Un servo abbracciato a un fiasco dorme sulle scale e sogna il mare. Il suono della risacca accompagna l’apertura del sipario, mentre nella penombra notturna un candeliere, al centro di una lunga tavola imbandita per metà, illumina la scena.
Il servo si sveglia, attraversa il palcoscenico, allunga lo sguardo su una quinta, versa il vino in un calice e beve, ancora un po’ assonnato, per poi recitare i versi del Don Giovanni di Baudelaire. Così incomincia “Vita, avventure e morte di Don Giovanni”, lo spettacolo interpretato dai giovani studenti del Liceo Statale Ischia e andato in scena al Teatro Bonci di Cesena per la XIX edizione del Festival Nazionale del Teatro Scolastico “Elisabetta Turroni”.
Una performance costruita intorno alla parabola fortunata del più celebre seduttore: dagli apologhi che ne videro la nascita in ambito religioso e devozionale - dove il giovane aristocratico è additato come seguace di Machiavelli per il suo scandaloso ateismo- al ritratto ambiguo che ne fa Moliere, dalle avventure amorose del cavaliere galante nei canovacci della Commedia dell’Arte e nei numerosi libretti di Opera Buffa fino alla morte per mano di Goldoni, che ridicolizza i drammi che vedono protagonista Don Giovanni con una condanna senza appello. Quando ho proposto ai ragazzi del laboratorio teatrale di lavorare sul personaggio di Don Giovanni, non pensavo al libertino, o al seduttore, ma al giovane che si fa beffe delle convenzioni sociali, che si ribella alla tronfia pretenziosità dei parrucconi in poltrona e che vuole smascherare l’ipocrisia.
Credevo che l’idea del conflitto generazionale potesse essere interessante e vicina alla sensibilità dei miei attori in erba. In parte è stato così, ma il gioco teatrale ha poi preso il sopravvento. Ho visto, prova dopo prova, ciascuno dei partecipanti affinare la sua scelta interpretativa, aderire al personaggio con la forza del talento, ma anche con la freschezza e la verità del proprio vissuto. E quel che mi ha commosso è che, in questo modo, sono stato partecipe delle speranze, delle paure, delle aspirazioni e delle passioni che, volta per volta, si traducevano nel travestimento estetico che chiamiamo “recitazione”.
E’ un percorso già intrapreso altre volte e in altre esperienze di laboratorio, e tuttavia in quest’occasione con un coinvolgimento emotivo e un‘empatia “artistica” davvero rari. Insomma, molto spesso il regista ha ceduto il posto allo spettatore, spettatore della vita prima che del teatro, e cioè della capacità di ciascuno di costruire tassello per tassello la propria idea di bellezza, e questo è stato per me un privilegio autentico per il quale benedico la sorte. Il laboratorio teatrale del Liceo Statale Ischia vanta una tradizione quasi ventennale, con un repertorio molto vario che include classici del teatro greco, opere di autori moderni come Bertolt Brecht, Erri De Luca e Woody Allen, e ancora trasposizioni di romanzi, come il Satirycon di Petronio e Cecità di Saramago.
Già negli anni scorsi alcuni lavori erano stati selezionati al concorso di Cesena e due di essi erano stati insigniti del Primo Premio. La partecipazione al Festival Nazionale non è solo il coronamento di un lungo lavoro, ma rappresenta per gli studenti che vi partecipano la possibilità di confrontarsi con i compagni di altre scuole provenienti da tutta Italia, di misurarsi con un palcoscenico prestigioso ed entrare in contatto con uno staff di tecnici di straordinaria competenza. La giuria della XIX edizione, composta da Lusiana Battistini, Franco Bazzocchi, Michele Di Giacomo, Claudio Longhi e Franco Pollini, ha assegnato il Primo Premio al nostro lavoro, con la seguente motivazione: “Don Giovanni è un mito archetipo di lunga durata, come dimostra la ricerca sui testi e sulle diverse letture del personaggio: questo è il presupposto fondamentale dell’allestimento, centrato su un’interpretazione atea e libertina del nostro protagonista. La pluralità di fonti viene fusa con fluidità e abilità registica in una scrittura scenica che valorizza gli stili recitativi, corrispondenti alle epoche e alle culture dei testi di riferimento.
Sono molto bravi i ragazzi che passano con naturalezza da un registro all’altro - teatro dei burattini, commedia dell’arte, opera buffa, teatro contemporaneo -, dimostrando una straordinaria qualità di recitazione, pur nella semplicità degli elementi scenici, utilizzati con grande precisione ed efficacia.” Ringrazio il Preside Calise che ha creduto e crede nel nostro progetto, la prof. Rosa Impagliazzo, tutor del laboratorio, infaticabile e generosa, e il prof. Calvano che ci ha accompagnato in questa straordinaria avventura. A Daniele Boccanfuso, Irene Esindi, Giulio Cigliano, Angelo Iacono, Ilaria Migliaccio, Antonio Manzi, Pietro Desimio, Riccardo Scotti, Alessandra Toscano, Lucrezia Mandolini, Gaia Greco, Ilaria Postiglione, Giulia Scotti, Irald Isufi, Giulia Mattera e Luca Topo, va il mio debito di riconoscenza, indelebile. In seguito le impressioni di alcuni dei ragazzi prima citati.
Angelo Iacono, 19 anni
La vittoria al Bonci è stata il “dulcis in fundo” del mio percorso liceale. Cesena è un posto che mi resterà nel cuore, un posto dove un “chi è di scena?”, sussurrato dai tecnici, è stato preludio di ansia da palcoscenico, tremolio alle mani, applausi sinceri e di una vittoria che mi ha lasciato incredulo e commosso.
Irene Esindi, 18 anni
Ho seriamente creduto di poter vincere solo quando Salvatore, il nostro regista, ha scommesso che in caso di vittoria si sarebbe tatuato una rondinella. Il karma punisce sempre gli uomini di poca fede! E l'impegno, la dedizione e la passione pagano: ho imparato questo, finalmente. Firmato Donna Elvira dal convento
Daniele Boccanfuso, 18 anni
"E' la seconda volta che partecipo al Festival, lo scorso anno ero Edipo, ma in questa edizione vestivo i panni di Don Giovanni. All'uscita del Teatro, dopo la proclamazione del Primo Premio, c'era un tramonto bellissimo, uno dei più bei tramonti che abbia mai visto"