Mercoledì 13 maggio alle ore 19 nella sala del teatro polifunzionale di Ischia si presenta il nuovo volume del giornalista, dal titolo «Mille orti in mezzo al mare». Performance con gli attori Leonardo Bilardi, Enzo Boffelli, Milena Cassano e Giuseppe Iacono.
ISCHIA - L’isola d’Ischia, la più importante località di villeggiatura del Mezzogiorno d’Italia, famosa nel mondo per le terme, il vino e i suoi paesaggi collinari e marini, sta diventando un laboratorio per il rilancio dell’agricoltura di prossimità.
Dopo gli anni del boom turistico e del relativo abbandono delle campagne, si assiste alla riconquista di terra coltivata per vigneti di qualità e, soprattutto, per orti e giardini rigogliosi. Un fenomeno che riscopre la magia di un suolo vulcanico e fertile, in una corona di microclimi unici. Spuntano le storie di uomini e donne che, con passione e applicazione dell’etica della sostenibilità, sono i testimoni della riscoperta di valori millenari. I protagonisti abitano “in mezzo al mare”, in un territorio disegnato da cinquemila chilometri di muri a secco. Sono questi i fatti che il libro svela, in un contesto di contemporaneità suggestiva, tra curiosi paradossi e formidabili sfide agroalimentari.
Sono alcuni dei temi, da leggere anche in chiave Expo 2015, del nuovo lavoro di Ciro Cenatiempo intitolato «Mille orti in mezzo al mare» (ad est dell’equatore, 138 pagg; euro 15), che sarà presentato mercoledì 13 maggio alle ore 19 nella sala del teatro polifunzionale di Ischia, con una performance cui prendono parte gli attori Leonardo Bilardi, Enzo Boffelli, Milena Cassano e Giuseppe Iacono, realizzata in collaborazione con l’associazione Amici del Teatro Ischia e il Collettivo artisti uniti Il Carro.
Scrive Cenatiempo: «La terra è un sacramento. Un vizio capitale. Una metafora sulla quale camminiamo. La terra coltivata è la scorza morbida del globo, inteso come Terra. L’illusione tragica, bruciata. Il sorriso ri-vegetativo. È l’orto che nasce e fa rinascere. Di fronte a me ho le icone, non sbiadite, di latifondisti e mezzadri, fittavoli e coloni baffuti, mini-proprietari e braccianti. Una varia umanità di coltivatori diretti, migranti in andata e ritorno; calli e bolle. Picconatori dai nervi d’acciaio; innestatori; nani scavatori di grottelle di lapillo e trincee per le viti. Falangi di tagliatori, di pali di castagno… tutti insieme per il cibo».
Ciro Cenatiempo(Ischia, 1959), giornalista e scrittore, scrive per il Mattino dal 1979 e lavora nella comunicazione istituzionale. Già autore di reportage per il Gambero Rosso, collabora con le guide de l’Espresso”. Ha pubblicato, per Imagaenaria (2003, 2006), due libri che trattano di cibo e identità locale dal punto di vista antropologico. Inoltre ha curato numerosi progetti e pubblicazioni sul Turismo e i Beni Culturali; argomenti, tra gli altri, che costituiscono i settori d’interesse di un’intensa attività professionale e di ricerca per la quale ha ricevuto, negli anni, diversi premi e riconoscimenti. Per la casa editrice Ad est dell’equatore ha anche pubblicato «Esercizi di scomposizione della risacca e altre marine» (2014).