Un ragazzo benestante, Rosario Lo Bosco, il 24enne, figlio del farmacista, arrestato con l'accusa di associazione per delinquere, capo della stessa, nata allo scopo di spacciare droga tra il golfo di Napoli e l'isola d'Ischia. Una vera e propria organizzazione criminale, formata da giovani ischitani, aventi tra i 20 e i 25 anni, studenti universitari, uomini comuni. Cocaina, hashish e marijuana, le sostanze spacciate. I festini ischitani, tra gli stessi e i turisti, il luogo di scambio. Tra gli arrestati, anche Federica Trani, una giovane vigilessa stagionale al Comune di Ischia, di 23 anni, in attesa di entrare in servizio per altri cinque mesi. È forse questo il dato più sconcertante dell'intera vicenda.
Non dei giovani provenienti da famiglie povere, dove il delinquere fosse l'unica alternativa ad una vita difficile, dura, fatta di stenti, dove l'alfabetizzazione è una rara conquista, dove, ancora, quello è l'unico modello proposto in famiglia, ma ben dieci giovani, con brillanti carriere professionali e un roseo futuro davanti. Perché allora una scelta del genere? Cosa ha condotto Rosario Lo Bosco ad essa?
Un altro elemento sconvolge: a rifornirsi di droga, numerosi minorenni. Ci si potrebbe chiedere se l'acquisto di sostanze stupefacenti sia così semplice. La risposta è affermativa. Non solo in Italia, ma anche altrove. Secondo uno studio proveniente da oltreoceano, i ricoveri ospedalieri per uso di droghe sono aumentati sensibilmente a causa dell'enorme diffusione dell'internet veloce. È quanto affermano e dimostrano alcuni ricercatori del Massachusetts General Hospital e della University of Southern California, a causa della presenza, in rete, di numerose farmacie illegali, che vendono farmaci il cui abuso è letale.
In particolare, Dana Goldman, autrice della ricerca, ha rilevato che nei campus statunitensi circolano numerose sostanze illegali, procurate attraverso la rete. Tra i farmaci più richiesti, Percocet e Oxycontin, antidolorifici narcotizzanti. Preoccupante la conseguenziale non crescita del consumo di droghe non disponibili in rete. Scopo della ricerca è quello di ottenere un maggior controllo delle farmacie all'estero, sottomesse ad una giurisdizione diversa rispetto a quella statunitense, mediante la dimostrazione delle procedure on line della vendita di farmaci.
Ad essa si affianca la denuncia, non meno importante, di John Walters, capo dell'ONDCP, Centro di Coordinamento statunitense per le Politiche Antidroga, secondo il quale i video You Tube presenti on line indurrebbero all'uso di sostanze stupefacenti. Rifacendosi allo studio di Nielsen Online per l'Office of National Drug Control Policy, il 5% dei ragazzi statunitensi in un mese sarebbe stato esposto ad almeno un video relativo alla droga.
Ciò apre le porte a profonde riflessioni sulla mancanza di controllo delle informazioni che circolano in rete; sulla gestione dei contenuti presenti sui vari Social Network; sul ruolo svolto, spesso inesistente, dagli organi di controllo competenti, con notevoli ripercussioni sui minori. Ci si potrebbe chiedere allora se la possibilità di un flusso continuo di informazioni, come quello generato da Internet, sia equo o se, invece, risulti un prezzo troppo alto da pagare, laddove, mediante un click, la vita di un ragazzo può cambiare completamente, perché troppo esposto al pericolo di un modello da emulare, spesso sbagliato.