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Profilo di Riccardo Lombardi

Lombardi Riccardo

Storia
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Trent’anni fa, il 18 settembre 1984, morì Riccardo Lombardi. Era nato in Sicilia, a Regalbuto, il 16 agosto 1901, ma si era trasferito giovanissimo a Milano per frequentare il Politecnico. Ma in quegli anni matura anche la sua vocazione politica, che si svolge all’inizio nella sinistra del Partito popolare animata da Guido Miglioli e da Francesco L. Ferrari. Dopo il delitto Matteotti si avvicina a Turati ed agli altri riformisti che avevano dato vita al Partito socialista unitario, per aderire poi, negli anni ’30, al movimento di Giustizia e Libertà fondato dai fratelli Rosselli. E’ fra i principali animatori della lotta clandestina e della guerra di liberazione. Il 25 aprile 1945 farà parte, in rappresentanza del Partito d’Azione, della delegazione del Comitato di liberazione che raccoglierà la resa di Mussolini all’Arcivescovado di Milano.

Nel 1947 - quando si scioglie il Partito d’Azione, di cui è segretario - aderisce al Psi. E nel 1948, dopo la sconfitta del Fronte popolare alle elezioni del 18 aprile, con Fernando Santi, Alberto Jacometti e Vittorio Foa guida la mozione autonomista che vince il congresso di Genova, e diventa direttore dell’Avanti!. Un anno dopo, però, al congresso di Firenze vince la corrente frontista guidata da Nenni e Morandi, e Lombardi viene sostituito da Sandro Pertini. Per il Psi comincia una notte stalinista che si concluderà solo nel 1956, in occasione della repressione sovietica della rivoluzione ungherese.

Comincia la lunga incubazione del centro-sinistra, di cui Lombardi, che dopo la svolta autonomista di Nenni si è alleato con lui, sarà fra i principali protagonisti con Antonio Giolitti, uscito dal Pci dopo l’ingresso dei carri sovietici a Budapest. Lombardi e Giolitti partecipano attivamente all’elaborazione del programma del centro-sinistra, insieme con gli intellettuali laici del Mondo e con la parte più moderna della cultura cattolica (da Pasquale Saraceno a Siro Lombardini, da Achille Ardigò a Giuseppe Lazzati). E’ questo l’ambito in cui si concepisce il disegno della programmazione economica e si mettono a punto le principali riforme che verranno realizzate dal governo Fanfani, dalla scuola media unica alla nazionalizzazione dell’energia elettrica.

Non andrà in porto, invece, la riforma urbanistica, contro la quale si schiera la neonata corrente dorotea che nel frattempo ha messo in minoranza Fanfani in seno alla Dc. Il centro-sinistra cambia segno. Non è più un’alleanza riformista che mira a mettere in crisi il Pci, ma diventa una formula di governo funzionale alla stabilizzazione di un sistema politico ad egemonia democristiana. Perciò Lombardi rompe con Nenni, ma al tempo stesso rifiuta di seguire la sinistra socialista nella scissione che nel 1964 darà vita al Psiup.

Lombardi infatti non è filocomunista, ma si definisce “acomunista”, il che non gli impedisce di polemizzare aspramente col Pci e di battersi per una radicale ristrutturazione della sinistra. In questa prospettiva, nel 1969, fonda una Associazione di cultura politica (Acpol) con Livio Labor, Carlo Donat Cattin e Pierre Carniti. L’obiettivo è quello di offrire un terreno comune alle forze socialiste e cattoliche che avevano concepito il disegno del centro-sinistra riformista impegnato a sfidare il Pci. Lombardi non è neanche riformista in senso classico, perché intuisce i limiti delle tradizionali politiche redistributive delle socialdemocrazie ed auspica riforme di struttura che redistribuiscano piuttosto i poteri. Anche per questo Lombardi si ispira a Mitterrand, che ha rianimato il socialismo francese aprendo alla sinistra cattolica di Jacques Delors ed ha sfidato il Pcf proponendo un programma comune della sinistra.  

Ma mentre Lombardi propone l’alternativa, Berlinguer lancia la strategia del compromesso storico, partendo dalla tesi per cui non basta una maggioranza elettorale (magari del 51%) per governare. Anche per questo, nel 1976, Lombardi non boccia pregiudizialmente l’avvento di Craxi alla segreteria del Psi, e partecipa poi con sempre maggiore convinzione alle iniziative promosse dal nuovo segretario per rafforzare il profilo autonomo del Psi: sostiene il Progetto socialista del 1978, partecipa attivamente alla Conferenza di Rimini del 1982, e si schiera decisamente con Craxi nella battaglia per salvare la vita di Aldo Moro.

Nella sbrigativa vulgata delle cronache politiche Lombardi è stato spesso presentato come un visionario. Ma se si pensa che oggi ad invocare “riforme di struttura” (ed a cercare di “cambiare la locomotiva mentre il treno è in corsa”) sono i massimi vertici dell’economia europea, si può dire che semmai ha peccato di presbiopia. E se si constata la fine che ha fatto quel sistema politico che Lombardi voleva cambiare, non si può che ricordarlo col rispetto che si deve ai prercursori.