Ischia News ed Eventi - Perché Ischia oggi può sperare nella coesione, nel partenariato e in un nuovo sviluppo

Perché Ischia oggi può sperare nella coesione, nel partenariato e in un nuovo sviluppo

Al tavolo sulla sinistra Franco Borgogna

Società
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Il Seminario-Convegno su “ Coesione e sviluppo”, tenutosi a Villa Arbusto a Lacco Ameno, a partire dal saggio di Carlo Borgomeo “ L'equivoco del Sud”, ha segnato indubbiamente una tappa importante per una svolta sociale, culturale, politica ed economica dell'isola d'Ischia.

Ciò grazie a tutti gli intervenuti e agli “ stakeholders” di riferimento.

Finalmente si muove qualcosa nelle Amministrazioni comunali, nella società, nei rivoli vitali del mondo associativo, volontaristico e cooperativo.

C'è, finalmente, la consapevolezza che, senza una partecipazione diffusa e collettiva dei vari gangli sociali nella conduzione del processo economico e di sviluppo, non si va da nessuna parte.

Alcuni atti recenti delle Amministrazioni comunali ( l'istituzione del Distretto Turistico, brillantemente condotto da Benedetto Valentino; la decisione unanime di chiedere alla Regione la costituzione di un ATO autonomo delle isole di Ischia e Procida, per quanto riguarda lo smaltimento dei rifiuti; il gemellaggio con il Comune di Leni di Salina - sulle orme dei fratelli Sanfilippo che salvarono la nostra viticoltura - che ha visto la collaborazione dei Comuni di Ischia e Forio, una volta tanto senza gelosie e pretese di primazie) questi atti – ed altri – lasciano sperare in un'inversione di rotta.

Attenzione, però, a non confondere la “ coesione” con il ribellismo, il localismo, il lobbismo.

Cerchiamo di tenere separato il grano dal loglio.

Alcune dichiarazioni di Sindaci su separatismi dell'isola dalla Repubblica Italiana, con paradossali equiparazioni ed annessioni terzomondiste, ci fanno perdere credibilità, come comunità responsabile.

Questo non vuole dire, ovviamente, che di fronte ad atti “ centralistici”, che ignorano le esigenze locali, si debba rimanere imperturbabili. Significa, piuttosto, che la “ democrazia dal basso” va costruita giorno per giorno, con il coinvolgimento di tutti i settori vitali della società e dell'economia locale, per evitare di trovarsi di fronte a fatti compiuti.

Un esempio per tutti: sarebbe valsa la pena, nella questione dei trasporti marittimi, pretendere, fin dalla preparazione del bando di gara per la privatizzazione della Caremar ( a prescindere dalla contrarietà al passaggio dal pubblico al privato) la costituzione di un” Osservatorio per il rispetto dei patti e condizioni di capitolato”, nel quale far rientrare di forza rappresentanti delle Amministrazioni locali ed Associazioni di categoria come Autmare. Il monitoraggio e controllo avrebbe dovuto riguardare anche l'esatta conformità dei protocolli e procedure di gara. Non è stato fatto e adesso il rimedio potrebbe essere trovato solo in caso di annullamento della gara e indizione di nuova procedura.

Ma ripartiamo dalla coesione e dall'ipotesi di uno sviluppo “ autocentrato”, autoctono, non calato dall'alto.

Il Sindaco di Casamicciola, Arnaldo Ferrandino, ha inaugurato un metodo che, se realizzato ( dalle parti interessate) in maniera realistica e sgombra da condizionamenti ideologici e di fazione, potrebbe dare dei buoni frutti.

Ad Arnaldo Ferrandino è stato sottoposto, da un gruppo di cittadini e da alcune Associazioni ( capofila il Comitato Colibrì) un progetto complessivo di ristrutturazione territoriale, che prevede 16 interventi di recupero. L'intenzione del Sindaco è quello di sottoporre, ovviamente, al Consiglio Comunale, il Piano complessivo per poi realizzare gradualmente singoli punti, man mano che si reperiscono le risorse necessarie e secondo un criterio di priorità per gli interventi più urgenti.

Per fare ciò, il Sindaco, consapevole delle scarse risorse umane a livello di organico comunale, ben accetta l'ausilio di un Comitato scientifico da nominarsi e comunque di collaboratori a titolo gratuito, per portare avanti – col consenso dell'assemblea consiliare – la realizzazione del Piano.

La speranza è che anche le altre Amministrazioni comunali adottino questo metodo “ coinvolgente”, che cementa la comunità e la motiva fortemente ed ha il pregio di verificare a priori le divergenze, i contrasti, le diversità tra governanti e governati, attraverso questo filtro di Comitati ed Associazioni rappresentative.

L'ideale sarebbe che le 6 comunità predisponessero un Piano complessivo di ristrutturazione e riequilibrio territoriale dell'intera isola, con il metodo della coesione sociale, con il coinvolgimento del Terzo Settore, dell'associazionismo, di Think Tank tecnico-scientifici o di un “ Osservatorio sui beni comuni”, al pari di quello creato al Comune di Napoli dal Sindaco De Magistris; idea ottima, a prescindere dall'eccessivo egotismo del sindaco napoletano.

Nel Convegno di Lacco Ameno sulla coesione e sviluppo sono state poste basi importanti, ma molto altro ci sarebbe da aggiungere.

Alcune riflessioni aggiuntive ed approfondimenti intendiamo sviluppare in questa sede.

Abbiamo sostenuto che da un'attenzione “ quantitativa” dei fondi UE, dobbiamo passare ad un'attenzione “ qualitativa”, attraverso la capacità di produrre una progettualità che tenga conto dei fattori produttivi locali e dei fabbisogni locali.

Ciò non toglie che partiamo dal presupposto che per il ciclo di finanziamenti UE 2014 – 2020, avremo a disposizione 30 miliardi di euro che, uniti ai fondi di cofinanziamenti nazionali e del Fondo Sviluppo e Coesione, assommeranno complessivamente a 100 miliardi di euro. Il Ministro per la coesione territoriale Carlo Trigilia ha enunciato i criteri strategici per la selezione di pochi obiettivi su cui concentrare le risorse di cui sopra. I criteri individuati passano per l'incentivazione ai consumi, per il rafforzamento dei processi di innovazione e internazionalizzazione delle imprese, per la modernizzazione del made in Italy, per il settore high tech, per la valorizzazione dei beni culturali e ambientali capaci di generare nuova occupazione. Un ventaglio, come si vede, abbastanza ristretto, del quale solo l'ultimo aspetto sembra poter riguardare la nostra isola. Sarà dunque bene tener conto di queste indicazioni.

Sappiamo,poi, che per evitare le dispersioni di fondi, come per il passato,Barca prima e poi Trigilia hanno voluto l'Agenzia per la coesione territoriale, con lo scopo di supportare gli enti locali nella progettazione, di monitorare costantemente gli stati di avanzamento delle pratiche di richiesta fondi e – se del caso – commissariare l'ente inadempiente ed incapace di gestire i processi.

Va tenuto conto, inoltre, dell'Istituto del Partenariato, su cui recentemente è stato tenuto un convegno, promosso congiuntamente dal Formez e dal Partenariato Economico e Sociale della Regione Campania, dal titolo “ Il Partenariato nella strategia di Europa 2020: esperienze a confronto”. Ade essere messi a confronto sono stati i Partenariati “ Cnovos Slovenia”, “ Istituto de la Mujer – Spagna”, il “ Tavolo di concertazione dell'Emilia Romagna”, “ L'Alleanza per lo Sviluppo dell'Umbria”, “ L'Orok d'Austria” e il “ Tavolo del Partenariato Campano”.

La Regione Campania ha ufficialmente istituito, con la delibera di giunta n.142 del 27/5/2013, il gruppo di lavoro regionale sulla Programmazione 2014-2020. Tale tavolo è presieduto dal Presidente della Giunta ed è funzionalmente inquadrato nell'area della presidenza.

Solo per inciso facciamo notare che il tavolo di concertazione dell'Emilia Romagna è un vero tavolo a 4 gambe, costituito cioè da CII ( Comitato di Coordinamento Istituzionale, Commissione Regionale Tripartita, Conferenza Regionale per il sistema formativo, Conferenza del Terzo Settore). Ognuna delle 4 gambe del tavolo ha suoi interlocutori e partner che si confrontano, ma nell'ottica di complementarietà e cooperazione dell'intero tavolo. E la gamba “ terzo settore” ha un peso specifico enorme. Sarebbe bene reindirizzare il Partenariato Campano sullo stile di quello emiliano, invocando spazi di rappresentanza per le realtà isolane.

Va tenuto ancora conto di quanto emerso da una ricerca del Censis, commissionata dalla Regione Campania, su “ Immagine, identità e valori della Regione Campania”, curata dal ricercatore Giulio De Rita e presentata al pubblico dallo stesso De Rita congiuntamente all'Assessore regionale al Turismo Pasquale Sommese che – purtroppo – per avverse condizioni meteo-marine, non ha potuto partecipare al Convegno di Lacco Ameno, dove avrebbe avuto materiale serio di confronto, prima di tirare conclusioni sulla ricerca del Censis.

Dunque, tale ricerca è piuttosto un sondaggio sulle intenzioni dei campani e, in quanto tale, al pari dei sondaggi sulle intenzioni di voto, ha un notevole margine statistico di errore e può essere smentito nei fatti reali.

Secondo tale ricerca “ intenzionale”, la propensione dei cittadini campani al bene comune non sarebbe inferiore alla media nazionale. L'83% sarebbe disponibile a denunciare la criminalità organizzata, il 79,5% disposto a denunciare chi non paga le tasse, il 62,7% a segnalare abusi edilizi.

Ciò nonostante, emerge dal sondaggio stesso, che i cittadini campani ritengono basso il tasso di coesione sociale, così come viene ritenuto basso il tasso di onestà dei cittadini e il senso di rispetto delle regole.

Con tutto il rispetto per il Censis e l'ennesimo sondaggio di opinione, crediamo che le analisi vadano fatte secondo processi storici ed economico-sociale ben più complessi. E dunque la coesione è una cosa seria che non si manifesta nelle opinioni, ma si applica nella realtà di ogni giorno.

Alla fine di questa disamina, citiamo dei passaggi significativi di un intervento fatto sul Corriere del Mezzogiorno, a fine agosto, dall'ex assessore al Comune di Napoli, Antonella Di Nocera, a proposito del Forum Universale delle Culture: “ A questa idea di Forum e cioè all'idea di fare comunque qualcosa perché ci sono dei soldi da spendere, io mi sono sempre opposta. E' stato così che ad un certo punto mi sono convinta che le politiche culturali del Comune, per risultare coerenti e credibili rispetto al programma politico amministrativo intrapreso, dovessero saltare a piè pari il Forum, provando a costruire nell'ordinario progetti utili per la città... Sarà perché ho sempre creduto che Napoli ha bisogno, contemporaneamente, di un percorso di ri-alfabetizzazione culturale e di un processo di ri-appropriazione dell'identità che dal di dentro sconfigge gli istinti autolesionistici e le separatezze”.

Il nostro modesto Osservatorio sui fenomeni socio-economici dell'isola d'Ischia sottoscrive integralmente queste considerazioni, scritte da una donna di scuola, tornata a scuola, dopo una parentesi deludente della politica.

Francesco Borgogna
Presidente OS.I.S.