Ischia News ed Eventi - Credito alle imprese: Banche e Comuni per la ripresa

Credito alle imprese: Banche e Comuni per la ripresa

Economia
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“Napoli è una città sempre più dipendente economicamente e politicamente”. Così inizia una analisi di Mariano D’Antonio apparsa nei giorni scorsi sulle pagine regionali de “La Repubblica”.

Sono stato allievo di Mariano D’Antonio, professore di economia politica nelle università di Napoli e Roma e uno dei più concreti meridionalisti viventi e ottimo pubblicista, alla facoltà di economia e commercio di Napoli negli anni ‘70 e da allora ho sempre seguito le sue analisi ed il suo percorso politico che lo ha visto assessore al Comune di Napoli ed alla Regione Campania in epoche diverse e con casacche politiche diverse ma sempre fermo nelle sue convinzioni keynesiane cioè per l’intervento pubblico in economia e per una economia programmata.

D’Antonio nel suo ultimo intervento sottolinea che “nell’economia napoletana ci sono segni visibili di dipendenza da centri di decisione esterni”. Il caso emblematico è quello del Banco di Napoli.

“Una volta avevamo la maggiore banca meridionale col quartiere generale a Napoli. Quella che una volta era la maggiore banca meridionale col quartiere generale a Napoli ha cessato di esistere venti anni fa come entità autonoma e adesso, essendo priva di un autentico radicamento nel territorio meridionale, è un’appendice passiva di una banca del Nord che ne detta gli indirizzi di gestione e ne nomina i dirigenti. La borghesia napoletana a sua volta vivacchia, priva com’è di personalità capaci di mobilitare le energie imprenditoriali in progetti audaci, di dare un segno e una strategia di marcia ai piccoli imprenditori che pure s’impegnano battagliando contro gli ostacoli locali (le grandi banche che centellinano il credito, un ‘economia sommersa che muove concorrenza sleale alle imprese regolari, una pubblica amministrazione vorace di sovrattasse locali sugli affari e neghittosa perché tira a campare). Il ceto politico dal canto suo si trastulla … nella rendita di posizione con smisurati compensi delle cariche elettive… i politici napoletani non conoscono la parola austerità” scrive D’Antonio che cita Edoardo Scarfoglio sempre attuale: “Napoli è una città coloniale priva del quartiere europeo”.

Sono affermazioni che mi hanno profondamente colpito perché l’analisi economica e politica della realtà napoletana è una obiettiva fotografia sulla quale c’è poco da aggiungere.

Ma se Napoli – la città di Napoli che è la capitale del Mezzogiorno – si trova in queste condizioni come si trova tutta la sua provincia con 91 Comuni che hanno oltre i due terzi della popolazione dell’intera Campania?

Più o meno la stessa situazione forse ancora più aggravata in certe realtà dell’hinterland.

Nella nostra isola d’Ischia che – non è mai abbastanza ricordarlo – è la prima località turistica della Campania dove è concentrato almeno il 30% dell’intera ricettività alberghiera ed extra-alberghiera della provincia di Napoli si avverte quotidianamente questa crisi della Politica e dell’Economia.

Il nostro sistema economico di circa 3mila imprese iscritte alla Camera di Commercio, Industria, Artigianato ed Agricoltura è in gran parte costituito da “piccoli imprenditori” che avvertono la crisi economica e finanziaria italiana e subiscono la concorrenza “sleale” della media o grande impresa sia nel settore della ricettività sia nel commercio. La “politica dei bassi prezzi” di alcune medie grandi aziende alberghiere non solo è sleale nei confronti della piccola impresa ma è un segnale fortissimo di una crisi finanziaria profonda proprio della grande impresa alberghiera che solo in questo modo crede di battere la concorrenza delle altre località che offrono soggiorni in questo drammatico momento di crisi generale dell’Italia.

Credo che il caso di Ischia sia emblematico della mancanza di una grande banca con ramificazioni sul territorio che non sia una “appendice passiva di una banca del Nord” poiché la “grandi banche centellinano il credito” cioè sono diventate estremamente rigorose per le aziende meridionali mentre evidentemente hanno mani larghe per le aziende del Nord d’Italia.

Credo che in questo particolare momento finanziario il sistema bancario deve fortemente sostenere con ampie aperture di credito il sistema imprenditoriale che nel suo complesso – alberghi, ristoranti, caffè, commercio dell’abbigliamento et, etc. – registra una forte diminuzione della domanda. Questa riduzione della domanda è causata da una drammatica crisi italiana dalla quale si esce con politiche pubbliche per il lavoro che debbono essere approvate e realizzate dal Governo Centrale e dove agli enti locali – Regioni e Comuni – deve essere assegnato un ruolo attivo.

Insomma si tratta di disegnare un nuovo modello di sviluppo e questo è un compito della Politica e delle sue classi dirigenti a tutti i livelli. Nell’attesa dei tempi lunghi di una politica decadente occorre mobilitare quanto oggi disponibile almeno per mantenere i livelli occupazionali stagionali (almeno 9500 sono i lavoratori stagionali dell’isola d’Ischia) ed il ruolo delle banche è fondamentale insieme a quello sull’”efficienza, efficacia ed economicità” della pubblica amministrazione dei sei Comuni che dovrebbero praticare una politica unitaria per lo sviluppo ed il lavoro fino a costituire un organismo comprensoriale, una specie di “super assessorato allo sviluppo ed al lavoro” capace di cogliere le opportunità dei fondi europei per il 2014-2020 per creare nuove opportunità di crescita e occupazione giovanile in una economia matura che va sostenuta.

La nostra economia è necessariamente legata alle vicende politiche ed economiche di Napoli che è anche la nostra Capitale. Dal rilancio della nostra Capitale dipenderà il nostro rilancio.

Se Atene pianse Sparta non ne rise.