Continua a collezionare riconoscimenti letterari in giro per l’Italia. Pino Macrì, scrittore ischitano entrato da qualche anno nel novero dei migliori narratori di genere in Italia, ha colpito – in tutti i sensi – ancora nel segno, conquistando questa volta il premio speciale della giuria e il terzo posto assoluto alla quinta edizione del Concorso letterario nazionale «Caccia, Passione e Ricordi» organizzato dalla sezione provinciale fiorentina della Federcaccia della Toscana.
La cerimonia di consegna si è svolta nei giorni scorsi nella prestigiosa sala Pistelli del Palazzo Medici a Firenze, alla presenza di un parterre molto affollato di appassionati provenienti da tutte le regioni italiane. «Con ironia e sagacia l’autore descrive un’Italia che non c'è più, in cui ricchezza, povertà e lo status sociale caratterizzano un paese del meridione. L’attenzione ai particolari e una buona capacità descrittiva restituiscono il sapore di una piacevole giornata di caccia alla migratoria. L’espediente narrativo è ingegnoso, colloquiale l’incedere del discorso», sono queste le motivazioni che hanno caratterizzato la scelta del lavoro di Pino Macrì, intitolato «Don Mario e il beccaccino gigante». In graduatoria il racconto di Macrì è stato preceduto da «Dove affiorano le rocce» di Annalisa Santi (Colagnola ai Colli, Verona), che ha conquistato il posto d’onore; e dal vincitore Ivan Bettina Piazza (Santo Stefano di Cadore, Belluno), con «La voce del ricordo». Lo stile di Macrì, già autore di un volume di successo intitolato «’O Calabbrese. Beccacce, pesci luna e botti di vino» (Massa editore, 2015), premiato di recente anche in altri concorsi, si è dunque confermato vincente, per il richiamo a una sensibilità fuori dal comune che riesce a trasformare l’arte venatoria in un’avventura primordiale, scandita da personaggi memorabili, avvolti nel sorriso e in un grande amore per la natura.
Ed ecco l’incipit del racconto «Don Mario e il beccaccino gigante» di Pino:
«Pietro, lo sai che tutto questo vino, prima o poi, ti farà scoppiare il fegato?» disse don Mario al suo “accompagnatore”.
«Don Mà, non vi prendete pensiero, quando bevo 'na 'nticchia i beccaccini li vedo grandi e grossi come le papere» chiuse la faccenda Pietro, indigeno delle piane di Castel Volturno, “cacciatore di professione”, di mestiere […].
In attesa del prossimo libro, un eccellente viatico.