Il documentario, vincitore dell'Oscar 2010, racconta la triste vicenda di migliaia di delfini.
Non manca nulla in The Cove. C'è l'azione e c'è la politica, c'è lo spionaggio e la corruzione e poi ci sono loro, i protagonisti ignari di questo film, i delfini. Un documentario di denuncia, moderno, schietto, che mette a nudo i limiti della nostra specie, che ancora oggi fatica a comprendere la grandiosità di questi mammiferi e che troppo spesso si nasconde dietro le tradizioni.
Ric O'Berry, divenuto un famoso addestratore di delfini con la serie degli anni sessanta Flipper, ha lavorato per dieci anni nell'industria dell'intrattenimento, mentre ha passato gli ultimi trent'anni a combatterla. Per questo ha voluto fortemente questo progetto, mettendo in piedi una vera e propria squadra, dai tecnici degli effetti speciali e ricercatori marini, ai campioni mondiali di apnea e surfisti, con un solo scopo: far conoscere al mondo cosa accade nella baia di Taji in Giappone e far smettere tutto questo.
Il documentario 'rubato' che testimonia la sorte di oltre 25.000 cetacei tra delfini, stenelle e globicefali, è straordinario quanto crudo. Proprio nell'anno internazionale della biodiversità vorremo festeggiare la conclusione di queste pratiche incivili ed inaccettabili. Balene e delfini appartengono al mare e il compito di tutti noi è garantirgli la libertà. Pensate come sarebbe triste non vedere neanche più un delfino anche sulla nostra isola?
E' un documentario da vedere e rivedere. Oltre a portare consapevolezza rispetto a una tematica poco affrontata prima, è un film costruito con una tensione drammatica e una suspense degni dei migliori film di finzione. E' un esempio eccellente di come si possa raccontare una storia e fare cinema a partire dalla realtà, da quel che c'è già a disposizione intorno a noi, senza bisogno di inventare niente.