Ischia News ed Eventi - Ischia Film Festival 2018, Federico Buffa “racconterò la guerra in Jugoslavia”

Ischia Film Festival 2018, Federico Buffa “racconterò la guerra in Jugoslavia”

Muccino Impacciatore abbraccio ad Ischia

Cinema
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Gabriele Muccino ritira il Plinius Award, Alessandro Rak parla del nuovo progetto della Mad Entertainment.
Terza serata per il XVI Ischia Film Festival ricca di ospiti ed eventi, a partire da Gabriele Muccino, che torna sull’isola pochi mesi dopo la sua lunga permanenza per le riprese di A casa tutti bene. Un film che, come ammette lo stesso regista, è stato molto importante per lui.

“Avevo bisogno di tutta l’artiglieria disponibile per poter raccontare nel modo più epico possibile una storia che si era nutrita nel tempo e che ha trovato finalmente una valvola di sfogo. Sono felice di essere di nuovo, perché tutti noi ci siamo nutriti della linfa dell’isola e ho avuto personalmente un viaggio unico, e dopo undici film lo posso dire”. Un viaggio fatto con un cast eccezionale e in rappresentanza dei diciannove protagonisti sono venute Sabrina Impacciatore e Sandra Milo. Gabriele Muccino tornerà questa sera, martedì 3 luglio, nella Piazza d’Armi del Castello Aragonese per ricevere il Plinius Award dalle mani dei direttori artistici Michelangelo Messina e Boris Sollazzo, e la cittadinanza onoraria di Ischia da quelle del sindaco di Ischia.

Raccontare storie, questo è stato il tema della serata di ieri, e chi meglio di Federico Buffa che ha portato al festival le 5 puntate di ’68, un viaggio attraverso cinque città e i tanti eventi che hanno caratterizzato l’anno che ha segnato il punto di svolta del XX secolo. Un tour de force anche produttivo, 300’ di grande televisione girati in tre settimane “nei luoghi dove sono successe davvero le cose” e un fondamentale contributo alla preservazione della memoria, un tema particolarmente caro a Buffa, che ha perso la madre malata di Alzheimer. Un percorso che continuerà come ha rivelato proprio durante l’incontro con il pubblico dell’Ischia Film Festival. “Nel prossimo spettacolo teatrale racconterò la Jugoslavia dell’inizio degli anni ’90. Come al solito il pretesto è una storia di sport, perché l’ultima Jugoslavia che gioca il mondiale italiano del ’90 è una storia straziante. Ivica Osim è l’allenatore di una squadra che sta soltanto aspettando la fine del torneo per disgregarsi, con il rischio che i componenti della squadra che sanno che dal giorno dopo si sarebbero potuti sparare a vicenda, come poi è realmente successo. I ragazzi italiani non si rendono conto che l’ultima guerra mondiale si è combattuta a pochi metri da casa nostra, a Gorizia ci sono ancora i segni dei proiettili sui muri. Oltre alla storia di quello spogliatoio, ci appoggerò la storia di Ana Mladić, figlia di Ratko, criminale di guerra, che si suicidò al ritorno di un viaggio a Mosca durante il quale i suoi amici gli svelarono chi fosse realmente suo padre. E si uccise, sparandosi con la pistola preferita del padre. Due storie che viaggiano in parallelo e che ho scelto anche per poter avere sempre una figura femminile, perché le donne fanno la storia dell’umanità. Spero di poter dare uno stimolo ai tanti ragazzi italiani che vengono a vedermi a teatro”.

Anche Alessandro Rak racconta storie straordinarie, come quella di Gatta Cenerentola che il regista ha presentato al pubblico della Cattedrale dell’Assunta. Anche a Rak ha dato qualche indicazione sul prossimo progetto della Mad Entertainment. “Stiamo già lavorando, corposamente, ed è incentrato sul tema della libertà e del guardare alla società da un punto zero, mettendo in discussione tutto quello che diamo per scontato, a partire dalle relazioni tra le persone, raccontate senza filtri e mediazioni”. Una storia che già da queste prime parole si preannuncia affascinante.

Un’altra storia importante è stata raccontata ieri all’Ischia Film Festival, quella di Skampia, documentario di Andrea Rosario Fusco presentato in anteprima mondiale. "È difficile entrare in quelle zone, non puoi se la gente che le vive non si fida di te" ha dichiarato il regista. "Ci ho messo un po’ di tempo, ma una volta riuscito ho spiegato che volevo fare un lavoro diverso, non raccontare Scampia attraverso la malavita, ma attraverso la vita di chi vive quella quotidianità, anime che non fanno rumore ma che lo subiscono”.

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