Lettera del vescovo Pietro ai Sindaci dell’isola d’Ischia
Carissimi fratelli sindaci,
mi rivolgo a voi nell’imminenza del Natale del Signore che quest’anno, a causa dellapandemia, sarà tutto particolare. Mentre vi scrivo ho sul tavolo l’Enciclica di PapaFrancesco “Fratelli tutti”: “un umile apporto” - così la definisce il Papa - perché si realizzi “un nuovo sogno di fraternità e di amicizia sociale” (n. 6). La leggo e penso alla nostra meravigliosa Isola, alle sue mille potenzialità e alle sue tante criticità, a tutti noi, e a voi che avete ricevuto il mandato di esserne gli amministratori.
Viviamo all’indomani di “una tragedia globale come la pandemia”, venuta a ricordarci - sono parole del Pontefice - che siamo “una comunità mondiale che navigasulla stessa barca, dove il male di uno va a danno di tutti” e dunque che “nessuno si salva da solo” e “che ci si può salvare unicamente insieme” (FT n. 32). Si tratta di un momento della storia mondiale davvero complesso e, per tutti, sicuramente difficile; denso di incognite e di domande per tanti, ma soprattutto per coloro che già vivevano situazioni di disagio e di povertà e ora fanno fatica a rimanere a galla.
Come scrivevo la scorsa estate nella “Lettera agli imprenditori”, dopo l’emergenza sanitaria, siamo chiamati a fare i conti con una vera e propria crisi economica e sociale.
L’Italia, insieme a tanti altri Paesi, sta sperimentando effetti preoccupanti a tutti i livelli. Perciò le diocesi italiane, incoraggiate dal Santo Padre e sostenute dalla CEI, stanno dando il loro contributo per il bene della popolazione, sia impegnando le proprie risorse sia offrendo la propria disponibilità a collaborare con le Istituzioni e le altre realtà di solidarietà, nella convinzione che l’emergenza richieda in tutti grande senso di responsabilità e di unità.
Anche sull’Isola d’Ischia la situazione non è affatto semplice. Anzi, vi dico che sono molto preoccupato per le condizioni in cui si trovano tante famiglie ischitane. Ed è anche questo il motivo per cui ho deciso di scrivervi. A causa della pandemia, crescono, infatti, - e di molto - i nuovi poveri sulla nostra Isola e tante famiglie si trovano a far fronte a una situazione veramente difficile. Molti hanno paura di non farcela, sono scoraggiati e tanti avvertono un senso di ansia e di smarrimento.
D’altronde non poteva non essere così, in un territorio come il nostro dove l’economia si basa principalmente su un tessuto intrecciato di attività commerciali, artigianato, strutture ricettive e piccole e medie imprese. Non poteva non essere così, in un’isola come la nostra dove si contano ogni anno quasi dodicimila lavoratori stagionali impegnati nel settore turistico, ricettivo e ristorativo che, nella scorsa stagione hanno lavorato, però, solo un mese o al massimo due o, peggio, sono rimasti - almeno tremila - completamente senza lavoro.
Non poteva non essere così, in una terra nella quale c’è ancora chi lavora a nero e molti lavoratori sono assunti con contratti precari, legati sempre più ad agenzie interinali; per loro, come sapete bene, quest’anno, per una serie di pastoie burocratiche, in un primo momento non sono stati previsti i bonus dal Governo e c’è di fatto tuttora incertezza circa la possibilità per gli stagionali di accedere ai ristori dello Stato. Sì, per Ischia, che vive soprattutto di turismo e, negli ultimi decenni, a torto o a ragione, ha fatto dell’accoglienza il fondamentale motore della sua economia, non poteva non essere così!
Lo testimoniano le lunghe file di persone in attesa nei nostri centri di ascolto Caritas e le tante richieste che giungono alle nostre parrocchie e che raccontano di un disagio forte in cui versano tante famiglie. Ne contiamo 2000 aiutate in questi mesi; ma si tratta purtroppo di un numero destinato ad aumentare! I nostri operatori Caritas le hanno incontrate una per una, ascoltando il loro grido di aiuto, e leggendo in ciascuna storia un profondo senso di sconforto.
In pochi mesi la Caritas diocesana ha distribuito circa dodicimila voucher per buoni spesa e ha messo in atto una rete di aiuti trasversali, effettuando, laddove era necessario, il pagamento di utenze, fitti e spese di carattere sanitario, dando un forte contributo anche nell’ambito scolastico. Nei prossimi giorni si appresta a lanciare un’altra operazione di solidarietà denominata “Natale Buono”, volta a sostenere, in vista delle feste di Natale, le famiglie disagiate dell’Isola. Senza contare il lavoro quotidiano e costante che fanno i nostri parroci con le loro comunità, nei continui contatti con le famiglie in difficoltà presenti sul territorio.
Il grazie mio e dell’intera Chiesa di Ischia a loro, a tutti i nostri operatori caritas e alle altre realtà di volontariato, ma pure a tutti coloro che stanno partecipando con le loro donazioni, o anche mettendo a disposizione i loro talenti: imprenditori, associazioni, ma pure semplici famiglie e singoli cittadini. So che anche voi, con le vostre amministrazioni, vi state dando da fare, con gli
strumenti a vostra disposizione, al fine di alleviare le condizioni dei cittadini più svantaggiati. Anche a voi il mio grazie in un momento difficile come quello attuale nel quale siete chiamati a far fronte a tante emergenze e, di certo, avvertite come non sia facile amministrare una città.
Sento però che si debba e si possa fare di più! Questo tempo, ha detto il Papa nel Videomessaggio all'Assemblea Generale delle Nazioni Unite, “può rappresentare un’opportunità reale per la conversione, la trasformazione, per ripensare il nostro stile di vita e i nostri sistemi economici e sociali, che stanno aumentando le distanze tra poveri e ricchi, a seguito di un’ingiusta ripartizione delle risorse” (25 settembre 2020).
E a quest’opera tutti dobbiamo mettere mano! Tutti possiamo e dobbiamo diventare parte attiva per avviare e generare nuovi processi e trasformazioni e porre le basi per costruire un mondo più giusto, più fraterno e solidale, adoperandoci per sanare ferite e superare forme di egoismo che generano povertà. Ma è chiaro che ciò spetta innanzitutto alla politica. Perché ciò avvenga c’è bisogno però di una migliore politica, una politica che sappia porsi “al servizio del vero bene comune. Purtroppo, invece, la politica oggi spesso assume forme che ostacolano il cammino verso un mondo diverso” (FT n. 154). Per questo motivo “per molti la politica oggi è una brutta parola, e non si può ignorare che dietro questo fatto ci sono spesso gli errori, la corruzione, l’inefficienza di alcuni politici” (FT n. 176). Invece, - afferma il Papa - “abbiamo bisogno di una politica che pensi con una visione ampia, e che porti avanti un nuovo approccio integrale, includendo in un dialogo interdisciplinare i diversi aspetti della crisi”. E aggiunge: “penso a una sana politica, capace di riformare le istituzioni, coordinarle e dotarle di buone pratiche, che permettano di superare pressioni e inerzie viziose” (FT n. 177).
È necessario però che innanzitutto impariamo a non fare più le cose da soli. C’è bisogno che impariamo a pensare e agire in termini di comunità, che ci mettiamo insieme, e, insieme facciamo alleanze; c’è bisogno in particolare che la politica impari l’arte del “noi” e rinunci a particolarismi sterili e contrapposizioni inutili.
È l’invito che rivolgo a tutti voi. In questo momento così delicato e difficile per tutti, per far fronte alla grave situazione di disagio economico in cui versano tante famiglie dell’Isola, vi propongo, perciò, alcune azioni concrete da avviare sinergicamente tra le varie amministrazioni comunali; provo qui ad elencarle:
- procedere alla creazione di un fondo di solidarietà intercomunale allo scopo di fornire strumenti di sostegno al reddito dei cittadini che si trovano in stato di comprovata necessità;
- istituire un tavolo tecnico di concerto e confronto tra le istituzioni comunali, le forze dell’ordine, la chiesa locale, l’Asl Napoli 2 Nord, i dirigenti scolastici e le associazioni di categoria, per mettere in un’unica rete le esigenze di tutte le classi sociali ed economiche presenti sul territorio isolano, al fine di attuare un programma di proposte e soluzioni per affrontare questa grave crisi sociale;
- creare sull’isola di Ischia un “osservatorio delle povertà”, intercettando le nuove e dilaganti forme di povertà esistenti, quali le povertà culturali, educative, sanitarie, economiche e sociali;
- prevedere la costituzione di un organismo, che possa essere presso il Governo centrale, le Regioni e le Istituzioni di ogni ordine e grado, portavoce dei disagi del nostro territorio, come ad esempio il dramma dei lavoratori stagionali;
- programmare un ufficio di comunicazione unitario tra i sei comuni, e prevedere iniziative unitarie, finalizzate alla rinascita economica del nostro territorio.
Carissimi, Papa Francesco ci invita a non dimenticare le lezioni della storia, maestra di vita, “perché peggio di questa crisi, c’è solo il dramma di sprecarla, chiudendoci in noi stessi” (Omelia di Pentecoste, 31 Maggio 2020).
“Passata la crisi sanitaria, la peggiore reazione sarebbe quella di cadere ancora di più in un febbrile consumismo e in nuove forme di auto-protezione egoistica. Voglia il Cielo che alla fine non ci siano più «gli altri», ma solo un «noi». […] Che un così grande dolore non sia inutile, che facciamo un salto verso un nuovo modo di vivere e scopriamo una volta per tutte che abbiamo bisogno e siamo debitori gli uni degli altri, affinché l’umanità rinasca con tutti i volti, tutte le mani e tutte le voci, al di là delle frontiere che abbiamo creato” (FT n. 35).
Carissimi, “la Chiesa non ha soluzioni complessive da proporre, ma offre, con la grazia di Cristo, la sua testimonianza e gesti di condivisione. Essa, inoltre, si sente in dovere di presentare le istanze di quanti non hanno il necessario per vivere. Ricordare a tutti che il grande valore del bene comune è per il popolo cristiano un impegno di vita, che si attua nel tentativo di non dimenticare nessuno di coloro la cui umanità è violata nei bisogni fondamentali” (Francesco, Messaggio per la IV Giornata Mondiale dei Poveri).
Carissimi, sogniamo un’Isola altra e lavoriamo per questo sogno; sogniamo per Ischia non sogni di splendore e grandezza ma un’Isola che sia laboratorio di civiltà e oasi di fraternità, terra in cui si realizzi il sogno del bene comune. Ma, prima di tutto, sogniamo insieme! “Da soli si rischia di avere dei miraggi, per cui vedi quello che non c’è; i sogni si costruiscono insieme.
Sogniamo come un’unica umanità, come viandanti fatti della stessa carne umana, come figli di questa stessa terra che ospita tutti noi, ciascuno con la ricchezza della sua fede o delle sue convinzioni, ciascuno con la propria voce, tutti fratelli!” (FT n.8). Un sogno così è possibile! Aiutateci a sognare. È anche questa la missione della politica! Io intanto vi assicuro la mia preghiera. Vi affido a Maria, Regina dell’Isola d’Ischia, e a San Giuseppe, nell’Anno a lui dedicato, e chiedo che da loro tutti noi impariamo asognare e a osare. Nell’attesa d’incontrarvi, vi saluto augurando a voi e ai nostri concittadini, un Natale santo e un fecondo Anno nuovo. Dio vi benedica.
Ischia, 13 dicembre 2020
III Domenica di AvventoX Pietro Lagnese
Vescovo di Ischia