L’architetto giapponese Atsushi Katagawara e la fotografa e architetta Alessandra Chemollo sono stati i protagonisti della prima delle tre serate di premiazione del PIDA – Premio Internazionale di Architettura 2018, che si è svolta tra le scenografiche rovine dell’antica cattedrale sul Castello Aragonese di Ischia. A poca distanza dal luogo, non meno evocativo, in cui era stata appena inaugurata la mostra “Spazi allo specchio” di Alessandra Chemollo, che resterà aperta al pubblico fino al 15 ottobre.
Accolti e accompagnati nella narrazione del loro lavoro dal direttore de “Il giornale dell’architettura”, Luca Gibello, componente della giuria che ha assegnato i premi di questa edizione, i due ospiti si sono raccontati con grande disponibilità, coinvolgendo il pubblico formato non solo da addetti ai lavori.
Alessandra Chemollo non ha nascosto l’emozione di esporre e di ricevere il premio sul Castello Aragonese, che aveva voluto fotografare qualche anno fa in occasione di una vacanza a Ischia, “un luogo che parla molto da sé”. E lei, poi, ha parlato della sua passione per la fotografia, del rapporto all’inizio difficile con le nuove tecniche digitali che comunque non le sembrano offrire la stessa garanzia di durata nel tempo delle fotografie su pellicola, alcune delle quali sono state stampate proprio per la mostra ischitana. Ha illustrato il rapporto con i luoghi delle sue fotografie, con gli spazi che con le immagini di volta in volta si trova a raccontare. Dell’”incontro tra noi e il mondo che abbiamo davanti che è la potenza della fotografia”.
Dopo il suo intervento, la lectio magistralis del professor Katagawara, che ha voluto iniziare in italiano, per proseguire nella sua lingua madre la parte di esposizione riguardante il suo lavoro, con interessanti riferimenti e rinvii alla cultura giapponese del costruire, con le sue particolarità storiche e legate alle caratteristiche ambientali del Paese. Dove la frequenza di eventi sismici anche molto distruttivi ha imposto grande attenzione al tema della resistenza degli edifici e della sicurezza. L’archistar ha illustrato con dovizia di informazioni anche tecniche le soluzioni adottate nella progettazione e poi nella realizzazione del padiglione del Giappone all’Expo di Milano, vincitore della medaglia d’oro tra tutti i padiglioni dell’esposizione. Una struttura senza presenza di metalli, interamente in legno, con incastri calcolati fino al millimetro anche per resistere ad un terremoto di magnitudine 7, come tutti gli edifici firmati da Katagawara. 200 metri di padiglione di grande resistenza, funzionalità e anche cura dell’estetica, come le altre opere realizzate in Giappone, ma anche all’estero. Vari esempi di costruzioni in legno, perfino con inserimenti di vetro, frutto di un grande studio dei materiali, che hanno dimostrato di resistere a sismi disastrosi. Come il “Big Palette”, a Kukushima, l’unico edificio rimasto in piedi dopo il terremoto, tsunami e disastro nucleare di Fukushima. In quella struttura trovarono accoglienza tremila sfollati, che poi, una volta trasferiti dal governo in alloggi di sistemazione temporanea, sono voluti tornare indietro dopo pochi mesi.
Una ricerca che prosegue, quella di Katagawara per la sicurezza degli edifici, sperimentando nuovi materiali ma anche un rapporto più rispettoso e consapevole con l’ambiente naturale, tema molto presente nella sua esposizione. E poi i nuovi progetti, dal grattacielo di 40 piani in corso di realizzazione a Tokyo a dialogo avviato con l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia di Napoli per le nuove tecnologie antisismiche.
A consegnare i premi PIDA per la Fotografia architettonica a Chemollo e PIDA Internazionale a Katagawara sono stati il vicesindaco del Comune di Ischia, Luigi Di Vaia, che ha sottolineato il sostegno dell’amministrazione all’iniziativa del PIDA, fonte di utili spunti di riflessione anche per la programmazione sul territorio, e Carlo Luisi per Ruregold, tra gli sponsor della manifestazione.