° Il vecchio Palazzo Iacono decadente racchiude dal 1600 la storia del villaggio – una civiltà contadina immobile per secoli nella sua economia agricola oltre il Medio Evo - La Chiesa della Madonna del Carmine con il prete-contadino – Decresce la popolazione con due plessi scolastici vuoti – la speranza di un istituto superiore in agraria per cessare di essere la periferia dell’isola
Il vecchio Palazzo Iacono domina la piazza del Belvedere di Serrara a 370 metri sul livello del mare. Da questo Belvedere si vede uno dei più bei panorama dell’isola d’Ischia, forse il più bello ed il più completo. Prendi S. Angelo con le mani ed in lontananza vedi un mare infinito. A sinistra c’è l’isola di Capri e sulla destra l’isoletta di Ventotene ed ancora più là Ponza. Sotto di te ci sono i terrazzamenti molti ancora coltivati a vigneto che stanno lì’ in mezzo a burroni creati dalle acque piovane da secoli a testimonianza eterna della civiltà contadina. Il contadino qui strappava alla roccia il suo terreno, lo proteggeva con le “parracine” cioè i muri a secco con le pietre che trovava sul posto e vi impiantava la vite dalla quale faceva uscire uno dei migliori vini d’Italia e poi lo vendeva, attraverso i “mediatori”, ai grandi distributori come Don Ciccio d’Ambra e Don Alfonso Perrazzo nel XIX secolo che a loro volta lo distribuivano in tutto il Mediterraneo. Era una economia non solo di sussistenza - dalla terra il contadino traeva tutto quanto era necessario per vivere – ma anche commerciale capace di ricavare la moneta dalla fatica. Popolo di contadini quello di Serrara, il centro abitato oggi da circa 700 persone che amministrativamente è unito a Fontana, l’altro centro più su a 452 metri sul livello del mare, costituendo un sol Comune di circa 3mila abitanti, il più piccolo demograficamente fra i sei Comuni dell’isola. Gli altri centri abitati della municipalità sono Succhivo, Ciglio, Calimera e Noia.
Questo popolo di contadini c’è ancora e l’economia è ancora agricola. Qui non c’è un solo albergo ed il grande boom turistico dell’isola d’Ischia iniziato negli anni ‘50 del ‘900 qui non è mai arrivato. Il turismo balneare e termale sta a valle , nel villaggio di S. Angelo che fa sempre parte amministrativa del Comune di Serrara-Fontana, nella Marina dei Maronti che fa parte del Comune di Barano e nella Punta del Chiarito che fa parte del Comune di Forio. Ma qui a Serrara è arrivata la Storia e l’Uomo Civile come a Lacco Ameno sulla costa. Don Pietro Monti, il prete-archeologo del Museo di Santa Restituta, ritrovò reperti della colonizzazione greca del VI secolo a.C. e nel XIV secolo si rifugiò un Vescovo d’Ischia al tempo dei due Papa . L’abitato di Serrara compare solo nel 1600. Qui il Vescovo d’Ischia, che ha il titolo di “Barone”, ha i suoi vassalli che solo tra la fine del secolo XVII e l’inizio del ‘700 “commuteranno il loro vassallaggio con un’annuale offerta simbolica al vescovo” scrive lo storico Giovanni Castagna. Qui insomma il Medio Evo con i vassalli e valvassori è durato molto più dei tempi della periodizzazione storica. C’erano pochi grandi proprietari terrieri che avevano enormi distese di terreno coltivate da braccianti o “bracciali” che ricevevano la paga dal “signore” senza possedere la terra e come “popolo minuto” vivevano nelle case di pietra. Una civiltà immobile durata almeno fino alla metà del XX secolo.
Questa “nobiltà terriera” non aveva comunque cognomi differenti dal popolo minuto. Le grandi famiglie erano gli Iacono, i Mattera, i Migliaccio, ma anche i cognomi dei contadini erano gli stessi.
Oggi a Serrara e nell’altro centro di Fontana sono centinaia i Mattera e centinaia gli Iacono e come gli altri abitanti dell’isola con l’emigrazione dei secoli scorsi hanno invaso il mondo, le Americhe soprattutto. Le famiglie avevano bisogno del soprannome – oggi si direbbe con il linguaggio telematico il “nickname”– per l’identificazione.
Questo antico Palazzo Iacono che domina la piazza nella sua indecenza della decadenza e dell’orrido spezzettamento della proprietà che in alcuni lati è rozzamente imbiancato è stato edificato nel XVII secolo. Attorno a questo palazzo si sviluppò il centro abitato di Serrara. Nel Palazzo c’era l’accesso diretto al “palco” della Chiesa della Madonna del Carmine, costruita dalla stessa “famiglia Iacono” nel 1641, attraverso l’arco che sovrasta il passaggio della strada provinciale. Questa “famiglia Iacono”– anche questa con soprannomi come “Parruocci”, “Marecoppese”, “Merevesce”, “Marcullo”, divisa da rivalità interne - ha cominciato a spezzettare il Palazzo già nel XIX secolo quasi come a significare che l’economia agricola dei grandi possidenti non diventa più produttiva. Essendo di proprietà privata il Palazzo Iacono così spezzettato dovrebbe rientrare in un Piano Urbanistico Comunale per il recupero complessivo ed inserito in un circuito di beni culturali. Ma questi sono solo proposte. E’ certo che il visitatore – turista o isolano – non può fare a meno di rilevare la contraddizione visiva di un magnifico Belvedere dal quale si vede il panorama incantevole e la bruttura di un antico palazzo in rovina che costituisce un pugno nell’occhio. Il Bello ed il Brutto insomma in una stessa piazzetta che porta alla Chiesa della Madonna del Carmine dove alla 11 di ogni domenica il Parroco Don Angelo Iacono, un prete-contadino tenacemente attaccato alle radici della sua terra, dice messa per i suoi parrocchiani.
Oggi è una bella domenica e pare primavera. Sul Belvedere si incontrano già turisti e qualche isolano ed anche una signora serrarese. L’unico Bar del Belvedere – La Floridiana – è chiuso e con il mio amico Carlo non possiamo prendere nemmeno un caffè. Alla signora serrarese chiedo dove posso comprare il giornale perché la vedo con “Il Golfo ed il Roma” sotto al braccio.
“Qui la domenica non si può acquistare il giornale – mi dice – perché il tabaccaio che è anche l’unico edicolante di Serrara è chiuso. Dovete andare a Panza, scendere giù, come faccio io ogni domenica”. La signora ha 85 anni ben portati e guida ancora perfettamente dicendomi che è già “alla seconda revisione della patente per età”. Anche lei si chiama “Iacono” e mi racconta che suo padre era il maestro elementare di Serrara, che ha avuto uno zio prete molto colto che faceva anche lezioni private ai ragazzi ed a qualcuno ha insegnato perfino a suonare il pianoforte. Questo zio prete della signora era anche una specie di “medico del villaggio” avendo avuto trascorsi nella sanità militare. Del Palazzo Iacono mi dice che era di proprietà di una grande famiglia di possidenti poi è stato frazionato fra eredi.
Don Angelo Iacono, il parroco, dopo la messa mi riceve nella sagrestia e mi fa vedere il primo registro dei battesimi della Parrocchia che risale al 1641 con la nascita di un “Fabrizio Migliaccio” nato il 10 novembre.
“Serrara a differenza degli altri Comuni della costa registra uno spopolamento. La popolazione decresce ed abbiamo due plessi scolastici, uno a Serrara e l’altro al Ciglio, vuoti perché non ci sono alunni. L’amministrazione comunale ha proposto di allestire qui una scuola superiore in agraria per incrementare la popolazione scolastica, per far venire quassù anche altri studenti dalle altre parti dell’isola. Insomma non possiamo essere sempre la periferia dell’isola” mi spiega Don Angelo che mi sottolinea che “a Serrara c’è una sola bottega alimentare ma giù al Ciglio”.
Forse se arriva una scuola superiore arriverà anche il giornale di domenica. Ma è solo una speranza.