Una storia dell'urbanistica napoletana di Giuseppe Mazzella direttore de Il continente/ si è tenuta nei giorni scorsi a Napoli, nel prestigioso salone degli specchi dell'Istituto italiano degli studi filosofici,
una manifestazione di ricordo a 25 anni dalla morte dell'arch. Antonio Iannello (1930-1998) che fu un coraggioso e tenace funzionario del ministero dei beni culturali per l'attuazione della pianificazione territoriale vista nella sua completezza di necessità di incremento edilizio per lo sviluppo economico e di altrettanta necessità di difesa del patrimonio monumentale e culturale poiché senza questo non si poteva dare uno sviluppo civile soprattutto ad una metropoli come Napoli per la sua ricchissima storia.
Il ricordo di Iannello è stato giustamente annunciato sulla stampa cittadina da colleghi ed amici fra i quali l'arch. De Lucia.
Iannello andò a ripescare il piano regolatore generale di Napoli del 1939 che era stato dimenticato per oltre 20 anni durante le amministrazioni del comandante Achille Lauro e nella predisposizione del nuovo piano regolare nel 1970 da parte delle nuove amministrazioni comunali dell'allora centro-sinistra con la diretta partecipazione del psi e del pri dette un contributo enorme affinché la città di Napoli avesse uno sviluppo equilibrato ed una rigorosa difesa del suo patrimonio storico e monumentale.
Ricordo che negli anni '70 quando era vice sindaco il prof. Silvano labriola, socialista, ascriveva a suo merito l' approvazione di un nuovo piano regolatore dopo oltre 30 anni dal primo, completamente stravolto ed inapplicato.
Mi rammarico di non aver potuto partecipare a questa giornata di studi anche per far riportare alla luce il protagonismo di Iannello nella approvazione del piano paesistico o urbanistico territoriale (puc) dell'isola d'ischia avvenuto nel 1994 per decreto monocratico e sostitutivo della inadempienza della Regione Campania dopo oltre 10 anni dalla legge galasso del ministro ai beni culturali, Antonio Paolucci, tecnico del governo tecnico del presidente Lamberto Dini.
İl caso è esemplare perché qui ad Ischia dopo due catastrofi naturali dai danni umani incalcolabili ci troviamo allo stesso punto di 30 anni fa senza un piano regolatore generale che è lo strumento attuativo della cosiddetta "tutela attiva" del territorio (l'eufemismo degli urbanisti per dire dove è consentita la fabbricazione) mentre il puc è solo "tutela passiva" cioè il divieto assoluto di modifica del territorio.
Questa vicenda mi conferma la mia convinzione che per la "ricostruzione" sarebbe stato necessario ripartire dai vecchi piani regolatori di Casamicciola e Lacco Ameno - anche rileggendo le memorie del sindaco Vincenzo Mennella (1923-1995) - per avviare una ricostruzione a tappe o a zone a mitigazione sismica accertata con varianti zonali (per esempio: una variante solo per la Marina di Casamicciola, via Pio Monte della Misericordia, Piazza Bagni, corso Garibaldi, via Principessa Margherita) affinché almeno qui come "nuovo centro storico" la ricostruzione fosse "unitaria ed omogenea" (come propaganda la leggina del disastro Genova) in 5 anni.
Poi una seconda ed una terza tappa ma con un "disegno indicativo di nuovo paese" da discutere, deliberare e realizzare in 10 anni. La vita di Antonio Iannello dimostra come è difficile essere realisti in Italia. Si finisce per passare alla storia come sognatori.