Che Ischia sia l’isola della luce e dei colori lo si avverte subito, sbarcando nel delizioso porto naturale isolano, fatto edificare oltre 150 anni fa’ dal re Ferdinando II di Borbone, in un solo anno di lavori, là dove sorgeva il lago detto del Bagno, un antico cratere vulcanico,
incastonato in un panorama di rara bellezza, dove la lussureggiante vegetazione delle colline circostanti rappresenta ancora oggi il primo colpo d’occhio per chi giunge sull’isola verde. Un’isola in grado di ammaliare da sempre i suoi ospiti con il suo paesaggio dai forti contrasti, la sua storia antica e ancor più quella recente, essendo da secoli crocevia internazionale di culture diverse nella piena tolleranza. E a guardarla dalla cima dell’Epomeo, nell’incanto che l’ha resa famosa nei secoli, ben si comprende perché Ischia si sia guadagnata l'appellativo di Isola Verde, in quanto la sua fitta vegetazione abbracciandone i monti, insinuandosi nelle gole più impervie e ricoprendo i dolci declivi delle colline, si spinge fin sulla costa, lì dove la terra incontra il mare. Maestoso il monte Epomeo sembra vegliare sull'isola come un nume tutelare. Dalla sua vetta si offre allo sguardo una visione unica del golfo di Napoli cantato dai poeti fin dall'antichità. Per godere di quello spettacolo tanti s’inerpicano per i ripidi sentieri lungo le pendici del monte, tra i boschi di castagni, fino ad un antico rifugio scavato nella roccia, per ritrovare le suggestioni di una natura davvero incontaminata.
Non meno ricca di fascino è la campagna ischitana, modellata dal lavoro millenario di generazioni di uomini. Il suolo vulcanico, ricco di minerali, fertilissimo, è stato da sempre il grande alleato del contadino ischitano, fin da quando i primi colonizzatori greci, otto secoli prima di Cristo, introdussero le coltivazioni dell'ulivo e della vite
E con i vitigni, mise salde radici anche la cultura del vino. Tanti i piccoli coltivatori che vinificano per la famiglia, mentre aziende vinicole di consolidata tradizione producono i famosi vini doc ischitani, apprezzati dagli intenditori ed esportati in tutto il mondo. E sulle tracce della cultura del vino ci si imbatte nell'Ischia meno conosciuta, che custodisce le tipiche case rurali, le antiche cantine e i cellai scavati nel tufo, i muri a secco di pietra. Gli itinerari prediletti per queste passeggiate nel verde toccano zone di alto valore ambientale che si affacciano spesso sui panorami più belli dell'isola. E la più genuina ospitalità ischitana è pronta ad accogliere i visitatori, con degustazione del vino appena spillato dalla botte, accompagnato dai piatti tipici della cucina locale. Una cucina semplice, dai sapori genuini, esaltata dagli aromi delle erbe che crescono spontanee nei campi o tra le pietre di tufo. Immancabile la specialità tipica dell'isola, il coniglio all’ischitana, preparato secondo una ricetta che si tramanda fedelmente da secoli. Una bellezza incomparabile da esaltare e proteggere, non con la semplice istituzione di un ufficio stampa unico dell’isola d’Ischia per propagandare oggi solo una bellezza che ogni giorno svanisce, ma con un atto di coraggio e di responsabilità degli amministratori e degli imprenditori isolani che da troppo tempo si dimostrano ciechi di fronte ad una natura che, violentata, si ribella e sordi alle istanze della popolazione, pur di accontentare quelle lobby familistiche che condizionano la vita politica ischitana, in assenza di un comune unico capace di affrontare i problemi dell’isola non solo in chiave localistica. Bisogna proteggere e promuovere Ischia come un unicum, al di là di quelle dispute di campanile che hanno prodotto solo danni ed l’inutile sperpero di denaro pubblico, erogato in modo assistenziale, a causa della frammentazione del suo territorio in ben sei municipalità che vogliono dire sei sindaci, sei consigli comunali, sei aziende di smaltimento rifiuti, non coordinate tra di loro, sei polizie locali, sei di tutto insomma, con sprechi e inefficienze ormai comprovate. Si è sempre in ritardo, anno dopo anno, per affrontare l’appuntamento con la stagione turistica, in modo consono a quella che fu, un tempo, la più importante industria turistica della Campania: da decenni il porto di Forio vive dispute inenarrabili sulla sua destinazione futura, a discapito del turismo nautico, siamo a luglio a stagione ormai inoltrata, ed è ancora tutto in itinere! Per non parlare del mare dell’isola. Un’area marina protetta che di giorno in giorno langue, per la mancanza di adeguati depuratori per gli scarichi fognari. Nonostante quelle strutture di modernissima concezione e ,dicono, di comprovata efficacia, denominati Muds e Recam che la provincia ha deciso di finanziare nel numero di sette, portando così le isole d’Ischia e Procida all’avanguardia nella depurazione biologica del mare. A quando la messa in opera???
E poi le scogliere frangi flutto di San Francesco che, deturpando in modo singolare uno dei tratti costieri più belli di Forio, consentiranno la protezione del litorale dalle mareggiate e il suo ripascimento con la sabbia, prelevata dalle idrovore a 40 metri di profondità, proprio lì, nell’Area marina protetta del Regno di Nettuno!!!
Ma c’è un’Ischia che cerca di lavorare anche per il bene del territorio. E nonostante le Cassandre e i Signor No locali, cerca di mettere tutti d’accordo per la realizzazione di un impianto di compostaggio di ultimissima generazione che completerebbe sull’isola il ciclo virtuoso dei rifiuti, sempre che la raccolta differenziata raggiunga gli stessi risultati in tutta l’isola.
Non bisogna perdere tempo. Si deve avere la capacità di sfruttare nel bene anche i regali mediatici che qualche volta ci vengono fatti distrattamente da personaggi del calibro di Guido Bertolaso che, parlando del colpo in canna del Monte Epomeo, altro non ha fatto che promuovere Ischia all’attenzione di tutto il mondo. Perché non promuovere, grazie a Bertolaso, i sentieri del vulcano Epomeo, o meglio i sentieri dei crateri dell’Isola d’Ischia? L’Etna e lo Stromboli sono due vulcani in attività, meta ogni anno di centinaia di migliaia di turisti!
Ma siccome, come scriveva Sallustio, “Ognuno è artefice del proprio destino”, siamo noi a dover creare una grande occasione di promozione della nostra amata isola, magari invitando subito i nostri amministratori a sedersi intorno ad un tavolo, per emanare sei ordinanze sindacali, dico sei, per bandire dal primo gennaio 2011 la plastica da Ischia. Non più sacchetti di plastica, non più contenitori in plastica per detersivi, bibite ed altro, non più imballaggi. Ne parlerebbe subito tutto il mondo. La scelta ecosostenibile dell’isola salirebbe alla ribalta delle cronache internazionali.
Ischia, l’isola no-plastic, farebbe per un volta parlare di sé in modo estremamente positivo e continuerebbe ad essere l’Isola della luce!