Relazione dell'ing. Francesco Trani, Responsabile Area Tecnica EVI spa.
Fino alla fine degli anni Cinquanta del Novecento, le risorse idriche dell'isola d'Ischia erano strettamente collegate alle poche sorgenti ivi esistenti ed agli accumuli di acqua piovana nelle cosiddette "piscine" domestiche. Pertanto, anche la problematica dei reflui era trascurabile e, paradossalmente, gli stessi reflui erano utilizzati per fertilizzare i terreni agricoli, realizzando così un ciclo virtuoso naturale, ovvero la catena alimentare. Ciò era possibile anche perché non esistevano i vari detersivi, acidi e sostanze chimiche il cui utilizzo è stato successivamente proposto in modo massiccio attraverso la pubblicità.
Sempre negli anni Cinquanta, grazie all'interessamento della Cassa per il Mezzogiorno e dell'E.V.I. di allora (l'"Ente Valorizzazione Isola d'Ischia"), fu realizzato il primo acquedotto sottomarino, che entrò in esercizio nell'estate del 1958, con approdo ad Ischia Ponte.