Due grandi giornalisti italiani compiono 90 anni. Hanno cominciato entrambi giovanissimi il “mestiere” di giornalista e sono stati protagonisti della vita pubblica italiana per oltre 60 anni. In modo diverso, con stile diverso e con concezioni del giornalismo diverse ma alla fine si sono trovati sulla stessa barca ed in un’unica casa editrice. Nessuno dei due ha avuto invidia per l’altro. Sono arrivati a 90 anni e sono ancora lucidissimi ed ambedue hanno deciso di scrivere un libro di memorie. Sentono,forse,il privilegio di aver raggiunto un’età così avanzata ed ancora in grado di fare il loro mestiere che è quello di scrivere. Hanno visto andar via molti colleghi illustri con i quali hanno avuto rapporti come Indro Montanelli ed Enzo Biagi ed hanno avuto rapporti con una enormità di personaggi della politica, dell’economia e della finanza. Hanno visto la nascita e l’affermazione della Repubblica, le classi dirigenti dei partiti della “prima Repubblica, il miracolo economico degli anni ‘50 e la “dolce vita” di Fellini, la svolta di centro-sinistra negli anni ‘60 con l’entrata dei socialisti di Nenni nella “stanza dei bottoni, l’instabilità permanente del parlamentarismo italiano con governi che cadevano ogni quattro o cinque mesi, il “pentapartito” degli anni ì 80 con la mutazione genetica dei socialisti che avevano “più sedie che culi”, lo scandalo di “tangentopoli” negli anni ‘90 con la dissoluzione dei partiti che avevano fatto la Repubblica come la DC, il PSI, il PLI, il PRI, la trasformazione del Partito Comunista Italiano, il più grande partito comunista dell’Occidente, in semplicemente “democratico di sinistra” dopo la caduta del Muro di Berlino nel 1989, la nascita di una “seconda Repubblica” in Italia con l’affermazione di uno straordinario imprenditore-comunicatore, Silvio Berlusconi, e la nascita di un Partito Democratico che mette insieme dopo 50 anni di netta contrapposizione i postcomunisti ed i postdemocristiani.
Insomma questi due grandi giornalisti hanno avuto il privilegio di vedere da vicino tutte queste trasformazioni e di essere stati protagonisti. Sono stati protagonisti anche nel loro “mestiere”(insisto è un mestiere non una professione) perché hanno cambiato il modo di fare giornalismo in Italia pur avendo due diverse concezioni del giornalismo. Hanno cominciato con il piombo e la linotype e con la “stampa a freddo”, con il blocchetto degli appunti e la macchina da scrivere Olivetti 22 o 45 e sono arrivati alla “stampa a caldo” di offset ed oggi a quella “digitale” e mai avrebbero pensato all’inizio delle loro carriere che potevano “digitare” sul computer il “pezzo” da impaginare immediatamente con una foto immediatamente “scaricata”.
