Serve una “Legge Speciale” per Ischia per la Ricostruzione? Si deve abbattere prima e dopo e se Ricostruire e la Ricostruzione deve essere affidata al Prefetto autorità “sovraterritoriale” cioè allo Stato
Un architetto mi scrive su Facebook: “Serve una "Legge Speciale" altrimenti non se ne esce!_ Non prendiamoci in giro, in tema di ricostruzione post terremoto, il problema legato alla difficoltà di procedere agli abbattimenti in zona rossa (e non solo!) è dato dalla mancanza (nella stragrande maggioranza dei casi) del titolo di "costruzione": si tratta per lo più di abitazioni tirate su senza alcun titolo di legittimità e per tale motivo se venissero demolite i proprietari non potrebbero vantare alcun diritto alla riedificazione. Nessuno!
Motivo per il quale le Istituzioni del territorio (si legga i sindaci) hanno dovuto procedere alle (mortali!) puntellature... Così facendo hanno congelato lo status quo (temporeggiando con gli elettori proprietari di case pericolanti...) ma hanno anche condannato quelle zone ad un "imperituro immobilismo nel nulla" e, quel che è peggio, hanno CONDANNATO TUTTE LE ATTIVITÀ ricettive e commerciali (che sono la sola risorsa economica di quei luoghi) ad una vita drammaticamente difficile(issima): immaginate cosa diranno i tanti ospiti degli alberghi quando vedranno, a ridosso di queste strutture, una miriade di case fantasma/puntellate!... Naturalmente non erano i sindaci, debolissimi sul piano politico (perché strettamente dipendenti dal voto degli elettori) a dover/poter prendere decisioni severe e risolutive.
Ecco perché nei dispositivi istituzionali di emergenza è previsto l'intervento (dall'alto) della PREFETTURA!!! I Commissari prefettizi sono (o dovrebbero essere) funzionari dello Stato non legati alla spiccia (e in questi casi corrosiva) politica locale, e come tali dovrebbero/potrebbero esercitare i poteri dello Stato scollegandosi dai molteplici lacci e lacciuoli di quegli stessi cittadini che, invece, i sindaci li "tengono per la collottola"... Ecco, allora, che mi appaiono improvvide, e zeppe a dir poco di ingenuità, le parole del segretario della Lega Salvini che, in visita alle zone terremotate, ha auspicato - nell'ipotesi che egli riceva un incarico governativo - che lo Stato possa conferire ai sindaci il potere di organizzare la ricostruzione. Se davvero succedesse qualcosa del genere si ingigantirebbe ulteriormente (ed ineluttabilmente) il problema dell'illegalità.
Non sono (affatto) i sindaci a dover gestire la ricostruzione, semplicemente perché non hanno alcuno strumento (e neppure alcuna convenienza!) politico/istituzionale per lavorare con indipendenza (dalle troppe pressioni). La ricostruzione - se avessimo uno Stato efficiente - andrebbe gestita da Istituzioni sovraterritoriali (commissari prefettizi straordinari, che avessero - davvero! - poteri e strumenti di legge STRAORDINARI), sicuramente con il varo di una Legge Speciale (che tutelasse, nei limiti del possibile, anche chi non possiede un idoneo titolo di costruzione). Ecco perché sono molto scettico sulle parole di Salvini e peggio ancora non mi illudo affatto che in quelle zone (e con questa politica!!!) verrà mairisanato il territorio”.
Fin qui l’acuta osservazione dell’amico architetto che mi ha invitato ad omettere il nome.
Ricordo che nel mio “libro istantaneo” “I sei secondi che sconvolsero Ischia” chiuso al 21 settembre 2017 ed uscito ai primi di ottobre nella IV di copertina ho scritto: “Questo libro pone domande ma offre risposte: subito il Comune Unico dell’isola d’Ischia perché l’espansione urbanistica e la consistenza economica con la demografia di 64mila abitanti con i riflessi sociali rende obsoleto il frazionamento in sei distinti Comuni; un ente di diritto pubblico per 20 anni, come un tempo lo è stato l’EVI dal 1952 al 1972, per la ricostruzione ed il rilancio capace non solo di redigere ma di approvare un realistico Piano Regolatore Generale in cui l’isola è divisa per “rioni” non per Comuni; una nuova edilizia economica e popolare in aree geologicamente sicure per circa 3mila sfollati cominciando dall’utilizzazione del complesso Pio Monte della Misericordia alla Marina di Casamicciola; una centralizzazione degli interventi da parte dello Stato con un Commissario Straordinario all’isola d’Ischia in prima istanza perché il decentramento amministrativo dello Stato in una Regione, una Città Metropolitana e sei Comuni, è inadeguato”.
Concludevo con la domanda (retorica!): “Utopie o l’evidenza di affrontare il più difficile momento dell’isola d’Ischia dopo il grande boom con il mito dell’espansione esponenziale?”.
Le 4 considerazioni:
- Un Unico Comune immediatamente;
- Un Ente di Diritto “Pubblico” per la Ricostruzione ed il Rilancio capace di “approvare” un UNICO Piano Regolatore Generale;
- Una nuova EDILIZIA ECONOMICA E POPOLARE per gli sfollati;
- Una “centralizzazione degli interventi da parte dello STATO con un UNICO Commissario Straordinario all’isola d’Ischia
Non hanno determinato alcun dibattito contenutistico dopo il sisma.
Avevo sottolineato nel mio libretto con l’articolo conclusivo scritto il 14 settembre dal titolo “Un Commissario di Governo ed una “Legge Civile” che la documentazione ENORME sui 12 terremoti storici IMPONEVANO una “centralizzazione degli interventi” da parte dello Stato come è ampiamente documentato per il terribile terremoto del 28 luglio 1883 e che bisognava tener conto della proposta del presidente nazionale dei geologi che aveva proposto la “microzonizzazione” di tutto il territorio di Ischia, isola “vulcanica.
Cioè il “parere” del geologo diventava vincolante superiore al “parere” paesistico della Soprintendenza ai Beni Culturali ed Ambientali per la ricostruzione e la nuova costruzione di case ed edifici pubblici e privati. Una INVERSIONE DI TENDENZA dopo oltre 100 anni! Commentavo POSITIVAMENTE il provvedimento reso pubblico con un comunicato del 12 settembre dalla Ministra all’Istruzione, Valeria Fedeli, di uno stanziamento di 6 milioni di euro da parte del Governo per l’emergenza scolastica che indicava lo stesso Ministero come “soggetto attuatore” e l’invio di una “task force” ministeriale nell’isola d’Ischia. Si trattava infatti di un INTERVENTO CENTRALIZZATO deciso ed effettuato DIRETTAMENTE dallo Stato senza passare per la Regione e per le competenze di edilizia scolastica della Città Metropolitana ex-Provincia e dei Comuni.
QUESTO INTERVENTO NON c’E’ STATO E LA SCUOLA DELL’ISOLA D’ISCHIA E’ NEL DISAGIO, NELLA EMERGENZA, NELLA PROVVISORIETA’ A SETTE MESI DAL SISMA!!!!!
Queste osservazioni a “caldo” o “istantanee” hanno avuto conferma nel successivo mese di ottobre 2017 da tre relazioni fondamentali: quella del prof. Sebastiano Conte, urbanista, del prof. Giuseppe De Natale, geofisico, dell’avv. Lorenzo Bruno Molinaro, giurista.
Le tre relazioni confermano la necessità di un SOLO STRUMENTO URBANISTICO per i sei Comuni; che è possibile un ulteriore intervento di edilizia economica e popolare ma nell’isola nella sua Unità Geografica e Politica; che la messa in sicurezza dell’abitato di Casamicciola, Lacco Ameno, Forio, Barano, Serrara Fontana è problema urgentissimo; che NON è possibile nessun intervento di “ricostruzione” senza un Piano di Recupero e che la cosa richiede un efficiente “concerto istituzionale” tra Stato, Regione, Città Metropolitana e Comuni allo stato dei Leggi con una logica azione di coordinamento e parola decisiva da parte dello STATO.
E lo STATO quindi che avrebbe dovuto – in attesa di una Legge Speciale che Ischia ha avuto per LUNGO tempo essendo l’EVI un Ente di Diritto Pubblico – assumere l’Onere della Ricostruzione e del Rilancio Economico. Tornavano d’attualità le parole del deputato DE ZERBI che aveva con il Ministro Genala collaborato nell’opera dei soccorsi a Casamicciola, pronunciate alla Camera dei Deputati il 20 dicembre 1883, per il disegno di legge a favore dei terremotati di Casamicciola e Lacco Ameno: “Abbiamo deliberato proporvi che al Governo del Re spetti di fare il piano regolatore per Casamicciola e per Lacco e il regolamento che lo accompagni e proporvi che il Governo stesso abbia facoltà di proibire la ricostruzione in determinate zone o con tipi che esso giudichi pericolorsi, affinchè i nostri provvedimenti non siano resi vani da errori nei quali più facilmente può incorrere la rappresentanza di un piccolo comune, che non ha una vasta amministrazione ricca di scienziati e d’ingegneri “(atti parlamentari, XV Legislatura, 1882-83-84) in “Casamicciola 1883 di G. Luogo, S. Carlino, E. Cubellis, I. Delizia. F. Obrizzo (Bibliopolis–Napoli-2011).
Oggi come ALLORA (1883) bisognava partire da un Gruppo di Lavoro interdisciplinare (architetto, ingegnere, geologo, economisti, urbanista, giurista) per un NUOVO Piano Urbanistico poiché il “borgo” di Piazza Majo con gli annessi La Rita-Purgatorio e Fango divisi in due Comuni NON esiste più perché distrutto da due terremoti del 1881 e 1883 e quello che era rinato SENZA DISEGNO URBANISTICO era un indistinto insediamento urbanisticamente orrido e senza sviluppo economico al quale le popolazioni locali sono state costrette in oltre 100 anni dall’assenza regolatrice dello Stato che all’Italia risponde oltre la monarchia e la repubblica.
Non c’è alternativa a questo Metodo.