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Francesco il pastore dei frassitelli

Francesco Mattera ultimo pastore dei Frassitelli

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Francesco è un vecchietto minuto, con occhi vispi e acuti sul viso rugoso, con lineamenti da ragazzino.

Ha trascorso la vita tra le rocce ed i sentieri dei Frassitelli, insieme al suo gregge di pecore e capre, compagne di una vita solitaria e libera.

Il suo mondo, ricco di vita intima e meditativa, è caratterizzato da silenzi e contemplazioni, tra armonici suoni della natura e il belare di quelle misteriose creature alle quali ha dedicato la sua esistenza.

Francesco è un uomo arcaico, che sembra non appartenere a questo mondo. Pare quasi un folletto dei boschi, pronto a scomparire tra le rocce, dalle quali improvvisamente appare come visione o miraggio.

Non gli fanno paura le tempeste, né il vento di Ponente che fischia impetuoso e angosciante tra quelle cime, quasi sempre ornate da grosse nuvole, cariche di pioggia e di vento. Le sue creature devono brucare l'erba tutti i giorni ed egli da buon padre di famiglia è pronto ai sacrifici e ad affrontare il tempo avverso.

Un pomeriggio di ottobre, caratterizzato da una nebbia fitta e ovattata, lo incontrai su quell'irto sentiero, col suo gregge di pecore belanti. Era l'ora del rientro, l'aria era pungente.

Incappucciato con un bastone tra le mani, Francesco parve uscire dal nulla con le sue pecore bianche che sembravano sospese nell'aria. La fitta nebbia non faceva trasparire che qualche filo d'erba, ed il silenzio era ancora più profondo. Lo salutai, ed egli mi rispose con garbo. Si allontanò piano piano su quel sentiero a lui familiare e amico, mentre la sua voce antica, che chiamava a raccolta il gregge, risuonò in quello spazio selvaggio.

La nebbia parve inghiottirlo, quasi a voler rompere l'incantesimo di una visione sublime.

Intanto laggiù, verso il mare di ponente, le nuvole bianche si diradavano, lasciando intravedere ampi sprazzi di cielo azzurro, su un mare sconfinato.

Il pastore dei Frassitelli

Non c'è più il folletto

con il suo bianco gregge.

L'erba è cresciuta

sul ripido sentiero.

Non suona il campanaccio

la capra non saltella.

Solo il vento

ruggisce

negli anfratti bui.

Ad un tratto lo vedo,

seduto sulla roccia.

Il cane abbaia

il gregge bruca l'erba

la nebbia lo avvolge

con le sue creature.

Nell'aria si diffonde

il suon di un campanaccio.

francesco_Mattera