In questo tempo “sospeso” in cui quello futuro è quasi annullato dall’attuale pandemico presente, tutto si ridimensiona nelle coscienze e nei costumi, compreso questo Natale 2020 che, comunque, se anche limitato dai vari D.P.C.M. colorati in giallo, arancione e rosso come da semaforo impazzito, speriamo possa lenire le sofferenze sia fisiche che economiche di tanti.
In simile contesto, anche la tradizione antica di far presepe e delle sfavillanti luminarie degli anni passati, subisce il ridimensionamento dei tempi, affidando il sentimento del Natale a quei pochi simboli di buona volontà che si riescono a mettere in campo.
Tra questi è da menzionare la mancata inaugurazione di apertura al pubblico del presepe di carta e cartone sul Torrione prevista per il giorno 08 dicembre: Opera realizzata per questo Natale anche in ricordo del compianto Peppe Magaldi, tenace promotore negli anni di iniziative natalizie sul Torrione tra cui l’accensione della tradizionale stella cometa sulla facciata “della torre antica”.
A questo punto, stando così le cose, non resta che rimandare il Tutto a tempi migliori, riservando ai nostalgici amanuensi come il sottoscritto il piacere descrittivo del presepe realizzato “con carta e cartone”.
Quando San Francesco, circa 1200 anni dopo la nascita di Gesù ambientò la sua rievocazione per la prima volta in una grotta di Greccio solo con un bue, un asinello e i tre personaggi della Sacra Famiglia, non immaginava che la sua “idea”, così semplice e scarna nell’ambientazione e nei personaggi, sarebbe stata nei secoli scopiazzata a destra e a manca, fino a diventare nel corso del tempo una vera e propria arte presepiale capace di soddisfare il sentimento religioso cristiano, la moda del tempo e il fabbisogno economico degli addetti ai lavori che soprattutto a Napoli, in S. Gregorio Armeno trovano da decenni la loro consacrazione doc.
La rappresentazione scenografica del presepe, al di là dei canonici personaggi del racconto evangelico, è diventata così nel corso dei secoli la vera protagonista della fantasia dei numerosi “registi” presepiali sparsi nel mondo, i quali, a seconda dell’epoca, hanno adoperato per le loro realizzazioni i più svariati materiali che la conoscenza e la tecnologia del tempo offriva loro: dalla semplice corteccia di sughero, alla cartapesta impastata cà a’ colla ‘e pesce o cà farina, al clistere per la cascata di casa Cupiello e via dicendo… fino agli effetti speciali di oggi delle centraline “alba e tramonto”, delle luci a led e dei pastori semoventi nelle loro più svariate attività.
In questa lunga scia di mutazioni scenografiche nel tempo, il presepe realizzato al Torrione dell’edizione 2020, a cura dell’Associazione RADICI, è un ritorno al passato, poiché costruito volutamente con materiali poveri e di riciclo come la sola carta e cartone al loro colore naturale, che oggi paradossalmente pur essendo tra quelli più antichi del mondo risultano i materiali più moderni e consoni alle nuove esigenze di riciclo.
Essi, oltre a non essere inquinanti, sono fortemente duttili per essere modellati nelle forme più svariate, creando per semplice “accartocciamento” effetti plastici tridimensionali con luci ed ombre senza l’apporto di successive colorazioni, il che permette a tutti, grandi e piccini, almeno una volta all’anno, di diventare per l’occasione architetti, ingegneri, registi e scenografi della propria costruzione presepiale da realizzare con poca spesa, facilmente rimovibile e riciclabile, così come la nuova coscienza ecologica di oggi ci suggerisce e ci impone.
Infine, a chiusura di questa nota natalizia, trovo calzante riportare, in ricordo di tutte le vittime del covid decedute in solitudine, la celebre poesia “Ed è subito sera” di Quasimodo, che mai comein questo periodo appare di profetica esistenziale attualità:
«Ognuno sta solo sul cuor della terra
trafitto da un raggio di sole:
ed è subito sera.»
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