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L’Angelo della Torre

Chisa di San Michele Arcangelo in Sant'Angelo

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"Scendendo verso la marina, ecco apparire S. Angelo, chiuso nella sua pace. Sfuggito all'amplesso dell'Isola, primo fra tutto, spicca l'isolotto omonimo con le sue ripide scoscese sopra gli scogli dirupati e dilavati dalle onde, accessibile soltanto da Nord-Est a mezzo d'una lingua di sabbia lunga metri 119,50 e larga metri 30 che lo salda all'Isola. E' una roccia di origine vulcanica alta 105 metri. Un ciclopico altare verso il cielo, un altare dai mistici e storici fastigi dove s'instaurò il culto dell'Arcangelo Michele, l'Angelo protettore che ha dato nome al villaggio".

Don Pietro Monti (1915 – 2008), il prete-archeologo che scoprì, negli anni '50 del '900, che il pavimento della sua chiesa, il Santuario di Santa Restituta a Lacco Ameno, conteneva un tesoro di memorie antiche, così descrive S. Angelo nella sua opera poderosa sulla Storia e l'Archeologia dell'isola d'Ischia.

Su quell'isolotto i Monaci Benedettini verso l'anno mille eressero un piccolo monastero che abbandonarono nel 1432 ma lasciarono il culto per l'Arcangelo Michele. C'era anche una chiesetta con una torre di avvistamento che andarono distrutte nel bombardamento inglese del 1808. Da allora l'isolotto è abbandonato. Il piccolo villaggio di pescatori cominciò a svilupparsi verso la marina con le case abbarbicate sulla roccia. La tradizione popolare racconta che la piccola statua di San Michele Arcangelo fu portata in una piccola chiesetta al di sopra del villaggio chiamata "S. Maria a Terra" che un sacerdote, Don Giuseppe Iacono, di ricca famiglia di possidenti e commercianti del vino,ampliò anche con donazioni terriere nel 1850 per farne una Parrocchia che ebbe il riconoscimento canonico solo nel 1905. La chiesa sorse proprio vicino al minuscolo cimitero il cui suolo era stato donato dallo stesso Don Giuseppe Iacono . La chiesa ed il cimitero sono separati soltanto dal minuscolo sagrato.

Don Vincenzo Fiorentino, l'attuale parroco di San Michele a S. Angelo, che è la più piccola delle 25 parrocchie dell'isola con una comunità di circa 700 anime, mi accoglie in una caldissima giornata di agosto proprio su questo minuscolo sagrato che – mi dice – è anche "il luogo delle riunioni con il comitato per i festeggiamenti in onore di San Michele" che si tengono a S. Angelo il 29 ed il 30 settembre di ogni anno anche se le date, mi spiega, sono infrasettimanali come quest'anno il giovedì per il 29 ed il venerdì per il 30.

Don Vincenzo Fiorentino ha 81 anni ma non li dimostra. E' figlio di contadini della vicina frazione di Panza e la longevità è di casa nella sua famiglia, isolana da secoli. Sua madre è morta a 100 anni.

E' parroco di S. Michele da 49 anni, mi dice, ed è il terzo parroco dall'erezione in parrocchia dopo Don Giuseppe Iacono e Don Luigi Trofa, un grande sacerdote ed educatore che fu parroco dal 1913 fino al 1962. Nel piccolo cimitero accanto alla chiesa riposa per sua volontà anche un altro grande sacerdote di S. Angelo, Don Pasquale Polito (1907-1994), storico e scrittore dell'isola d'Ischia che nelle sue memorie ricorda l'insegnamento di Don Luigi Trofa.

"Qui faccio di tutto. Dal prete al sagrestano e perfino il custode del piccolo cimitero che gli abitanti di S. Angelo tenacemente difendono perché essendo ormai in pieno centro abitato rischia di essere chiuso" mi dice Don Vincenzo che vive, per sua scelta, nel piccolo appartamento della canonica da dove si vede un panorama mozzafiato sul villaggio e sulla marina dei Maronti.

"Il culto per San Michele si perde nella notte dei tempi – mi dice – ed è stato probabilmente rafforzato dalla tradizione marinara dei "santangiolesi" che erano pescatori e navigatori trasportando il vino in tutti i porti del Mediterraneo con i loro bastimenti. San Michele si venera anche a Procida ed a Capri" spiega Don Vincenzo.

La festa di San Michele è soprattutto nella straordinaria suggestione della "processione in mare" che si tiene venerdì 30 settembre. La statua di San Michele, "guerriero e guidatore con la spada sguainata sul dragone" come lo presenta Don Pietro Monti nel suo libro, viene portata a spalle dai marinai di S. Angelo dalla chiesa scendendo per il viottolo fino alla piazzetta e da qui posta su di un peschereccio sul quale prendono posto Don Vincenzo Fiorentino, le autorità civili e militari, i membri del comitato e poi centinaia di natanti di ogni tipo con la popolazione ed i turisti a seguire la barca di S. Michele che dal porticciolo arriva fino a Punta Chiarito verso Forio per poi ,doppiato l'isolotto che tutti chiamano "la Torre", verso la Marina dei Maronti e quindi il ritorno nel porto ed in piazzetta. La processione in mare comincia alle 18 per finire verso le 20 dove in piazzetta Don Vincenzo celebra la messa di ringraziamento.

"E' una festa molto sentita dalla popolazione e molto amata dai turisti e molti da anni prenotano gli alberghi proprio in occasione dei due giorni della festa" mi sottolinea Don Vincenzo.

Chiude i due giorni di festeggiamenti , nel corso dei quali le funzioni religiose si intrecciano con i concerti della banda musicale in piazzetta, lo spettacolo dei fuochi d'artificio alla mezzanotte del 30 settembre nello specchio d'acqua di Cava Grado con l'isola di Ventotene di fronte distante 18 miglia dalla quale forse si possono anche intravedere come un saluto di Ischia, l'Isola-Madre dei Golfi di Napoli e Gaeta, alle isole ponziane –figlie dove ancor oggi vivono i "coloni ischitani" che portano i cognomi di qui come Iacono, Mattera, Taliercio. Discendenti di contadini e pescatori, uomini e donne di terra e di mare, che hanno solcato il Mediterraneo insediandosi nelle sue isole, perfino nell'Arcipelago Toscano, certi nella fede di essere guidati dall'Arcangelo Michele, il loro Angelo protettore.

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