Ischia News ed Eventi - Il Rinascimento Napoletano ed il marketing territoriale della "terra del mito

Il Rinascimento Napoletano ed il marketing territoriale della "terra del mito

Economia
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Checché se ne dica, il "rinascimento napoletano" c’è stato, ed è iniziato nel 1993 con l’elezione a sindaco di Napoli di Antonio Bassolino.

Antonio Bassolino fu il primo sindaco eletto direttamente dal popolo, grazie alla "leggina" di riforma degli enti locali, sulla quale si fondavano molte speranze di rinnovamento e di moralizzazione della vita pubblica, dopo il ciclone di Tangentopoli che aveva spazzato via tutti i partiti di governo della Prima Repubblica, con tutta la sua classe dirigente nazionale e locale.

Non si smetterà mai di discutere degli anni ’90, di Tangentopoli e della distruzione della partitocrazia. Certamente molti giusti pagarono per i peccatori.

Ma per Napoli, la città-capitale del Mezzogiorno, il 1993 – con la svolta di Bassolino al Comune – segnò l’inizio di un Rinascimento: una voglia collettiva di ripresa economica e sociale, in un contesto in cui la città aveva perso non solo l’intervento straordinario per il Mezzogiorno, ma anche il Banco di Napoli, la più antica istituzione bancaria, nata nel 1539.

Napoli era in ginocchio. Un inferno quotidiano di manifestazioni di disoccupati, lavoratori, imprenditori. Una città senza turismo e senza futuro, per la quale nessuno – io per primo, che ci lavoravo da circa vent’anni e prima ancora avevo frequentato l’università – avrebbe scommesso una lira sulla ripresa socioeconomica.

Il sindaco Bassolino e la sua giunta seppero esprimere e trasmettere una voglia di ripresa collettiva.

Nel 1995, questa svolta si avvertì anche alla Provincia di Napoli, la seconda grande istituzione della capitale, con l’elezione diretta del presidente, il prof. Amato Lamberti, sociologo, già assessore di Bassolino, eletto come indipendente nei Verdi e a capo del centrosinistra.

Bassolino e Lamberti agivano insieme per il rilancio, modernizzando gli apparati dei due grandi enti locali, con una svolta basata su competenze e onestà pubblica. Con Comune e Provincia, anche il sistema socioeconomico partecipò al rilancio. Gli imprenditori del commercio e dell’industria capirono che avevamo toccato il fondo. Bisognava darsi una mossa collettiva per rilanciare Napoli e il Mezzogiorno.

Ho vissuto quegli anni all’ufficio stampa della Provincia. Sono stato per sette anni il responsabile dell’ufficio stampa di Amato Lamberti. Ho avuto con lui un rapporto cordiale, mai confidenziale. Ho partecipato a decine, forse centinaia, di iniziative per il rilancio dell’area metropolitana e della programmazione economica.

Fra tutte, ricordo le iniziative per la "programmazione negoziata" con i "patti territoriali" dal 1997 al 2000. I convegni al Banco di Napoli, nella maestosa sala delle assemblee in via Toledo. Gli incontri con i Comuni e anche l’iniziativa del patto territoriale dell’isola d’Ischia, di cui mi feci promotore insieme al presidente Lamberti e al capo dell’ufficio studi del Banco di Napoli, dott. Francesco Saverio Coppola.

Mai, in vita mia, ho avuto tanta considerazione e stima da uomini di cultura e impegno civile come in quelle occasioni, per le osservazioni che proponevo alla classe dirigente.

Anche sul piano locale, a Ischia, arrivammo a costituire una “società di sviluppo” con 22 milioni di lire, affinché si potesse arrivare – con il Comune di Casamicciola, che era già allora l’area industriale in crisi – a una società di trasformazione urbana con capitale pubblico e privato.

Riuscii ad ottenere l’impegno del Banco di Napoli e del Monte dei Paschi di Siena a partecipare al capitale di rischio, cioè non prestiti, ma denaro da versare nel capitale sociale, da aumentare almeno a 100 milioni di lire per investimenti produttivi, soprattutto nel Pio Monte della Misericordia e in altre 11 attività termali dismesse, da espropriare ai sensi dell’art. 120 del Testo Unico degli Enti Locali.

Conservo ancora tutta la documentazione del convegno del 20 dicembre 1997 al Capricho de Calise, anche fotografica, e la mia relazione di base. Fra non molto la consegnerò alla Biblioteca Antoniana, per costituire un "Fondo per Casamicciola 1997-2025".

Ringrazio ancora i partecipanti a quella iniziativa: i commercianti Enzo Ferrara, Geppino D’Orta, Mario Morgera, il geom. Carlo Arcamone, l’ex sindaco Parisio Iacono e soprattutto l’imprenditore Antonio Pinto, mio vecchio amico, un imprenditore sociale che versò 5 milioni di lire – senza i quali non si sarebbe raggiunto il capitale minimo per una s.r.l., che allora era di 20 milioni di lire.

Il percorso appassionato – e poi appassito – della società “Therme di Casamicciola” dal 1997 al 2001 può essere ricostruito dallo storico locale attraverso la stampa dell’epoca, soprattutto da quanto scritto sul settimanale economico Il Denaro, diretto da Alfonso Ruffo.


L’occasione perduta per Casamicciola

Ero assolutamente sicuro, nel 1997 – 28 anni fa – che avremmo potuto partecipare anche noi, a Casamicciola, come parte dell’isola d’Ischia, non per campanilismo o sciovinismo, ma per inserirci a pieno titolo nel “rinascimento napoletano”.

C’era una volontà di rinascita a Napoli. Lo avvertivo ogni giorno dal mio ufficio stampa della Provincia. Le iniziative, le interlocuzioni, i lavori pubblici erano segnali forti che Napoli non voleva morire. Anzi, riscopriva il turismo, i monumenti, le tradizioni, il colore.

Bisognava farlo anche qui, da noi, a Ischia, perché si apriva una nuova era in cui la Capitale tornava ad assumere – dopo la decadenza – il ruolo principale che la Storia le assegnava.

Alla Regione c’era, per la prima volta, un governo di destra, guidato dall’avv. Rastrelli, ex MSI-DN. Ma era un galantuomo, avvertiva il cambiamento e fu di estrema correttezza istituzionale con Bassolino e Lamberti.


Il marketing territoriale e la finanza di territorio

Mi arrivò in ufficio un invito per un convegno sul “marketing territoriale”. Chi era costui? Nonostante 15 esami in Economia e Commercio, il termine mi era sconosciuto.

Nessuno mi obbligava a partecipare a quella “giornata formativa” alla Mostra d’Oltremare, a Fuorigrotta. Ci andai. Capì che per marketing territoriale si intendeva un territorio aperto a investitori e imprenditori. Alla Provincia di Napoli lo stavamo già facendo.

Un tecnico nominato da Lamberti assessore allo sviluppo economico aveva messo a punto un portale sulla “Terra del Mito”: attrarre investitori per l’Area Metropolitana di Napoli.

In più, i patti territoriali volevano favorire le “public company”, cioè le società per azioni a capitale diffuso. Superare le ditte individuali. Utilizzare il risparmio locale per investire nel luogo in cui si vive.

Scoprii così i termini marketing territoriale e finanza di territorio, e volli farmi promotore di attuarli nella mia isola d’Ischia. Nulla di più. Nulla di meno.


Conclusioni

Nulla si è realizzato. Non è rimasto nulla di quella stagione civile. Anzi, la situazione qui a Ischia è peggiorata.

Ma Napoli vive. La Capitale punta allo scudetto nel calcio. Saremo i primi.

20.5.2025, Il Continente – G. M.