Questa sera, alle 19, alla Torre di Michelangelo, da non perdere il seminario-reading dedicato al grande lusitano Nobel per la Letteratura, curato da Iaia De Marco con le università di Napoli, Suor Orsola Benincasa e L'Orientale.
ISCHIA, 17 giugno. Dopo l'introduzione di Maria Luisa Cusati, saranno la curatrice Iaia De Marco, con Maria da Graça Gomes de Pina, Teresa Gil Mendes e Rita Araujo le protagoniste de «L'isola delle parole», il seminario e reading con testo a fronte di brani tratti da opere di Saramago, in programma per domani, venerdì, alle ore 19, alla Torre di Michelangelo, nell'ambito dell'«Omaggio a José Saramago», manifestazione a carattere internazionale che si svolge fino al 25 giugno nell'isola d'Ischia per ricordare il grande scrittore portoghese, insignito del Premio Nobel per la Letteratura nel 1998, in occasione del primo anniversario della scomparsa. L'iniziativa, organizzata dall'associazione culturale Officina Artètéka con la collaborazione dell'associazione Italia-Portogallo di Napoli, dell'ambasciata portoghese a Roma e il patrocinio di numerose istituzioni pubbliche e private, sta ottenendo un grande successo e l'appuntamento di domani è molto atteso in particolare dagli studenti delle scuole superiori e dell'università.
Alla scrittura del Nobel portoghese è sempre stata riconosciuta una potente inclinazione all'oralità, egli stesso ha spesso invitato a leggere le sue storie ad alta voce. L'isola delle parole accoglie questo invito. Il reading propone brevi incursioni all'interno dei temi e delle formulazioni più caratteristici della poetica di Saramago, una sorta di appunti per una mappatura della sua inusuale configurazione di senso. A partire proprio da una riflessione sulla sua oralità che è scrittura diversamente formulata, è ricerca costante di armonizzazione tra i diversi piani espressivi del parlato, del pensiero e dell'immaginazione. I romanzi di José Saramago non si prestano a letture confortevoli, né confortanti; essi propongono una rinegoziazione del patto scrittore/lettore più evoluto e partecipato. Come nel caso dell'utilizzazione dell'elemento fantastico, proposto dalle letture presentate da Iaia de Marco. Lo scarto dalla realtà abituale serve per richiamare il lettore alle sue responsabilità di giudizio critico, per sostenerlo nel costante esercizio del dubbio. Giulia Lanciani ha scritto che «Saramago rimuove le zone di torpore della realtà codificata, le redime dalla loro immobilità consacrata, trasferendole allo spazio di tempi e di luoghi immoti alla dimensione di una vera e propria crucialità del pensiero e dell'azione etica». I suoi romanzi mettono a confronto l'immaginario puro con il realismo. Sono il risultato di una miscela tra l'ipotesi letteraria e le conseguenze possibili, osservate e descritte secondo le categorie della realtà.
Altro elemento tipico, ma non tipicamente usato, che permea le sue storie è l'ironia, ironia che non semplifica, piuttosto desta e sostiene l'inquietudine di un'interrogazione permanente che non vede risposte all'orizzonte, ma solo la disagevole e perpetua ricerca di esse. L'intonazione ironica si condensa, spesso, in formulazioni aforistiche di rara incisività di cui Graça de Pina offre un florilegio. Infine, l'ambiente, la natura. In un'intervista, Saramago si espresse in questi termini: «Sono solito dire che fra la montagna che vedo in lontananza e la pietra che ho in mano, preferisco la pietra. Per me questo significa che la natura non è un semplice paesaggio che si offre agli occhi, ma una specie di comunione con tutto il minerale, il vegetale e l'animale che mi circonda. Una comunione che passa per tutti i miei sensi, al punto che spesso ho l'impressione di trovarmi non al di fuori, ma al di dentro. Mentre io osservo la natura, sento che lei osserva me». Sono espressioni che intercettano le più moderne correnti filosofiche, approdate all'uso della categoria di "viventi". Teresa Mendes propone brani che sono affreschi paesaggistici formulati con forza di ragionamento. Si conclude con le letture di Rita Araujo da Cecità, passando così idealmente il testimone ai ragazzi del Laboratorio teatrale del liceo Scotti-Eistein che il 25 giugno metteranno in scena la loro riduzione teatrale del romanzo.