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Il Censis compie 50 anni

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La cerimonia per l’anniversario oggi al Quirinale con il Capo dello Stato Napolitano

Roma, 26 novembre 2013 – Si è svolta questa mattina al Quirinale la cerimonia celebrativa del cinquantesimo anniversario della fondazione del Censis. Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha accolto il fondatore e presidente dell’istituto, Giuseppe De Rita.

Il Censis viene costituito come associazione per realizzare studi e ricerche sociali nel novembre del 1963 e inizia la sua attività il 1° gennaio 1964. Nel 1973 diviene una fondazione legalmente riconosciuta con Decreto del Presidente della Repubblica.

Nei suoi cinquant’anni di vita, il Censis è stato uno dei principali interpreti del Paese, riuscendo a decifrare i mutamenti sotto traccia e i processi reali dell’economia, della società, del sistema politico-istituzionale, e al tempo stesso contribuendo alla maturazione di un’autocoscienza collettiva circa le complesse dinamiche evolutive della società ‒ condizione indispensabile per rendere possibile ogni processo decisionale. Al punto che si può dire che i paradigmi interpretativi del Censis scandiscono cronologicamente l’evoluzione della società: i cinquant’anni di storia del Censis sono anche i cinquant’anni di sviluppo della società italiana.

L’interpretazione «fenomenologica», la fedeltà all’oggetto della ricerca, l’attenzione alle «lunghe derive», il primato del territorio, l’approccio intersettoriale, l’autonomia e l’indipendenza, la percezione istituzionale di cui gode, nel tempo hanno conferito al Censis successo e prestigio.

Alla notorietà e alla reputazione del Censis hanno senz’altro contribuito il linguaggio utilizzato e la forza di comunicazione. Il linguaggio immaginifico, basato su un ampio uso di metafore e di neologismi, con una grande capacità di sintesi e una forte riconoscibilità, è uno dei punti di forza dell’istituto, quasi un marchio di fabbrica. Il Censis ha di fatto fondato un proprio lessico, in grado di dare un nome al nuovo, a fenomeni che erano sotto gli occhi di tutti, ma che prima non avevano identità e misurazione.

Ciò è valso per la scoperta e la descrizione del «sommerso» negli anni ’70, per i localismi e i distretti industriali, lo sviluppo «a macchia di leopardo», la «famiglia Spa» basata sull’integrazione combinatoria dei redditi, la «cetomedizzazione» della società, la spinta alla patrimonializzazione delle famiglie, il policentrismo dei poteri e la logica poliarchica dei processi decisionali, la «società molecolare», il «neoborghigianesimo», per citarni solo alcuni, fino alla sregolazione delle pulsioni, la «mucillagine sociale» e la crisi antropologica degli ultimi anni.

Alcuni dati sui cinquant’anni di attività del Censis: 1.075 committenti (pubblici e privati, centrali e periferici), 2.416 ricerche e progetti realizzati, oltre 1.000 pubblicazioni date alle stampe, 765 numeri della rivista attiva sin dalla fondazione dell’istituto, 47 edizioni dell’annuale «Rapporto sulla situazione sociale del Paese» (l’edizione 2013 del Rapporto verrà presentata il prossimo 6 dicembre), 542 indagini campionarie realizzate solo nel periodo 2001-2012 (che hanno coinvolto complessivamente più di 490.000 soggetti), oltre 100.000 utenti registrati al sito web dell’istituto www.censis.it.

«Se guardiamo a questi cinquant’anni ‒ ha detto Giuseppe De Rita, presidente del Censis ‒ possiamo dire che non solo siamo vissuti e sopravvissuti, non solo abbiamo avuto un certo successo professionale, non solo il brand Censis si è affermato e consolidato nel tempo, ma possiamo anche dire che, pur essendo soggetti privati operanti sul mercato, noi abbiamo maturato ed espresso una grande ambizione a essere istituzione, a lavorare come istituzione, a coltivare contenuti di valore istituzionale».