Con l’arrivo di settembre, Ischia torna ad essere l’isola della bellezza e del benessere e, perché no, l’Isola della luce, riacquistando tutte quelle tonalità di colori del suo magnifico paesaggio, offuscate dal caldo agostano. Archiviata per ora la consueta querelle estiva, sui rifiuti abbandonati nelle strade, tra i vacanzieri, gli isolani e gli amministratori pubblici, da anni incapaci di
programmare il servizio di raccolta nel periodo di maggior affluenza turistica, mi torna alla mente l’editoriale dal titolo “L’isola della luce”, da me scritto su questo magazine per il numero del luglio 2010, perché rimasto purtroppo lettera morta e che in parte desidero riproporre ai nostri lettori per la sua inalterata attualità:
“…Una bellezza incomparabile da esaltare e proteggere, non con la semplice istituzione di un ufficio stampa unico dell’isola d’Ischia per propagandare oggi solo una bellezza che ogni giorno svanisce, ma con un atto di coraggio e di responsabilità degli amministratori e degli imprenditori isolani che da troppo tempo si dimostrano ciechi di fronte ad una natura che, violentata, si ribella, e sordi alle istanze della popolazione, pur di accontentare quelle lobby familistiche che condizionano la vita politica ischitana, in assenza di un comune unico capace di affrontare i problemi dell’isola non solo in chiave localistica. Bisogna proteggere e promuovere Ischia come un unicum, al di là di quelle dispute di campanile che hanno prodotto solo danni ed l’inutile sperpero di denaro pubblico, erogato in modo assistenziale, a causa della frammentazione del suo territorio in ben sei municipalità che vogliono dire sei sindaci, sei consigli comunali, sei aziende di smaltimento rifiuti, non coordinate tra di loro, sei polizie locali, sei di tutto insomma, con sprechi e inefficienze ormai comprovate. Si è sempre in ritardo, anno dopo anno, per affrontare l’appuntamento con la stagione turistica, in modo consono a quella che fu, un tempo, la più importante industria turistica della Campania… Ma c’è un’Ischia che cerca di lavorare anche per il bene del territorio. E nonostante le Cassandre e i Signor No locali, cerca di mettere tutti d’accordo per la realizzazione di un impianto di compostaggio di ultimissima generazione che completerebbe sull’isola il ciclo virtuoso dei rifiuti, sempre che la raccolta differenziata raggiunga gli stessi risultati in tutta l’isola. Non bisogna perdere tempo… Ma siccome, come scriveva Sallustio, “Ognuno è artefice del proprio destino”, siamo noi a dover creare una grande occasione di promozione della nostra amata isola, magari invitando subito i nostri amministratori a sedersi intorno ad un tavolo, per emanare sei ordinanze sindacali, dico sei, per bandire dal primo gennaio 2011 (allora, ora dal primo gennaio 2014!) la plastica da Ischia. Non più sacchetti di plastica, non più contenitori in plastica per detersivi, bibite, acque minerali ed altro, non più imballaggi. Ne parlerebbe subito tutto il mondo. La scelta ecosostenibile dell’isola salirebbe alla ribalta delle cronache internazionali. Ischia, l’isola no-plastic, farebbe per un volta parlare di sé in modo estremamente positivo e continuerebbe ad essere l’Isola della luce!”
Ma per tornare ad essere appieno l’Isola della luce, ci si dovrebbe chiedere che cosa c’è dietro al business dei rifiuti. Se eliminando la plastica e creando un impianto di compostaggio per l’organico si possono ridurre i rifiuti del 70-80%, con una riduzione anche delle tasse per i contribuenti, come farebbero a lucrare sul denaro pubblico le ditte che si occupano di raccolta, trasporto via gomma e via mare dei rifiuti in terra ferma? Appare evidente che il problema non si risolve eliminando completamente i cassonetti ma riducendo drasticamente i rifiuti specialmente quelli plastici, indistruttibili per decine di anni. Un’inversione di tendenza in questo senso non solo renderebbe l’Isola più pulita e accogliente ma gli restituirebbe appieno quella bellezza e vivibilità che la rendono l’Isola della luce per la straordinaria varietà dei colori del suo paesaggio!