Ischia News ed Eventi - Riservisti per la III Repubblica: da Strasburgo a Casamicciola

Riservisti per la III Repubblica: da Strasburgo a Casamicciola

Geoge Pompidou

Storia
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Sono convinto che noi italiani ci portiamo addosso un eterno “complesso di inferiorità” nei confronti dei francesi. Sono nostri “cugini” nella lingua, negli usi, nei costumi e nelle debolezze. Con loro competiamo su tutto in questo rapporto di amore-odio e ci piace vincere la competizione. Forse il momento più esaltante della competizione tra italiani e francesi si raggiunse in “terra neutra” a Berlino domenica 6 luglio 2006 nella finale del campionato mondiale di calcio e nello stadio costruito da Hitler tra Italia e Francia. Emersero le differenze tra le due squadre. La squadra francese presentava 17 giocatori di origine straniera provenienti da quello che un tempo era l’Impero mentre in quella italiana c’era un sol “oriundo”, il centrocampista Camoranesi, argentino di origine italiana. I giornalisti dei più grandi giornali del mondo sottolinearono le affinità culturali: lo stesso ceppo linguistico, la bandiera nazionale con due colori in comune e solo uno – l’azzurro per la Francia ed il verde per l’Italia – a rimarcare la differenza; l’origine “italiana” di Napoleone Bonaparte che essendo corso era pur sempre un italiano; la dominazione francese nel Regno di Napoli dal 1806 al 1815 che fu particolarmente innovativa dal punto di vista istituzionale con la divisione in Comuni (nell’isola d’Ischia ne furono istituiti sette) e l’istituzione della “Deputazione Provinciale”. Non mancò la sottolineatura della “difesa della lingua” parlata da 175 milioni di persone in tutto il mondo che i francesi praticano con “ossessione” perché il “gol” si chiama “but” ed il “computer” si chiama “ordinateur”. Un acuto osservatore come Marc Lazar su “La Repubblica” scrisse che “Italia e Francia sono in piena deriva, tormentati dal presente, preoccupati per il futuro, schiacciati dal loro passato”.

Il calcio di rigore del terzino Grosso mise fine alla “grandeur” della Francia e mise sul podio la “grandezza” dell’Italia. Ci sentimmo tutti orgogliosi di quella vittoria e riscoprimmo il nostro inno nazionale che non è bello come “La Marseillese”, l’inno nazionale francese che è consacrato nella Costituzione, ma è scritto da un giovane martire per il nostro Risorgimento nazionale. Un tifoso napoletano espose perfino un cartellone: ed adesso ridateci la Gioconda.

Soltanto un mese prima l’Italia aveva respinto con referendum la riforma costituzionale proposta da Berlusconi con il 61% dell’elettorato ed ancora una volta ricominciava lo stancante dibattito sulle “Riforme Istituzionali perché la nostra Costituzione è modellata su quella della IV Repubblica francese del 1946 che durò appena 12 anni fino al 1958 quando il generale Charles de Gaulle, l’eroe nazionale della Liberazione, fu richiamato al potere ed il primo cambiamento che effettuò fu il cambio di Repubblica che da parlamentare divenne “semipresidenziale” in maniera unica al mondo. I francesi hanno avuto cinque Repubbliche dalla rivoluzione del 1789 e per ogni Repubblica si sono dati una differente Costituzione con un “preambolo” tuttavia che resta uguale incentrato sulla difesa e l’estensione della “Libertà”, della “Fraternità” e sull’“Uguaglianza”.

Dopo “tangentopoli” nel 1992 noi in Italia parliamo di “Seconda Repubblica” perché sono cambiati i partiti, le leggi elettorali, qualche parte della Costituzione del 1948, ma non è nata una “nuova Costituzione” che cambiasse il modello di Repubblica o la rendesse più efficiente con l’abolizione del Senato e delle Province o con l’elezione diretta del Capo dello Stato al quale affidare maggiori poteri esecutivi. Viviamo da vent’anni questa interminabile transizione e stiamo indebolendo la fiducia dei cittadini nello Stato che secondo un recente studio di Ilvo Diamanti ottiene oggi appena il 17% della popolazione.

Questo dibattito istituzionale è avvilente e fa emergere l’estrema povertà della classe politica a tutti i livelli. C’è quasi una rassegnazione degli italiani di fronte a questo scenario di un sistema istituzionale incapace di riformarsi mentre è la Corte Costituzionale che deve “legiferare” in materia di legge elettorale dichiarando la incostituzionalità del “Porcellum” ed la conseguente introduzione de facto e forse de jure del sistema proporzionale con il quale è vissuta la Prima Repubblica dal 1946 al 1992.

Credo che sia tempo di passare alla Terza Repubblica con modifiche sostanziali del modello di Repubblica. Non più “iperparlamentare” con due Camere con gli stessi poteri, una serie di enti inutili come il CNEL, tre livelli di potere locale, come l’abbiamo attualmente che ha causato cattive leggi e sprechi fino a far diventare una “Casta” come hanno scritto e documentato i giornalisti del “Corriere della Sera”, Stella e Rizzo, tutte le classi politiche dal Parlamento al più piccolo dei Comuni. Ma una Repubblica con una sola Camera e con un Presidente eletto dal popolo e con poteri più ampi di quelli dell’attuale Capo dello Stato che con Giorgio Napolitano sta esercitando le funzioni del semipresidenzialismo alla francese. Napolitano – al suo secondo mandato – sta esercitando un ruolo di supplenza per una democrazia bloccata dove non c’è una chiara maggioranza parlamentare omogenea come deve avvenire in tutte le democrazie occidentali soprattutto come avviene in tutti gli altri Paesi dell’Unione Europea di cui facciamo parte.

Si voterà a maggio per l’elezione del Parlamento Europeo e forse si voterà anche per le amministrative dei Comuni dove sono caduti i sindaci ed i consigli comunali.

Nell’isola d’Ischia si voterà a Casamicciola, l’area industriale in crisi dell’isola d’Ischia ma anche il Comune con una drammatica crisi politica e di partecipazione civile che si va tragicamente impoverendo.

Quando de Gaulle congedò Pompidou da presidente del Consiglio sul finire del 1968 dopo una collaborazione durata oltre 10 anni si racconta che il congedo fu brevissimo: “Voi non siete più primo ministro. Ritenetevi in riserva per la Repubblica”.

Credo che in Italia abbiamo bisogno di richiamare alla politica molti “riservisti” della Prima Repubblica perché il “giovanilismo” a tutti i costi non ha prodotto effetti positivi.

La Seconda Repubblica è un disastro e dobbiamo passare alla Terza anche con persone e personalità che hanno avuto responsabilità nella Prima perché se hanno fatto errori hanno pagato ed hanno comunque più preparazione e senso dello Stato dell’attuale classe dirigente.

Può accadere da Strasburgo a Casamicciola e credo che siano elezioni decisive per il grande obiettivo degli Stati Uniti d’Europa che sognava Altiero Spinelli e per il Rinascimento di Casamicciola.