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Ma così “straborda” la Città Metropolitana

Domus, Napoli città metropolitana

Economia
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Il decreto numero 383 del 16 settembre 2015 del Sindaco Metropolitano, Luigi de Magistris, con il quale si costituisce un “ Board della Città Metropolitana per la programmazione 2014-2020” merita una riflessione di ordine formale e sostanziale perché è in discussione il modo stesso di essere del nuovo ente locale – Città Metropolitana – che ha preso il posto della Provincia di Napoli e che dovrebbe “ coordinare” la pianificazione territoriale e la programmazione economica nei 92 Comuni dell’ ex-Provincia.

Nuovo ente ma ruolo antico perché il “coordinamento” della programmazione dei 92 Comuni dell’ area napoletana era già assegnato dalla legge Gava del 1990 di riforma della vecchia legge comunale e provinciale del 1934, una delle più longeve leggi italiane che è sopravvissuta al fascismo. La Provincia di Napoli avrebbe dovuto predisporre e mettere in esecuzione un Piano Territoriale di Coordinamento “sovraordinato” – cioè con validità superiore ad ogni altro strumento di pianificazione “sottordinato” come i piani regolatori comunali.

Lo stesso piano paesistico o urbanistico territoriale ipervincolista nel caso dell’isola d’Ischia, area sottoposta a vincolo ambientale ai sensi della legge fascista del 1939, (approvato nel 1995  direttamente, ai sensi della Legge Galasso del 1984) con decreto dal Ministro “ tecnico” Antonio Paolucci  sostituendosi all’inefficienza della Regione Campania che per 11 ani non l’ha saputo approvare. Un piano ancora in vigore che pur essendo stato redatto  verso la metà degli anni ‘ 90 non è mai stato approvato dal defunto Consiglio Provinciale di Napoli e mai “ vistato” quindi dalla Regione e dal Governo per la gestione “ concorrente” in materia di difesa del patrimonio ambientale.

Insomma l’eredità che riceve  la Città Metropolitana dalla defunta Provincia in materia di programmazione “concreta” è pesante. Pesante è il fallimento dell’ente “ intermedio” al quale sia la Legge Gava sia il corposo Testo Unico del 2000 assegnavano un ruolo fondamentale se non decisivo per un corretto ed efficiente decentramento amministrativo della Repubblica nel quadro “ sopranazionale” dell’ Unione Europea.

Il Sindaco della Città di Napoli è – come è noto – anche sindaco della Città Metropolitana che non ha più una propria Giunta e che quindi accorpa completamente nella sua funzione tutto il potere esecutivo (l’assemblea dei sindaci ha un ruolo del tutto marginale). L’ invenzione dei “ consiglieri delegati” da parte di De Magistris è comunque non deliberante perché la figura non è addirittura prevista dal nuovo ordinamento.Il Sindaco Metropolitano con il decreto citato ha istituito un “ board” per la programmazione 2014-2020. Termine inglese che sta per “ consiglio” o “ comitato” . Il decreto richiama le disposizioni regionali e ricorda che “ la chiusura dell’ iter per l’approvazione dei programmi regionali 14-20 è ormai prossima” e richiama anche “ la questione della capacità istituzionale delle Amministrazioni coinvolte ai vari livelli nella gestione dei fondi comunitari”  che secondo calcoli ufficiosi  (ma non è detto nel decreto) ammonterebbero  a 27 miliardi di euro per tutto il Mezzogiorno.

Così il sindaco metropolitano De Magistris nel decreto citato istituisce “ un gruppo di lavoro denominato “ Board Città Metro per la programmazione 14-20” coordinato dal Capo di Gabinetto o suo delegato avente in via principale il compito di “ individuare gli ambiti territoriali, fare una ricognizione dei progetti dei Comuni e verificarne la compatibilità, predisporre una mappatura degli attori locali”. Compito vastissimo che il sindaco metropolitano affida non ad un “ amministratore” della Città ma ad un funzionario metropolitano – il suo capo gabinetto o suo delegato – come se fosse una normale raccolta di progetti o di idee fantastiche un ruolo – pare di capire – già visto quando nel 1978 la Provincia di Napoli raccolse i progetti faraonici dei Comuni per una legge regionale numero 51 limitandosi al ruolo di passacarte dei desideri e delle aspirazioni dei Comuni senza alcun riferimento alla limitatezza dei fondi.

Il “ Board”  afferma ancora il decreto è composto dai “ dirigenti “ ratione materiae” ( qui ci vuole la conoscenza del latino per capire al tempo della semplificazione amministrazione e del linguaggio chiaro degli atti pubblici e meglio sarebbe stato scrivere per “ competenza di materia”!) dai  dirigenti della Città Metropolitana o loro delegati ed ancora ci sono i rappresentanti dell’Anci Campania e della Lega Autonomie Locali, i rappresentanti dei Comuni nei cui ambiti ricade la progettualità ed eventuali “ “ stakeholders” locali ( i “portatori di interessi”) cioè le associazioni di categoria o di volontariato civile cioè quelli che dovrebbero proporre nuovi investimenti per lo sviluppo e l’occupazione .Ogni sei  mesi il “ Board” sottoporrà  gli esiti del proprio lavoro all’ “approvazione dei competenti organi istituzionali anche per eventuale assunzione di opportune determinazioni”. Fino ad oggi il “ Board” ha effettuato una semplice consultazione con i Comuni dell’ex Provincia  i quali non hanno investito del problema gli organi “ istituzionali per le opportune determinazioni” cioè i Consigli Comunali.

A mio parere ci sono più “ idee progettuali” dei “ portatori di interesse” che dei Comuni come nel caso di Casamicciola Terme  nell’isola d’Ischia, area in crisi industriale termale, per la quale uno “ stakeholder” – l’Osservatorio sui fenomeni socio-economici dell’ isola d’Ischia (Osis) – ha proposto da tre anni un vasto programma di trasformazione urbana con la progettualità di 16 interventi strutturali ed infrastrutturali fra i quali primeggia il recupero del monumentale complesso del Pio Monte della Misericordia di 50mila mc. in completa rovina da 42 anni con una richiesta di fondi europei per almeno 100 milioni di euro.

La vicenda pare la tipica “ storia all’italiana” poiché il programma dei fondi europei 14-20 ha già due anni di vita e non si è fatto ancora nulla. L’Agenzia Nazionale per la Coesione Territoriale che dovrebbe avere in pugno tutta la gestione dei fondi europei “ non è ancora dotata di tutti gli organi tecnici che le spettano” e la “ cabina di regia” è “ ancora sulla carta” mentre entro il 31 dicembre la Città Metropolitana di Napoli al pari delle 8 Regioni meridionali e delle altre 7  “ Città” del Sud dovrebbe sottoscrivere un “ Patto per il Sud” secondo una “ road map”. E’ probabile che questo “ Patto” faccia la stessa fine dei “ Patti Territoriali” degli anni ‘ 90.

L’ osservazione finale è che c’è molta confusione e molta “ apolitica” in questa ennesima occasione di sviluppo e di riequilibrio territoriale proprio al tempo della più grave crisi economica, finanziaria e morale della società e della politica italiane. E’ tempo di un risveglio della società civile ma se c’è battesse un colpo.