E' una storia antica, quella del vino sull'Isola d'Ischia! E' una storia identitaria di un territorio che affonda le sue radici nel mar Mediterraneo, con i coloni greci di Eubea che, nel decimo secolo avanti Cristo,
sbarcarono nella Baia di San Montano per fondare la loro città, portando con sé la pianta della vite che, nel ricco suolo vulcanico ischitano, attecchì magnificamente. Non si sa con certezza se Ischia fu la prima colonia greca d'occidente ma senza dubbio la più settentrionale: in quanto fu conosciuta, fin dai primordi, per l'industria dei vasi di creta dai quali, come narra Plinio, l'isola trasse il suo nome più antico: Pithecusa, l'isola dei vasi. E non a caso è proprio un vaso, un piccolo skiphos , come lo chiamano gli archeologi, il reperto archeologico più importante della necropoli di Pithecusa che, risalente all'ottavo secolo A.C., fu rinvenuto a Lacco Ameno dall'archeologo Giorgio Buchner. Si tratta della così detta Coppa di Nestore, su cui è inciso il più antico testo scritto rinvenuto in Occidente:
"E' gradevole bere dalla Coppa di Nestore... ma chi da questa coppa beve, subito prenderà desiderio di Afrodite dalla bella corona."
Un graffito di tre righe, in versi esametri, inciso con uno stilo di bronzo durante le libagioni di una cerimonia funebre, che allude alla famosa coppa dell'eroe epico Nestore, descritta da Omero nell'Iliade. Una testimonianza inequivocabile della conoscenza che dell'Epos omerico avevano i coloni greci. L'antica Pithecusa era un crocevia internazionale di scambi tra l'oriente e l'occidente. Si può affermare, quindi, che la storia documentata della scrittura nasce proprio a Ischia. E da qui, attraverso i coloni greci e i loro scambi, la scrittura alfabetica si è diffusa tra i popoli italici e gli Etruschi insieme all'antica sapienza nel vinificare le uve delle viti ischitane, trasformandole in quel nettare degli dei che è il vino e che ha cadenzato nei millenni la storia dell'isola. Oggi Ischia è un territorio maturo dal punto di vista turistico, una meta che non ha problemi di appeal, grazie anche al termalismo, ma che per puntare ad una destagionalizzazione dei flussi e ad un turismo che duri dodici mesi all'anno deve assolutamente promuovere, accanto alle sue bellezze culturali e paesaggistiche, i sapori e i saperi della sua terra, perché possano diventare gli attrattori di un territorio ancora largamente incontaminato. In quanto Ischia è soprattutto un'isola di terra per la sua rigogliosa vegetazione che le ha guadagnato l'appellativo di isola verde. Bisogna riscoprire quindi i suoi orti disseminati un po'ovunque. I suoi oltre 400 ettari di vigneti per la produzione del vino d'Ischia, uno dei primi vini in Italia ad avere la denominazione di origine controllata. Le tradizioni contadine di tanti isolani che ancor oggi in oltre 5000 risultano iscritti alla Coldiretti e che rappresentano il vero valore aggiunto per il rilancio turistico dell'isola in ogni stagione dell'anno. Un rilancio rivolto alla destagionalizzazione dell'offerta turistica in cui crede fortemente Maurizio Maddaloni, Presidente della Camera di Commercio di Napoli, da noi intervistato in occasione di Vinischia 2011.
L'isola d'Ischia ha un grande valore aggiunto per destagionalizzare l'offerta turistica: i suoi giacimenti culturali come il Castello Aragonese, la Torre di Michelangelo, il Museo Archeologico di Villa Arbusto, la Colombaia di Luchino Visconti, i Giardini de "La Mortella"ma soprattutto i sapori e saperi della sua enogastronomia che non sempre vengono promossi come meritano. Quali strategie per valorizzarli e migliorarne la fruibilità in ogni stagione dell'anno?
Innanzitutto puntando su eventi che allunghino la stagionalità turistica. Realizzare attrattori turistici e culturali è un impegno di chi ha a cuore le sorti dell'isola, ma anche e soprattutto delle istituzioni. La Camera di commercio di Napoli è impegnata in prima linea su questo fronte e contribuiamo a realizzare iniziative con alto valore aggiunto su tutto il territorio isolano. Con le amministrazioni locali poi, c'è un dialogo permanente su tutti i temi legati allo sviluppo delle attività turistiche e terziarie in generale.
Nella Provincia di sua competenza sono 4 le Strade del vino che hanno come obiettivo la creazione e promozione di un'offerta congiunta e coordinata di risorse territoriali che, oltre alle produzioni enologiche, abbracci, produzioni tipiche, bellezze artistiche e paesaggistiche, gastronomia, artigianato, storia, tradizioni e cultura attraverso una rete, il più coesa possibile, di attori pubblici e privati.
Di cosa hanno veramente bisogno per rappresentare il territorio di cui sono la naturale emanazione?
C'è bisogno innanzitutto di una regia e di una programmazione unica sugli eventi. L'ente camerale partenopeo, per attitudine istituzionale, è impegnato senza sosta per realizzare le condizioni per una nuova governance territoriale. Nel corso della Convention mondiale delle Camere di commercio italiane all'estero che si è tenuta a Napoli dal 22 al 26 ottobre, abbiamo lanciato un nuovo modello di sviluppo per il turismo, puntando proprio sulla collaborazione istituzionale e sul ruolo di pivot dell'ente camerale.
L'enoturismo rappresenta un segmento del più ampio settore del turismo rurale. Può esso avere un impatto positivo non solo sulle aziende agricole, ma anche sul territorio nel suo complesso?
Certamente. A condizione però che l'enoturismo sia compreso nella programmazione e nella promozione delle attività turistiche da parte delle istituzioni preposte. Ma scontiamo troppi ritardi nella definizione e nel varo di una legge di riforma regionale del turismo. Attualmente c'è troppa frammentazione nella promozione e anche l'enoturismo è relegato, a torto, nella nicchia delle offerte destinate ad un numero limitato di turisti-clienti.
Da che dipende secondo lei il successo di una Strada del vino, al di là delle mete e degli itinerari, per attrarre l'enoturista?
Dipende sicuramente dalla capacità di realizzare un evento da segnare in rosso nel calendario delle manifestazioni ad alto valore aggiunto. Nella capacità quindi di aggregare anche e soprattutto l'offerta turistica legata al segmento enologico. Realizzando iniziative lungo tutto l'anno e in collaborazione con le istituzioni locali.
Sono 20 milioni gli italiani che affermano, secondo un rapporto del Censis, di aver svolto una qualche attività turistica inerente al vino e alla gastronomia del territorio pur non considerandosi esperti. Come si può attrarre nel territorio di sua competenza questo esercito di vacanzieri, fidelizzandolo al prodotto della nostra terra?
La Camera di Commercio può essere un esempio di come realizzare iniziative trasversali. Un evento turistico legato alla terra e al vino, deve necessariamente coinvolgere le associazioni che rappresentano i produttori, i coltivatori, ma anche gli operatori commerciali e quelli che si occupano della vendita dei prodotti turistici. C'è bisogno di lavoro di squadra, senza protagonismi e adottando scelte condivise con gli operatori locali. Serve un nuovo passo, voglio ancora sottolinearlo e con forza, per ripensare le politiche del turismo. Partendo dal territorio, dalle vocazioni delle singole località, puntando sulle diversità e sulla capacità di allungare e consolidare l'offerta.
E poi, sempre secondo il Censis, c'è un universo che si fa sentire! Quello delle donne, sempre più attratte, intorno al 25%, dal variegato mondo dell'enoturismo che, pensiamo, debba poter promuovere pacchetti turistici dedicati al gentil sesso?
Se, come accertato, nella scelta di una località c'è quasi sempre l'input femminile, allora ben vengano tutte le iniziative che puntano a coinvolgere il gentil sesso. In molti paesi europei è già un mercato forte quello delle donne single. E l'isola d'Ischia in particolare, rappresenta una meta ideale per l'offerta termale, di bellezze naturali e di divertimento di qualità.