Ischia News ed Eventi - Il bambino dal cuore d'oro e l'erba miracolosa

Il bambino dal cuore d'oro e l'erba miracolosa

Poesie e racconti
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Racconto di Natale

Questa storia racconta di un bambino, un bambino dal cuore d’oro, che abitava nelle terre eternamente innevate di Borgo Felice. Le luci e le decorazioni scintillavano piene di allegria per le strade del paesino in festa e i fiocchi di neve continuavano ad ondeggiare nella fredda aria invernale per poi adagiarsi con movimento lieve sul lastricato delle vie, sui sentieri, sui tetti delle abitazioni, sui comignoli.

Era la vigilia di Natale, ma a casa del piccolo – Giacomo, questo era il suo nome – non c’era alcuna felicità perché non c’era motivo per essere felici: i genitori, angosciati, erano preoccupati per la salute dell’altro loro figlioletto, Giulio, di un anno appena, affetto da un terribile ed inguaribile morbo. Proprio quel giorno, un giorno che non sarebbe stato per nulla gioioso per quella povera famiglia che viveva negli stenti, mentre fuori gente che andava e veniva era tutta presa nelle ultime compere alla ricerca del regalo perfetto, il padre, tutto rattristato, costretto a lustrare le scarpe di qualche ricco signore che s’apprestava a partecipare ad un qualche abbondante banchetto, affidò a Giacomo un compito molto importante e non semplice: andare a Paese Lontano presso la bottega del farmacista a procurarsi con l’unico soldo rimasto in casa la medicina adatta a lenire – e a lenire soltanto – il dolore dello sventurato Giulio che si dimenava e piangeva senza darsi pace per quella sua incurabile e rara malattia.

Giacomo aveva un cuore d’oro: voleva bene al piccolo fratello che aveva visto nascere, voleva bene al padre che gli aveva dato l’incarico, voleva bene alla madre che se ne stava triste presso il misero figlio morente. Ecco, ora che lui doveva uscire per andare a Paese Lontano, la mamma gli stava rammendando qualcosa da mettere sulle spalle, lei che non poteva allontanarsi dal capezzale del povero figlioletto: così Giacomo si fece forza e intraprese il lungo e faticoso cammino. Allontanandosi da casa, sentiva dentro di sé agitarsi opposti sentimenti, tra cui però di certo predominante era l’amore per l’infelice fratellino che gli avrebbe fatto superare qualsiasi difficoltà. Purtroppo però sul cammino del nostro povero Giacomo c’era qualcosa che né lui, né suo padre avevano previsto.

Incontrò Albio, un bambino esattamente come lui, solo un po’ più “monello” di lui. Albio gli chiese se voleva venire a giocare con lui, dicendogli anche che lì vicino c’era un paese fantastico chiamato il Bosco dei Giochi. Giacomo ci pensò un po’ su e anche se in cuor suo sapeva che non poteva fermarsi a trastullarsi, date le terribili condizioni del fratello morente, pensando che fosse presto e ci fosse tempo per andare a Paese Lontano, accettò la proposta di Albio. Questi lo condusse in un bosco oscuro dove non filtrava luce e i bambini a frotte si divertivano con mille giochi. Anche Giacomo prese a giocare e spese il suo soldo per comperare un trenino variopinto. Era tutto così bello, un vero Mondo dei Balocchi. Sembrava dovesse durare in eterno, ma a un certo punto il bosco disparve, e Albio e tutti gli altri bambini d’improvviso si dileguarono non perché fossero fuggiti via, ma piuttosto come se non ci fossero mai stati. E anche il trenino di Giacomo scomparve, il bel trenino dipinto per cui aveva speso il suo unico soldo.

Dopo l’euforia, ecco Giacomo provò una terribile disperazione. Cosa avrebbe fatto ora? Ora che non c’era più il sole e la sera avanzava a lunghi passi? Ora che per di più aveva dato via il suo misero unico soldo per nulla? Nonostante tutto, il bimbo dal cuore d’oro, che s’era lasciato distrarre dai vani allettamenti del Bosco dei Giochi, prese coraggio e s’incamminò verso Paese Lontano. Aveva freddo ora, e anche paura. Lo cingeva d’intorno l’oscurità. Quando giunse finalmente nel luogo in cui il caro padre lo aveva mandato, era notte fonda e non una luce illuminava il piccolo borgo montano. Giacomo vide la grande insegna della bottega del farmacista, che naturalmente però era chiusa. Affranto, si sedette sul margine di una vecchia cascina abbandonata e scoppiò in lacrime. Fortuna volle che di lì passò un vecchio tutto ricurvo che ebbe compassione del povero bambino e si fece raccontare da lui la sua triste storia. Dopo aver ascoltato, il vecchio dalla lunga barba gli disse: “Sali su quel monte – e gli indicò la direzione col dito – lì troverai l’erba miracolosa”. “L’erba miracolosa?!” ripeté con aria tra l’interrogativo e lo stupito il piccolo Giacomo. “Guarirà tuo fratello immediatamente – continuò il vecchietto – è un’erba rarissima che mai nessuno ha raccolto fino ad ora: è proprio sulla cima. Ma per prenderla occorre un cuore puro. Ecco, tieni – e così dicendo gli porse una lanterna, un pupazzo di stoffa e un sacco di tela – Fanne buon uso”.

Così detto, il vecchio scomparve e Giacomo – che aveva ripreso a sperare – si inerpicò lungo l’erta difficile e ripidissima del monte. Subito adoperò la lanterna che gli aveva fornito il caro vecchietto per illuminare il sentiero scosceso. Aveva paura anche perché di lontano sentiva alcuni lupi ululare famelici. Dopo che furono trascorse alcune ore e dopo molto camminare, Giacomo raggiunse la cima. Ecco, era arrivato, finalmente avrebbe strappato l’erba miracolosa e l’avrebbe portata al fratello; era al colmo della felicità. Sulla cima, però, non c’era nulla: non un rovo, non una pianta, non un misero fiore – solo neve. Allora il bimbo cominciò a dubitare: il vecchio forse lo aveva ingannato? Era stato forse miseramente preso in giro? Fu allora che sentì una flebile voce: “Giacomo, ascoltami!”

“Da dove proviene questa voce?” chiese il bambino, girandosi attorno meravigliato. “Chi sei? Rispondi!”

“Giacomo, sono io, il pupazzo di stoffa”

“Cosa? Tu parli!?”

“Ascolta. Il vecchio mi ha detto di dirti questo: Ora cerca nel tuo cuore!”

“Cosa devo cercare? Parla, pupazzo mio! Parla!”

Ma il pupazzo tacque: le sue labbra di stoffa non articolarono più alcun suono.

Fu così che Giacomo, pieno di sconforto, prese a scavare nel suo cuore, ma nel suo cuore non trovò altro che tristezza. Così iniziò a piangere ininterrottamente. E dopo qualche attimo accadde qualcosa di stupefacente: dal manto bianco della neve, colpita e irrorata dalle sue lacrime che scendevano copiose pian piano inizia ad elevarsi come da fertilissimo e fecondo terreno una pianta alta e bella, tanto luminosa e splendente che Giacomo poté persino spegnere la lanterna. Era quella l’erba miracolosa! Il bimbo era felice: il miracolo era avvenuto grazie al suo cuore puro.

D’improvviso anche le stelle, commosse quasi dal coraggio e dalla bontà di Giacomo, iniziarono a palpitare e a piangere e subito una fitta e misteriosa pioggerellina d’oro prese a cadere dal cielo. All’istante una miriade di monete d’oro, le lacrime copiose delle stelle, ricoprì il suolo. Giacomo, esterrefatto e incredulo, dopo esser rimasto fermo per qualche attimo, prese il sacco che il vecchietto dalla barba bianca gli aveva donato e lo riempì delle monete cadute dal cielo, affondando le braccia nell’insperato tesoro. Poi, col cuore colmo di gioia, si diresse verso casa. Giunto lì, grazie all’erba miracolosa salvò il piccolo dolorante fratellino! E poi si mise a raccontare ai suoi genitori la sua avventura e ripensando ad essa, comprese di aver imparato a prendersi cura del dolore altrui e a non dimenticarsene come invece aveva fatto nel Bosco dei Giochi. Così finisce la storia del bambino dal cuore d’oro, per la cui generosità d’animo quella famiglia di Borgo Felice non fu più costretta a tormentarsi nel dolore e nella povertà. Quando l’indomani si festeggiò il Natale, quello fu un Natale di gioia anche per loro. E da quel momento in poi … vissero tutti felici e contenti.