Ischia News ed Eventi - Noi credevamo

Noi credevamo

Storia
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Ai soci ed gli amici del Centro di Studi su l'Isola d'Ischia.  Il nostro sodalizio offre un altro contributo al dibattito sul 150° dell'unità d'Italia. Dopo la conferenza dei Neoborbonici presentiamo un incontro teso ad indagare sui moti preunitari e sulla delusione postunitaria.

"NOI CREDEVAMO" sarà un colloquio con l'editore GIUSEPPE GALZERANO sul film di Mario Martone «Noi credevamo» e sulla Rivolta del Cilento del 1828.

L'appuntamento è per Sabato 12 Marzo 2011 - ore 18,00 Biblioteca Antoniana – Ischia, introduce ANNA FERMO.

Inoltre si informa che giovedì 10 marzo si terrà, alle ore 18.00, presso la Biblioteca Antoniana, la prima conferenza del ciclo a cura del prof. Gianni Balestrieri: Tra comunismo e fascismo. Intellettuali e politica nell'Italia del primo dopoguerra.

Gli Incontri in Biblioteca proseguiranno mercoledì 16 marzo, ore 18.00, con il secondo appuntamento del ciclo a cura del prof. Gianfranco Marelli: il rapporto storico tra verità e certezza. Breve viaggio turistico sulle orme di Kant, Hegel e Marx.

In sintesi riportiamo alcuni passi dell'articolo di Michele Fumagallo su il manifesto del 06/10/2010.

«Volevano la Costituzione francese, ottennero la repressione e le loro teste furono esposte davanti alle case dei parenti. La rivolta cilentana del 1828 è fondamentale per capire il Risorgimento al sud. E per combattere la nostalgia dei Borboni». A colloquio con l'editore Giuseppe Galzerano, ispiratore del film «Noi credevamo» di Mario Martone. Il racconto di una terra poco conosciuta

Grande emozione ha suscitato il film nelle sue tre ore e venti di proiezione, con un pubblico foltissimo e attento. Tra i più entusiasti della serata vi è Giuseppe Galzerano, editore cilentano di Casalvelino Scalo. Giuseppe è un figlio del tutto particolare di questa terra, a cui ha dedicato studi e ricerche in ambito di storia e memoria popolare. Soprattutto studi di scavo nella realtà rivoluzionaria di un territorio tra i più interessanti nella storia del nostro paese. Il film ha, del resto, preso molti spunti da un testo pubblicato da Galzerano nel 1998, le "Memorie di Antonio Galotti" che riportano in auge la storia dimenticata della rivolta del Cilento del 1828. Galzerano ha anche avuto una piccola parte nel film, nel ruolo di Galotti. La nostra discussione parte proprio dal senso che può avere una storia ricca di testimonianze rivoluzionarie preunitarie, in un periodo in cui si festeggiano in malo modo i 150 anni dell'Unità d'Italia, in un territorio cerniera tra la Napoli del Regno borbonico e il resto del Sud.

La rivolta del 1828 ebbe ripercussioni enormi in Francia, ma anche la vicenda Capozzoli richiamò attenzioni oltralpe, a dimostrazione che la storia del Cilento e delle sue rivolte non fu mai possibile rinchiuderla in ambito locale.

Certamente, è uno degli aspetti della nostra storia. Tanto per stare ai documenti, c'è quello straordinario del giornalista francese Charles Didier che viene mandato nel Cilento da Mazzini (lo presenta agli amici come «un nostro compagno di lotta») a interessarsi dei fratelli Capozzoli. Didier scende in Cilento ma viene arrestato a Vallo della Lucania e non riesce quindi ad incontrare i Capozzoli. Nel 1931 pubblica in Francia un saggio sulle rivolte cilentane sulla Revue des deux mondes. Riscrive poi un altro saggio sul Cilento in un libro dell'anno dopo. E si tratta davvero di un reportage molto bello. Scrive, tra l'altro sui martiri decapitati e sulla loro macabra esposizione: «Vallo della Lucania ha parecchi di questi terrificanti trofei. Ve ne sono in tutti i paesi e persino sul poetico promontorio di Palinuro. Ho visto la testa di un vecchio i cui capelli bianchi macchiati di sangue sventolavano dall'alto del palo su cui era piantata davanti alla sua abitazione».

Le lotte sono state eroiche e sacrosanti ma l'unità d'Italia ha seguito già da subito strade spesso opposte a quelle di tanti martiri del Risorgimento. Perché?

Anche qui la risposta sarebbe lunghissima, e del resto va detto che la storia non si fa con i se. Pensa a cosa sarebbe accaduto se Pisacane fosse sfuggito all'eccidio. Probabilmente tutta la storia sarebbe stata diversa. Pisacane viene per proclamare la Repubblica del Sud (parla di Repubblica socialista) non la cessione del Sud ai Savoia. E lo stesso Garibaldi, che cede il sud al nuovo regno, mi potrebbe pure stare bene, se avesse posto condizioni. Io sono assolutamente contro i Borboni senza se e senza ma e per l'Unità d'Italia. Ma altrettanto sono critico con la monarchia dei Savoia, che è stata ingrata con gli stessi uomini che l'avevano aiutata.

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