Ischia News ed Eventi - Dalla deregulation alla programmazione

Dalla deregulation alla programmazione

Amedeo Lepore

Società
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Non è facile riavviare la politica di Programmazione Economica – concepita negli anni ‘ 60 del ‘900 da uomini come Ugo La Malfa ed Antonio Giolitti, il primo repubblicano ed il secondo socialista , come “ Terza Via” rispetto ai modelli di sviluppo del capitalismo e del comunismo sovietico – dopo oltre vent’anni di sfrenato liberismo economico auspicato dalla scuola di Chicago di Milton Friedman fin dagli anni ‘ 70 ed adottato negli anni ‘ 80 dal Presidente americano Ronald Reagan e dal primo ministro inglese signora Margaret Thatcher . La parola d’ordine per oltre vent’anni ovunque nel mondo occidentale è stata “ Deregulation” cioè cancellazione il più possibile di regole e freni al “ mercato” perché il mercato è capace di “ autoregolarsi” anche nel neocapitalismo e quindi di stimolare la crescita economica. E’ stato un ritorno al “ laissez faire, laissez passé” come agli albori del capitalismo ottocentesco e sulla teoria del neoliberismo si è risvegliata una nuova destra – in Italia soprattutto – capitanata da Silvio Berlusconi che ha chiamato fino al dileggio qualsiasi proposta alternativa di tipo socialdemocratico o liberale di sinistra offensivamente “ comunista”. Tutto è diventato “ mercato” – la politica stessa senza regole ed ideali – perfino il lavoro che ha avuto una legge di modifica del “ mercato del lavoro” come se il diritto al lavoro fosse una “ merce” e come se l’ Italia avesse una “ mobilità sociale” fra i lavoratori come l’hanno gli americani. Il risultato è stato una “ finanzializzazione” dell’ economia, un predominio della finanza rispetto all’ economia reale e autenticamente industriale, una recessione terribile con il più alto tasso di disoccupazione soprattutto giovanile – oltre il 60% - mai registrato in Italia. Adesso si riscoprono le politiche pubbliche per salvare lo stato sociale – ciò che Silvio Spaventa chiamava la “ protezione civile” del cittadino – e si ritorna a parlare di “ regolamentazione” del “ mercato” con politiche di sostegno soprattutto al Mezzogiorno da parte dello Stato e dell’ Unione Europea. Ma è una Politica che incontra difficoltà e resistenze perché il Governo di Matteo Renzi, oltre le frasi ad effetto, non ha omogeneità poiché è una coalizione complessa di destra-centro-sinistra costituita da due nuovi partiti il PD ed il Nuovo Centro Destra di Alfano che debbono darsi ancora una identità e come atto – inspiegabile ed ingiustificabile – hanno abolito il Ministero della Coesione Territoriale affidato dal premier Mario Monti a Fabrizio Barca e dal premier Enrico Letta a Carlo Trigilia, due convinti sostenitori dello sviluppo dal basso o sviluppo locale e ne hanno affidato i compiti al sottosegretario alla presidenza Del Rio.

L’ esempio vistoso di questa difficoltà di riavviare una politica di programmazione è dato dalla vicenda dell’ Agenzia Nazionale per la Coesione Territoriale che è indispensabile anche per quanto proponiamo come Osservatorio sui fenomeni socio-economici dell’ isola d’ Ischia (OSIS) già da   due anni con il progetto di trasformazione urbana di Casamicciola, l’ area industriale in crisi dell’ isola d’ Ischia, con 16 interventi strutturali ed infrastrutturali fra i quali il recupero del Pio Monte della Misericordia ed il bacino termale di La Rita ai sensi dell’ art.120 del testo unico sugli enti locali e con una richiesta di almeno 100 milioni di euro nell’ ambito dei fondi europei 2014-2020 dei quali abbiamo parlato all’ undicesima giornata di studio tenutasi giovedì 19 giugno del corso di formazione per dipendenti degli enti locali “ il funzionario comunale nella riforma della Pubblica Amministrazione”.

Osvaldo Cammarota, coordinatore della Banca per le risorse immateriali ( BRI) e Franco Borgogna, presidente onorario dell’ OSIS, ne hanno parlato con estremo dettaglio.

Di recente il prof. Amedeo Lepore, autore di un monumentale lavoro sulla storia della Cassa per il Mezzogiorno , ha scritto un articolo su “ Il Mattino” ( 20.6.14) dove ha evidenziato il pericolo dello “ svuotamento dell’ Agenzia per la Coesione Territoriale”.

“l’Agenzia per la Coesione Territoriale dovrebbe rappresentare lo strumento per accrescere sensibilmente i risultati nell’impiego dei fondi strutturali europei e dei finanziamenti nazionali per lo sviluppo. In un solo articolo, il decimo, della legge n. 125 del 30 ottobre 2013 dedicata a “disposizioni urgenti per la razionalizzazione delle pubbliche amministrazioni”, si è disciplinata questa struttura, fissandone la partenza al 1° marzo 2014. Tuttavia, il passaggio da un governo all’altro e la mancata emanazione dei regolamenti attuativi non hanno permesso di rispettare quella scadenza. A oggi, la legge ha prodotto solo il trasferimento di circa 250 unità di personale del vecchio Dipartimento per lo Sviluppo e la Coesione Economica all’Agenzia, da cui dovranno essere scelte 50 unità da spostare alla Presidenza del Consiglio. Con la presentazione di una cinquantina di curricula per la posizione di direttore generale e con le audizioni sullo Statuto, si è comunque avviata la fase finale della costituzione dell’Agenzia, che potrebbe portare alla nomina di una figura esterna alla procedura selettiva, dato che con l’avviso pubblico il governo si è riservato la possibilità di valutare altri profili professionali” ha scritto il prof. Lepore

Lepore ha anche sottolineato che “ la Conferenza Stato-Regioni, inoltre, ha proposto alcuni emendamenti allo schema di Statuto, che rischiano, se accolti, di appesantire i procedimenti e di rendere molto meno agile una struttura che non è la riedizione della Cassa per il Mezzogiorno. L’Agenzia, infatti, è stata disegnata come un organismo con il compito di monitorare sistematicamente i programmi operativi della politica di coesione, di fornire assistenza tecnica alle amministrazioni che gestiscono gli interventi europei, di controllare la realizzazione dei progetti finanziati con i fondi strutturali, di potenziare i risultati della strategia di coesione, in termini di rapidità, efficacia e trasparenza, esercitando anche poteri sostitutivi in caso di gravi inadempienze, inerzie e ritardi a livello statale o territoriale. Si tratta di compiti obbligatori, mentre per la funzione di autorità di gestione, la bozza di Statuto si limita a indicare la possibilità che sia svolta dal nuovo Ente. In sintesi, l’Agenzia dovrebbe essere lo strumento di governance di una nuova stagione nell’utilizzo dei fondi strutturali europei e degli altri finanziamenti nazionali per la coesione”

“ Tuttavia, le modifiche apportate dal Parlamento – ha aggiunto il prof. Lepore - all’originario provvedimento del Ministro Trigilia, l’inserimento di Invitalia come compagine parallela, l’attenuazione dei poteri di gestione e dell’autonomia dell’organismo, la nomina del Comitato direttivo come espressione degli apparati ministeriali e regionali, il mancato reclutamento di una nuova leva di giovani competenze e le successive incertezze di percorso hanno reso sempre più evidente un pericolo di burocratismo e di sostanziale svuotamento dell’Agenzia rispetto alle esigenze di una nuova strategia per lo sviluppo produttivo del Mezzogiorno”

Il prof. Lepore ha anche affermato che “ la SVIMEZ, fin dal 2010, aveva proposto un modello che, pur ispirando le scelte del governo, mostrava migliore definizione degli obiettivi, maggiore compiutezza della struttura e campi più vasti di azione, non limitandosi alla semplice gestione dei finanziamenti aggiuntivi. Quella proposta andrebbe rivalutata per rendere meno incerta la strada della nuova Agenzia. Del resto, se la Commissione europea, con un’osservazione specifica ha richiesto la piena operatività di questa struttura, dando impulso alla ripresa del suo cammino, una ragione vi sarà. Il rischio che nuove pregnanti osservazioni di Bruxelles all’accordo di partenariato italiano facciano slittare l’attuazione concreta della programmazione 2014-2020 va evitato. Uno dei punti di svolta, nell’interesse del Mezzogiorno, è proprio l’affermazione di una visione lungimirante, appropriata e coerente per uno strumento di cui si avverte grande necessità, come dovrebbe essere l’Agenzia per la Coesione”.

Speriamo che si superino queste difficoltà, che si faccia chiarezza programmatica e che finalmente si ritorni ad una Politica Pubblica per il Mezzogiorno.