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La mensa dei bambini di Casamicciola ed i segreti della Prefettura

Società
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Abbiamo già scritto che per capirci qualcosa nella pubblica amministrazione italiana bisogna essere uno scienziato. Uno scienziato di molte discipline perché c’è una immensità di leggi, leggine, decreti, regolamenti, circolari ed interpretazioni che è come incamminarsi in una giungla. Proviamo ad entrarci in questa giungla di leggi sul caso della mensa per i bambini di Casamicciola della scuola dell’infanzia.

La mensa è un “servizio a domanda individuale”, l’eufemismo con il quale il linguaggio “burocratichese” si definisce un servizio non essenziale per i Comuni. Lo fanno soltanto i Comuni più virtuosi, quelli che se lo possono permettere per consistenza di fondi e per efficienza amministrativa, e non è il caso di Casamicciola. I Comuni che funzionano si trovano a Nord di Roma e danno la mensa gratis per i bambini, l’asilo nido per le donne che lavorano, il bus gratis per i ragazzi della scuola dell’obbligo, la scuola con le biblioteche, le sale e le palestre aperte tutto il giorno e per tutti. Hanno gli Uffici Relazioni con il Pubblico (URP) dove i cittadini si possono rivolgere per chiedere chiarimenti e rivolgere istanze al Sindaco o chi per esso e ricevere risposta esaustive in 30 giorni al massimo e possono avere la “carta dei servizi” con l’indicazione di tutti i servizi del Comune.

A Casamicciola da oltre TRE MESI si sta facendo una battaglia tra Istituto Comprensivo “Ibsen” con la Preside, i docenti,non docenti,consiglio di istituto,mamme e padri, nonne e nonni, da un lato e Comune con due Commissarie Prefettizie e funzionari municipali dall’altro, per la mensa dei bambini della scuola dell’infanzia. E’ un servizio che esiste da 15 anni ed è didatticamente molto educativo oltre ad alleviare le famiglie. I bambini conquistano la socialità con la mensa, imparano a stare insieme, mangiano da soli, e si sentono in una comunità.

Il Comune di Casamicciola non ha soldi per la mensa. Va Bene. I genitori pagano il 100% del servizio. Il Comune vuole tutte le garanzie per il pagamento del pasto al personale docente e non docente che deve essere pagato dal Ministero dell’Istruzione. Va bene. Mille cavilli fino alla “salubrità dei luoghi” che deve essere garantita da parte del Comune e non è un compito della Scuola per evitare l’onere della “stazione appaltante” che è solo del Comune.

Finalmente la Commissaria prefettizia, Rosanna Gamarra, approva l’“atto di indirizzo” per la gara di appalto della mensa. Il Dirigente del servizio Affari Generali, Giuseppe Pisani, indice la gara di appalto con propria “determinazione”. Vince la ditta “Puliedil” S.r.l. con sede in Napoli alla via Camaldoli n. 120 legalmente rappresentata dal sig. Summa Nicola nato a Napoli il 27.7.1954. I genitori pagano anticipatamente i buoni pasto per un mese come richiesto.

La mensa non parte. Con “determinazione”n.12 del 14 febbraio 2014, un venerdì, quando tutto era pronto per far partire la mensa lunedì 17 febbraio, il dirigente, dottor Giuseppe Pisani, annulla la “determina n. 8 del 3.2.2014 con il quale si approva il verbale di aggiudicazione perché prende atto “che la Prefettura di Napoli-ufficio territoriale di Governo “informazioni non classificate controllate” con nota del 14.02.2014 prot. N. I/13085/area 1/ Ter/O.S.P. rif. N.1664 del 14.2.2014 acquisita al prot.gen, al n.1766 del 14.2.2014 ha trasmesso il provvedimento ostativo ai sensi dell’art.843,comma 4,art.85,comma 3,art.91,comma 5, del D.lgs. n.159/2011 e del correttivo D.lgs. n. 21/2012 nei confronti della Ditta aggiudicataria”. Nella “determina di revoca dell’appalto è scritto di “dare atto che l’informativa di cui al punto precedente su precisa disposizione della Prefettura di Napoli è sottratta al diritto di accesso in relazione al combinato disposto degli artt. 24, comma 2, della legge n.241/90 e 3 punto b, del successivo regolamento di attuazione adottato dal Ministero dell’Interno con D.M. n. 415/1994 in quanto “informazioni non classificate controllate”.

Bisogna andare a trovare l’art. 24 della legge 241/90 che contempla “l’esclusione dall’accesso agli atti” e trovare che il comma 2 esclude la conoscenza degli atti nei “procedimenti tributari” ed il comma 3 dice che il divieto di accesso si applica “nei confronti dell’attività della pubblica amministrazione diretta all’emanazione di atti normativi” e bisogna andare a trovare il “regolamento della 241/90 del Ministero degli Interni” e qualche “circolare esplicativa” per i casi in cui è vietato l’accesso agli atti. E’ opportuno rivolgersi ad un ufficio legale per capire con esattezza di cosa si tratta. Meglio avrebbe fatto il dirigente dott. Pisani ad indicare anche il punto b del regolamento dell’Interno e dire con chiarezza che cosa sono le “informazioni non classificate controllate” ancor di più perché la “Prefettura” (non è indicato il nome del firmatario) è rappresentata a Casamicciola da un Commissario della Prefettura stessa. L’atto amministrativo deve essere scritto nella più assoluta chiarezza tanto da permettere a chiunque abbia la terza media di leggerlo e capirlo. Sono anche queste “circolari” che il Ministero della Funzione Pubblica ha inviato a tutte le Pubbliche Amministrazioni che parlano con le “carte”! L’atto per la mancata indicazione della persona fisica rappresentante e firmataria della “Prefettura” è impugnabile nella nullità nell’oceano interpretativo del diritto italiano!!!

Il risultato finale è che la mensa non parte e non si sa se partirà perché “pare” che la ditta abbia preannunciato ricorso al TAR Campania mentre non è possibile indire una nuova gara di appalto perché manca l’“atto di indirizzo” della Commissaria Prefettizia.

Ma quello che succede a Casamicciola succede più o meno anche in altre parti del napoletano. Il “Roma” di sabato 22 febbraio pag.44: “Acerra: Mensa scolastica addio per quest’anno- battaglie a colpi di ricorso tra ditte che hanno partecipato alla gara d’appalto”. Ad Acerra - spiega l’articolista Annalisa Aiardo – la mensa manca da tre anni mentre “le mamme si stanno attivando per le “autogestioni” che ogni scuola ha messo in campo per cercare di garantire un pasto ai bimbi” mentre “un centinaio di posti sono a rischio negli organici didattici se il Provveditorato ritira la proroga alle 40 ore settimanali”. Mentre le cose vanno meglio a Portici. Il “Roma” stesso giorno pag. 48: “Mensa scolastica, incontro con dirigenti e ASL” tutto a posto parte la mensa anche se sono scesi i pasti da 1200 a 650 al giorno.

Quante Italie ci sono? Come si può andare avanti in Italia se quanto succede nelle nostre realtà comunali è in antitesi al principio costituzionale della “Repubblica una ed indivisibile”?