". Credo che il nostro ospite affezionato – che mi faceva tante carezze – Don Giovanni de Lutio, barone di Castelguidone, chiedesse il "Calitto" per il suo tavolo sulla terrazza sul mare. Forse fu il vino per Jacques Anqueitil, il grande ciclista francese che fu ospite del "Pithaecusa" nel 1959 per la tappa a cronometro del Giro d’ Italia con tutta la squadra della "Fynsec" in tenuta verde. Ricordo le bellissime biciclette della formazione francese e l’intervista ad Anquetil di Adriano De Zan proprio dal terrazzo del "Pithaecusa" ed il suo panorama. Lo stesso che mi incanta ancora e che mi lega ad una casa, un paese, un’isola.

Quando sono diventato più grandicello ed ho cominciato a girare per l’isola d’ Ischia, a conoscerla nella geografia e nella storia, ogni volta che passavo con l’ automobile per il tratto di strada statale che da Forio Centro porta nella frazione Panza prima di entrare in Piazza San Leonardo e vedevo quella bella villa in rosso attorniata da un mare verde di viti pronunciavo sempre il nome per intero: Villa Capece, Piscicelli, Piromallo di Montebello e sempre fu per me la villa del marchese con 4 cognomi. La villa mi appariva la stratificazione storica di tre secoli: il simbolo dell’ economia agricola del XVIII secolo che non è stato solo quello dei Lumi.

E’ stato il secolo della spettacolarizzazione della ricchezza dell’ aristocrazia con la Reggia di Versailles e quella di Caserta e tutti i "nobili" d’ Europa – grandi, medi e piccoli – ad imitarle con ville, tenute ,palazzi e latifondi sfruttando il popolo minuto di operai e contadini. Il “Casale di Panza" – come indicato fin dalla carta di Ortelio del 1590 – racchiudeva l’ enorme divario tra "Baroni e contadini" – come il celebre libro di Giovanni Russo – e la "villa in rosso" – anche con la cappella "gentilizia" che aveva , come tutte le cappelle cattoliche dell’ aristocrazia, il palco riservato con l’ accesso interno per rimarcare, anche nella preghiera, la divisione in classi della società, costituiva qui nell’ isola d’ Ischia il più vistoso simbolo di una organizzazione sociale ed economica che il moto della Storia ha profondamente cambiato al punto che l’ aristocrazia ha dovuto cedere il passo alla borghesia e le "ville" simbolo di una potenza economica hanno subito una terribile decadenza. Basta prendere in esame la storia delle "Ville Vesuviane" del "Miglio d’oro"- abbandonate e fatiscenti – per capire i cambiamenti economici. La "villa in rosso" racchiude le storie umane di 7 0 10 generazioni, di cambiamenti di proprietà, di vicende, di albe e di tramonti e di un vino che nasce, rinasce e muore ma ritorna sconfiggendo la morte e la misura del tempo.

Giuseppe dai 4 cognomi
Chi era Giuseppe? facciamo una ricerca sulla famiglia Piromallo, originaria della Spagna, si trasferì nel Napoletano.
Capostipite fu il conte DOMENICO Piromallo, che morì eroicamente nel 1528 per difendere, con la carica di comandante, il castello di Crotone.
FRANCESCO ANTONIO (Casalnuovo, 1713 † 1783 a causa del terremoto) di PIETRO e Lucrezia Longo, comprò, nel 1755, per 55.000 ducati, da Paolo Barone di Reggio Calabria, la baronia di Montebello (oggi comune di Montebello Jonico in provincia di Reggio Calabria) seguì il Regio Assenso del 20 dicembre 1757; sposò Flavia Lancia dei duchi di Brolo (1).
Al Casato pervenne il titolo di duca di Capracotta per successione Casa Capece Piscicelli: don GIACOMO Piromallo nel 1804 sposò donna Beatrice Capece Piscicelli (1781 † 1859), 8^ duchessa di Capracotta alla morte del fratello Antonio (1785 † 1839) deceduto senza figli.
Dal matrimonio nacque GIUSEPPE Piromallo Capece Piscicelli (Messina,1808 † San Sebastiano al Vesuvio, 1882) che aggiunse al suo cognome quello della madre; sposò la marchesa Luisa d’Andrea (Napoli, 1806 † 1880).
GIOVANNI (Napoli, 1840 † ivi, 1906), figlio di Giuseppe e di Luisa d’Andrea, barone di Montebello, ereditò dalla nonna il titolo di duca di Capracotta (riconosciuto nel 1889) e dalla madre il titolo di marchese (riconosciuto nel 1891); sposò donna Angela Macario.
Nel 1904 i fratelli: marchese GIOVANNI, duca di Capracotta, e il conte e marchese GIACOMO furono autorizzati ad aggiungere al proprio cognome quello di Capece Piscicelli; a Giovanni (linea primogenita) solo per la sua persona, a Giacomo per sé e la sua discendenza (linea secondogenita)
Le ricerche si fermano qui. Forse il Giuseppe dell’ etichetta di "Calitto" è morto nel 1882 e la villa con la casa vinicola fu portata avanti dai successori per i quali dobbiamo fare ulteriori ricerche.

La nuova vita
E’ l’ ultimo giorno della mostra "la tavolozza di Bacco" allestita dall’ intraprendente animatrice culturale, Ylenia Pilato, lei stessa giovane artista, allestita in quello che doveva essere un tempo il "piano nobile" della Villa Piromallo. Vado con mia moglie non solo per vedere la Villa ma per riaffermare stima per Ylenia per la sua passione di diffonde l’ "arte nuova" di una nuova generazione di artisti d’ Ischia del secolo XXI quasi per far sapere a tutti che sulla scia dei grandi artisti del XX secolo sta nascendo una nuova generazione di artisti, che non si è essiccato il filone artistico e culturale "endogeno" quello di Luigi de Angelis, di Mascolo,Funiciello, Bolivar, Peperone, Colucci ed altri.

Questo filone si rinnova. Come si rinnova la socialità e l’ economia dell’ isola d’ Ischia. Come si rinnovano le tradizioni. Ritorna in maniera prepotente un interesse non solo culturale o di colore locale per l’ agricoltura imperniata sulla viticoltura. E’ in questo "Casale di Panza" che le nuove vie dell’ economia agraria tracciano l’ avvenire. La pro loco Panza ha organizzato anche quest’anno la manifestazione "Andar per cantine" alla quale hanno attivamente partecipato vecchie e nuove aziende agricole in unione con attività alberghiere e termali e così dando dimostrazione concreta di completezza dell’ offerta turistica. La mostra artistica "la tavolozza di Bacco" ha voluto manifestare la vitalità artistica ed il luogo scelto – la Villa Piromallo – è il segno di un segmento nuovo ed antico del nostro turismo completo per tutte le età e tutte le stagioni. La Villa con la tenuta di circa 5 ettari è stata acquistata dalla Casa Vinicola D’ Ambra Vini, fondata nel 1888, protagonista con i fratelli Mario, Michele e Salvatore della valorizzazione del vino d’ Ischia con i DOC "Ischia Bianco", "Ischia Rosso", "Biancolella" e "Forastera" e "Pere ‘e palummo". La Casa d’ Ambra continua con Andrea e le sue figlie Sara e Marina.

Ylenia e Marina ci accolgono alla Villa. E’ Marina mi dice che "il Calitto ritornerà prossimamente" e che la "Villa vuole essere aperta alla cultura ed all’ arte, ai meeting ed ai congressi". Mi appare chiaro il potenziamento della dotazione "infrastrutturale" per il "turismo culturale" – dal Borgo di Celsa a Villa Arbusto; da La Mortella alla Villa Piromallo" con una straordinaria passione per l’ "arte nuova" delle nuove generazioni. Antico e nuovo si fondono in questo posto, simbolo di una nuova stagione che è già cominciata.

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