Ischia News ed Eventi - I progetti di ricostruzione del workshop del PIDA “Protopia Maio”

I progetti di ricostruzione del workshop del PIDA “Protopia Maio”

Protopia Maio architetti al lavoro

Architettura
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Meno di una settimana. Sei giorni intensi, dall’arrivo a Ischia lunedì 10 settembre, neanche il tempo di guardarsi intorno e già l’impatto con la zona terremotata sotto all’Epomeo, nel cuore di Casamicciola, fino a ieri sera, quando hanno avuto la possibilità di illustrare le loro idee progettuali.

Così i 32 studenti delle Università di Roma Tor Vergata, di Palermo e “Federico II” di Napoli, che hanno partecipato al workshop del PIDA – Premio Internazionale Ischia di Architettura – “Protopia Maio”, hanno offerto all’isola i primi disegni e rendering di una ricostruzione possibile nell’area del Maio. Anzi, tre opzioni, giacchè i tre gruppi universitari hanno prodotto progetti diversi, seppure con alcuni elementi comuni molto forti. Innanzitutto, un ruolo di primo piano assegnato al verde e alla natura del luogo, poi la volontà di conservare tracce di memoria di com’era il luogo prima del 21 agosto 2017, l’uso di tecnologie e materiali che garantiscano sicurezza ed efficienza energetica, attenzione alla ricostituzione del patrimonio abitativo unitamente a nuove opportunità economiche, privilegiando soluzioni dai costi contenuti.

Per i loro percorsi, i tre gruppi, seguiti dai tutor delle rispettive università e coordinati dal professor Atsushi Kitagawara, dopo il sopralluogo al Maio, sono partiti dalle indicazioni sulle esigenze e le richieste dei terremotati emerse dalle tecnologie partecipative che li avevano coinvolti nei giorni precedenti. E a questo si sono aggiunti lezioni e aggiornamenti del sismologo, del naturalista, dell’architetto della zona terremotata, dell’esperto di bioclima. Con l’indicazione per tutti di ricostruire ex novo, presupponendo l’abbattimento dell’esistente.

Il gruppo di Roma Tor Vergata ha firmato il progetto “Maior”. Quattro i punti di riferimento individuati sul campo: l’ingresso della zona, la Chiesa del Purgatorio, la casa divenuta simbolo del sisma e le Terme La Rita già non attive. Quattro punti di partenza per il progetto che prevede per La Rita un grande parco termale aperto, immerso nel verde. Considerata la vicinanza del monte e la prossimità del mare, i ragazzi hanno pensato ad un rilancio economico con percorsi trekking tra collina e costa. Appassionati di turismo naturalistico che potrebbero trovare alloggio in zona, creando un albergo diffuso. Gli alloggi per le singole famiglie potrebbero prevedere stanze per i turisti. Oltre alle strutture abitative, ci sono una scuola primaria e per l’infanzia e la chiesa. Il verde è molto presente ovunque, negli spazi pubblici e tra le strutture, tutte dotate di un orto, fruibile anche dagli ospiti, che è stato individuato come una caratteristica identitaria del luogo e della comunità. Le case sono di legno, di forma regolare cubica, in Xlam utile per l’isolamento e l’efficienza energetica e con un tetto verde, per il raffrescamento estivo. Una parte significativa delle macerie, frantumata, potrebbe essere utilizzata per il basamento dei moduli abitativi, che sarebbero dotati di impianti geotermici per il riscaldamento. All’ingresso dell’area ricostruita, una quinta scenica recupera i segni della tipica architettura ischitana.

Il progetto dell’Università di Palermo si chiama “InterNa”, per indicare gli interni da realizzare, ma anche l’elemento verde che entra dentro il progetto. Guardando l’isola dall’Epomeo al mare, si nota la cesura provocata dal sisma: si tratta di ridare continuità a ciò che è stato interrotto. Per il gruppo siciliano il riferimento principale prescelto è l’asse viario di via D’Aloisio, da rafforzare anche esteticamente con una quinta lunga tutto il percorso, bucata in alcuni tratti, costruita con le macerie, che sia segno della memoria. Lungo questo asse compatto ma anche molto verde andrebbero a disporsi le nuove case a patio, per creare altri spazi verdi, in modo da creare continuità fisica e visiva con il contesto. Sul muro è previsto un camminamento pedonale, per passeggiare e ammirare il panorama. La strada carrabile, prevede una pista ciclabile e marciapiedi sui lati all’ingresso delle case. Queste, realizzate mantenendo le tracce preesistenti, utilizzano l’energia rinnovabile del sole, la ventilazione naturale, sono costruite secondo criteri ecosostenibili. I materiali sono tutti isolanti: fibra di legno, profilati autoportanti molto usati negli Stati Uniti, pannelli di fiocchi di canapa e mattoni in terra cruda.

Gli studenti della “Federico II” di Napoli sono partiti dal mito di Tifeo e dalla cultura del luogo, riprendendo il tema di Pithekoussai per sottolineare il legame con la terra degli isolani e, al tempo stesso, il forte legame con l’acqua. Dell’isola dominata dalla natura, che si ritrova nelle vedute dell’800 precedenti al terremoto del 1883, è stata mutuata per il progetto “Terra emersa” l’idea di far pervadere lo spazio da ricostruire proprio dalla vegetazione lussureggiante del luogo, attraverso un percorso pittoresco, in armonia tra architettura e natura. Per l’area de La Rita, a rischio idrogeologico, si è pensato ad un parco termale completamente aperto. Anche in questo caso, via D’Aloisio è la spina del progetto: una strada pedonalizzata, che consentirebbe anche la soluzione del problema delle acque meteoriche. Per le strutture da realizzare, hanno pensato che la sicurezza possa essere garantita non solo dalle caratteristiche dei moduli, ma anche da interventi sul suolo sottostante con l’inserimento di terreno più plastico, in grado di smorzare le sollecitazioni sismiche. L’idea è di creare delle zolle come luoghi sicuri in cui restare, non scappare in caso di un nuovo evento sismico. Zolle sui cui costruire moduli singoli o aggregati per più famiglie, in calcestruzzo armato con riscaldamento geotermico. E altre zolle per ospitare la chiesa, con un piazzale antistante, un albergo diffuso e la scuola.

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