Quale è stata l’età dell’oro per l’isola d’Ischia? Bella domanda ma dalla difficile risposta perché non abbiamo mai avuto un “Osservatorio Economico sullo Sviluppo” per una visione completa e continua dello straordinario sviluppo economico determinato soprattutto (ma non esclusivamente) dalla scoperta e dall’innamoramento del Cavaliere del Lavoro Angelo Rizzoli (1888-1970) agli inizi degli anni ‘ 50 del ‘ 900.
Ne ho avvertito la necessità fin dall’ inizio della mia attività giornalistica nel 1970 e quando divenni presidente del Centro Studi sull’Isola d’ Ischia alla fine del 1999 feci approvare dall’ assemblea dei soci una delibera di istituzione di un “Osservatorio Economico” perché senza “conoscere” non si può “deliberare” come ammoniva Einaudi e bisogna conoscere continuamente. Non è sufficiente, nella complessità di un sistema economico moderno, il lavoro di ricerca di una sola persona. Occorre la multidisciplina e l’impegno di molti. Ergo: l’idea non ha avuto attuazione. Ci abbiamo provato con Franco Borgogna nel 2009 costituendo l’OSIS ma per fare un CENSIS o una SVIMEZ locali ci vogliono studiosi professionalizzati e soldi col sostegno della imprenditoria e delle istituzioni pubbliche e non ci sono stati in maniera organizzata né i primi né i secondi perché i secondi (i soldi) sono legati ai primi (gli studiosi remunerati).
Comunque, se è facile individuare l’inizio dello sviluppo è difficile stabilire quando ci fu la “massima espansione”. Probabilmente è databile dal 1970 al 1990, un ventennio. Risale agli inizi degli anni ‘70 uno studio su “le alternative dello sviluppo turistico nella Regione” a cura del Comitato Regionale della Programmazione Economica della Campania (gli enti costituiti in preparazione dell’istituzione delle Regioni) presieduto da Vittorio Cascetta dove quello dell’isola d’Ischia viene definito “turismo maturo”. La maturità economica si manifestava infatti con molti indici: il numero e la qualità, dei parchi termali, delle attività commerciali, dei trasporti che potevano contare addirittura sul collegamento aereo a mezzo degli elicotteri dell’ELIVIE del gruppo ALITALIA oltre che sugli aliscafi con le ali della SNAV capaci di raggiungere Napoli in 20 minuti e traghetti capaci di trasportare qualsiasi automezzo. Le grandi arterie viarie erano state completate con la sopraelevata di Ischia Porto e quella di Lacco Ameno. Casamicciola con la copertura del ruscello de “la lava” collegava la Marina a Piazza dei Bagni. Gli alberghi, le terme, i negozi, di Rizzoli cambiavano padrone ma non chiudevano così l’Hotel delle Terme della catena Jolly era aperto tutto l’anno. Il ventennio 1970-1990 fu anche del “cemento selvaggio” e del grande “sacco di Ischia” con la costruzione di almeno 50 mila vani abusivi. I grandi tour operators tedeschi – Ischia Reisen, TUI, Neckerman – assicuravano 8 mesi di stagione piena da marzo ad ottobre. Il Banco di Napoli – la più importante e più antica banca del Sud dal 1539 - aveva 8 filiali nell’ isola ed impiegava circa 50 addetti. Nell’ isola complessivamente gli sportelli bancari di diversi istituti erano 21. Si registrava la piena occupazione degli addetti al turismo, al commercio ed all’ edilizia. Il sindacato CGIL-CISL-UIL è timido ma c’è. Nell’isola ci sono 4 Istituti Superiori e c’è il boom del corso per “geometri”. Si afferma la grande distribuzione alimentare. Anche politicamente l’isola raggiunge il top con la presenza nelle istituzioni continentali: 2 consiglieri ed assessori regionali; 4 consiglieri provinciali e 3 assessori di cui due presidenti della Provincia di Napoli.
TUTTE IMPRESE “FAMILIARI”
L’imprenditoria – turismo ed indotto – è però essenzialmente “familiare” con “ditte individuali” o “ società di capitale”. Le grandi catene alberghiere sono presenti solo con il Jolly e lo Sheraton. Il “capitalismo in salsa schitana” è fondato sulla “famiglia” piccola o grande ma non nasce un “capitalismo diffuso” con le “public company” cioè con società con molti azionisti ma dirette da un manager. L’ischitano medio è un buon risparmiatore ma non investe nell’isola. Il risparmio è alla Posta e nei titoli di Stato.
GLI ANNI DELLA “RIVOLUZIONE”: internet e l’euro
Nel decennio 1990-2000 c’è una sostanziale stabilizzazione ma cominciano i segnali della decrescita. Gli effetti della rivoluzione informatica e telematica si fanno sentire. Dal 2002 con l’entrata dell’Euro c’è un grande contraccolpo con la scomparsa del marco che determina una progressiva perdita del mercato tedesco. Comincia una spietata concorrenza dei prezzi di soggiorno. La piccola impresa va in crisi. Non è più competitiva. Appare sempre più inadeguata l’organizzazione in sei Comuni che determina squilibri sociali ed economici con un “Nord ed un Sud”.
IL DEFAULT/ Calise, caso simbolico
Lo sviluppo squilibrato, disordinato, individualista e “familiare” senza pianificazione territoriale e senza programmazione economica, entra in crisi intorno al 2010 sia per la congiuntura nazionale ed internazionale sia per le “successioni” familiari di aziende significative dove il “Padre-Padrone” non ha eredi o eredi non interessati al prosieguo dell’attività. L’ azienda o chiude o cambia proprietario.
Il Bar Calise è il caso-simbolo ed emblematico di una impresa familiare nata nel 1925, 96 anni fa, cresciuta per l’impegno della seconda generazione dal fondatore e soprattutto per le intuizioni di Emiddio Calise fino ad avere tre sedi, 2 attività collegate ed occupare fino a 10 anni fa 130 persone. La più grande impresa della ristorazione di Ischia. La più famosa. Non è il solo caso. Altri spiacevoli addii anche nei Comuni di Ischia, Casamicciola, Lacco Ameno e Serrara-Fontana.
Sono casi che impongono una svolta per un “nuovo capitalismo” con “capitale diffuso”, con “capitale pubblico”, con la partecipazione al rischio di impresa delle banche e con manager moderni e con una direzione “pubblica” da parte dei Comuni o meglio dell’Unico Comune del sistema con una (almeno) “Programmazione Strategica” ovvero concertata con una “matura” imprenditoria privata e pubblica.
Un grande imprenditore, Giovanni Arvedi, ha ricordato i 145 anni del “Corriere della Sera” ed i giorni della “ristrutturazione aziendale” alla quale partecipò ed ha rimarcato “il concetto di imprenditorialità a tutti i livelli quindi chiarezza di Piano industriale, chiarezza nelle linee politiche e sindacali, progressivo ricambio manageriale, riordino delle procedure operative e amministrative per … conoscere, organizzare, pianificare, costruire, rilanciare e controllare ogni fase”.
Sono sani concetti di una sana imprenditoria che passa da una fase “artigianale” a quella “industriale con capitale diffuso”. Il nostro “nuovo capitalismo” si deve aprire al “marketing territoriale” cioè deve accogliere sani imprenditori che vengono dal Continente ma con questi principi. Deve attuare una “finanza di territorio” ed una “finanza di progetto” per le politiche infrastrutturali.
E’ un percorso obbligato in tempo di crisi generali. In Versilia nel 2020 ci sono state 7mila domande di moratorie di mutui per un miliardo e mezzo di euro. Anche da noi il sistema bancario è fondamentale. In Versilia il 20% delle imprese è a rischio chiusura. Sono necessarie politiche pubbliche di sostegno.
L’ età dell’oro per Ischia è finita. Ma l’età dell’argento è alla nostra portata.