Anticlericale
Di Giuseppe Mazzella
Me la sono cercata. Quella “ Confidenza & Confessione” contenuta nel mio ricordo del Comm. Antonio Castagna a 30 anni dalla morte ed ai 100 anni dalla nascita di essere ancora un “ anticlericale” non poteva non essere che una provocazione civile, una dichiarazione apparentemente fuori dal tempo in cui un Papa “ venuto dalla fine del mondo” apre la Chiesa ai problemi di oggi con un dialogo verso i non credenti, gli “ infedeli”, il popolo di Dio dentro e fuori la Chiesa,che non si era mai visto e mai pensato nella storia millenaria della Chiesa di Pietro o di Santa Romana Chiesa. Un Papa che per la prima volta sceglie il nome del poverello d’ Assisi per il suo nome. Nessuno aveva osato tanto. Papa Francesco – vuole essere chiamato così né primo né altro - sta rivoluzionando la Chiesa nell’ apertura ai non credenti o cercatori di Dio. I suoi incontri con Eugenio Scalfari, 90 anni, fondatore de “ La Repubblica” ma anche dell’ “ Espresso” negli anni ‘ 60 del ‘ 900 ed ancora membro de “ Il Mondo” di Mario Pannunzio, sono il segno fortissimo di un cambiamento epocale tra laici e cattolici che non si era mai visto della Storia.
Papa Francesco continua a percorrere la strada tracciata da Giovanni XXIII nel Concilio Vaticano II e proseguita soprattutto con Papa Giovanni Paolo II. Ma cammina con una velocità straordinaria.
Nell’ era della Terza Rivoluzione Industriale – quella di Internet – e della Seconda Globalizzazione – quella che ha fatto dello sviluppo capitalistico il solo modello di sviluppo economico in tutto il mondo dopo 70 anni di divisione del mondo in due blocchi – la Chiesa è messa alla prova per l’ attuazione del Vangelo.
Ha ancora senso quindi definirsi “ anticlericale”? c’è una differenza tra il termine “ laico” e quello “ anticlericale”? i due termini hanno nella storia italiana nel Novecento significato qualcosa di diverso?
Quando andai ad intervistare quel nostro grande Maestro di pensiero, il prof. Edoardo Malagoli, nel 1987 il quale aveva subito le inchieste ministeriali per il suo insegnamento “ laico” e per l’ interpretazione sul libero insegnamento sancito dalla Costituzione negli anni ‘ 50 con le forti denunce dell’ allora Vescovo d’ Ischia, Mons. Antonio Cece, che “ operava con molta durezza”, il Professore mi fece cancellare quel termine “ anticlericale” che gli avevo aggiunto a quello “ laico”.
Mi fece notare che egli non era contro la Chiesa, che da autentico liberale risorgimentale si richiamava a Cavour con la richiesta di “ libera Chiesa in libero Stato” e che l’ esasperazione del confronto tra il clero ed i laici non proveniva dai “ liberali”ma dai “ cattolici” impegnati nella politica o nella gestione dello Stato.
Ma io credo che la differenziazione sostanziale tra “ liberali di destra” e “ liberali di sinistra” che ha caratterizzato un pensiero libero per circa un secolo e soprattutto nel secondo dopoguerra sia stata impostata – con convinzione o senza - sul rapporto non la Chiesa ma con il clero perché era il clero che nelle realtà locali – oggi si direbbe “ nei territori” - esercitava il vero Potere non essendo mai scomparso il “ potere temporale dei preti”. Era il prete la “ terza autorità” nei piccoli paesi dopo il sindaco ed il maresciallo dei Carabinieri come ha commentato il mio amico Alessandro Guidi da Rocca San Marciano di Forlì dal quale è partito questo dibattito.
Ed il prete contava forse più del sindaco e del maresciallo dei Carabinieri perché “ quella” Chiesa non tollerava eresie e metteva all’ indice i dubbiosi o quelli che volevano accelerare la Storia.
In una piccola realtà insulare come l’ isola d’ Ischia questa vicenda è stata vissuta ma credo che è capitata ovunque nei piccoli “ territori”.
Non bastava quindi una “ laicità” perché questa non era permessa ed occorreva chiaramente schierarsi contro quella che Guicciardini chiamava “ la scellerata tirannide dei preti dalla quale bisogna liberare l’ Italia” . Io credo che nel ‘ 900 l’ “ anticlericalismo” segno la differenza tra “ liberali di destra” e “ liberali di sinistra”. I liberali di destra non potevano che aderire alla Democrazia Cristiana o al Partito Liberale Italiano ( PLI) perché cattolici e sostenitori del libero mercato e dell’ impresa capitalistica . Ma i liberali di sinistra che volevano una società più giusta e più umana e volevano regolare il mercato ma non volevano sostituire una religione con un’altra religione dovevano trovare un’altra “ Casa Politica” e credo che lo spazio che ebbe negli anni ‘ 50 e ‘ 60 del ‘ 900 il Partito Socialista Italiano ( PSI) fu quello richiesto dai “ liberali di sinistra”.
Credo che solo per questo si può comprendere l’ adesione al PSI di uomini come Francesco De Martino e Riccardo Lombardi che provenivano dal Partito d’ Azione di Rosselli e Parri e che pur dichiarandosi parte del movimento operaio non pensarono mai di aderire nemmeno per un minuto al Partito Comunista Italiano di Togliatti.
Io aderii al PSI perché mi sentivo non solo laico ma anticlericale e questo veniva prima di tutto. Il PSI era negli anni ‘ 50 e ‘ 60 il partito anticlericale più marcato. Una figura oggi ingiustamente dimenticata è quella di Luigi Renato Sansone ( 1903-1967). Parlamentare socialista propose nel 1954 la prima legge sul “ piccolo divorzio” che non riuscì nemmeno ad essere discussa dal Parlamento. Per avere la legge sul divorzio bisogna aspettare il 1974 e con un Referendum abrogativo respinto nonostante la mobilitazione della Chiesa e della DC. Sansone era morto da già sette anni. Parlare di “ piccolo divorzio” oggi al tempo del matrimonio tra omosessuali può sembrare preistoria.
Ecco perché – caro amico Tammaro Chiacchio – ho voluto aggiungere quell’ aggettivo. Credo che la laicità fu anche il valore perduto del PSI negli anni ‘ 80 tanto da diventare un partito di “ nani e ballerine” come lo definì Formica anche per questo.
Ma questo è soltanto il tentativo di un cronista di diventare storico ed è assolutamente velleitario.
Quello che oggi mi pare necessario alla luce dei nuovi Tempi è veramente un percorso comune tra laici e cattolici o meglio tra credenti e non credenti senza fanatismi.
Mi pare oggi straordinariamente attuale quella considerazione che quel grande volpone di Amintore Fanfani utilizzò aprendo il XVII congresso della DC” rubando” l’ ammonimento a Papa Giovanni XXIII: “ se le cammino verso una meta prescelta un altro si avvicina a voi non domandategli da dove viene ma dove va; e se la sua meta è quella stessa da voi prescelta, proseguite il cammino insieme a lui”.