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I Discorsi di De Martino

Storia
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De Martino, Francesco. - Giurista e uomo politico italiano (Napoli 1907 - ivi2002); prof. univ. dal 1942, insegnò storia del diritto romano a Napoli. Dopo aver aderito al Partito d'Azione (1943), si iscrisse nel 1945 al Partito socialista. Deputato del PSI dal 1948, ne fu segretario dal dic. 1963 al dic. 1968 e dal luglio 1969 all'apr.1970. Vicepresidente del Consiglio nel 1º e 3º gabinetto Rumor (dic. 1968 - luglio1969, marzo - luglio 1970) e nel gabinetto Colombo (agosto 1970 - genn. 1972), fu nuovamente segretario del PSI dal dic. 1972 all'agosto 1976. Senatore (1983-87), venne nominato senatore a vita nel 1991. Socio naz. dei Lincei dal 1988. Tra le sue opere: Lo stato di Augusto (1936); Studi sulle garanzie personali. Intorno alla storia della sponsio (1938); Le garanzie personali dell'obbligazione (1940); Storia della costituzione romana (5 voll., 1951-75); Storia economica di Roma antica (2voll., 1979-80).


L’estate è tempo di letture. Ho molti libri in biblioteca che non ho letto. Li ho comprati e li ho messi lì in attesa di avere il tempo sufficiente per leggerli con attenzione. Uno di questi è un volume doppio uscito oltre trent’anni fa, nel febbraio 1983, dell’editore Guida. E’ la racconta degli scritti politici di Francesco De Martino, uno dei più importanti leader socialisti del secondo dopoguerra. Il primo volume curato da Antonio Alosco e Carmine Cimmino contiene gli scritti dal 1943 al 1963, il secondo curato da Federico D’ Ippolito e Erminia Romano contiene quelli dal 1964 al 1980.
In questi nostri tempi dove il dibattito politico nazionale è ridotto a spettacolo da trivio nel quale un vice presidente del Senato offende in maniera rozza  un Ministro della Repubblica in carica  che dà lustro all’ Italia fosse   per il solo fatto di dare all’ Europa ed al Mondo l’ immagine di una Italia civile e multietnica ; in cui  i due maggiori partiti – il PD ed il PDL – non hanno una identità ideologica nella loro” ragione sociale” e sono il primo, una costellazione di correnti o di lobby o oligarchie ed il secondo un partito personale o aziendale di un padre-padrone; in cui un Movimento indistinto e qualunquista diretto da un ex-comico e da un informatico  senza alcuna ideologia o identità politica riscuote il 25% dell’ elettorato e si rifiuta di assumere responsabilità di Governo come gli impone il successo elettorale in una democrazia repubblicana dove sono necessari ed insostituibili i governi di coalizione; in cui, insomma, il dibattito politico è squallido a livello nazionale mentre è addirittura assente a livello locale perché nel caso dell’ isola d’ Ischia abbiamo sei Comuni retti da sei sindaci eletti con liste civiche senza alcuna qualificazione politica o partitica e quindi non c’è il gusto del Progetto che è la base della partecipazione Politica, leggere gli scritti di Francesco De Martino, i suoi discorsi alla Camera, alla Direzione, al Comitato Centrale, ai Congressi del Partito Socialista Italiano, i suoi articoli su  l’ “Avanti!”, mi ha riempito di nostalgia e di ammirazione verso una intera generazione di politici – quelli che nacquero  con la Liberazione e durarono proprio fino al 1980, anno che segna veramente la fine della prima Repubblica poiché il PSI cessò di essere un partito di sinistra non nel 1992, anno del suo scioglimento per  fallimento finanziario prima che politico, ma nel 1984 con il Congresso di Palermo in cui divenne un partito di “ nani e ballerine” come lo definì un suo dirigente ed ex-ministro, Rino Formica.
Nel PSI ho militato per 18 anni. Dal 1965 al 1983 con grande passione e con una identità di “ liberale e socialista”, laico ed anticlericale, marxiano e non marxista, non anti-comunista ma “ acomunista”. Insomma una partecipazione sofferta in una Casa politica inquieta, perennemente in bilico tra una Alternativa di Sinistra con il forte Partito Comunista ed una Alleanza con la DC difficile a livello nazionale ed impraticabile a livello locale.
Leggere gli scritti di De Martino – forse la personalità più complessa del socialismo italiano per il suo essere  teorico e pratico e per la sua provenienza dal Partito d’ Azione e cioè da un piccolo partito di intellettuali che aveva un’ ala “ liberale” rappresentata da Ugo La Malga e Leo Valiani ed un’ala “ socialista” della quale facevano parte  De Martino e Lombardi che confluirono nel PSI allo scioglimento del PdA mentre La Malfa e Valiani confluirono nel Partito Repubblicano – è stato per me entusiasmante perché vi ho trovato una straordinaria spinta ideale per una società più giusta e più umana che solo un “ socialismo nella Democrazia” poteva realizzare.
Vi ho trovato lo sforzo di mettere in moto un Riformismo possibile con la politica di Programmazione Economica e di valorizzazione delle Autonomie Locali e quindi la grande battaglia per l’ attuazione delle Regioni a statuto ordinario; lo sforzo di avvicinare il PCI al Riformismo Possibile e di allontanarlo dalla dipendenza ideologica, oltre che finanziaria, dall’ Unione Sovietica; lo sforzo di collaborare con la DC e con suo universo di correnti che esprimevano il partito interclassista per antonomasia che sotto il manto protettore della Chiesa, madre di tutti, comprendeva la destra e la sinistra della “ dottrina sociale”.
Gli scritti di De Martino letti oggi sembrano  lontani anni luce. Il livello culturale di questi scritti è altissimo come di altissimo livello sono gli interventi in Parlamento ed al Comitato Centrale.
Il discorso alla Camera sul voto di fiducia al primo governo di centro-sinistra del 16 dicembre 1963 di Francesco De Martino nella sua qualità di segretario del PSI  con le interruzioni del comunista Pajetta  e del liberale Badini Confalonieri che nel primo volume occupa 18 pagine è di una eccezionale valenza culturale prima ancora che politica. Da questo discorso emerge il ruolo difficile che si era assegnato il PSI costituito da quella classe dirigente : attuare la Costituzione con appena il 10% dell’ elettorato, tallonato a sinistra dal  forte PCI che non dava una mano ai “ compagni socialisti” considerati di “ destra” per attuare un programma riformatore e tallonato a centro  dalla DC e dai suoi tradizionali alleati il PSDI di Saragat ed il PRI di La Malfa mentre il PLI di Malagodi, escluso dal Governo, lanciava anatemi contro la politica di Programmazione.
De Martino fu “ azionista” per tutta la vita. Si allontanò definitivamente dal PSI di Craxi, non partecipò alla trasformazione genetica dei socialisti, fu eletto senatore con la “ desistenza” del PCI e non fu rieletto e fu nominato dal Presidente della Repubblica, Francesco Cossiga, senatore a vita nel 1991 e finì senatore iscritto al gruppo dei Democratici di Sinistra ex-PCI.
Una sinistra nuova – necessaria in Italia – dovrebbe considerare Francesco De Martino un Padre Nobile, riscoprire quella tensione ideale,riprendere un percorso di riforme strutturali bruscamente interrotto, fare tesoro degli errori commessi ed infine ridare orgoglio e dignità al termine “ socialista” .