Quando si farà una storia giusta della pittura italiana di questo secolo, quando saranno abbattuti i pregiudizi e saranno svaniti i fumi del cosmopolitismo e della moda, dovremo metterci a cercare tra le rovine di tante glorie d'oggi ridotte in polvere e, qua e là, fuori della pubblicità e degli interessi di mercato, troveremo che ai Camaldoli o a Ischia... c'era qualcuno che faceva pittura, per il suo privato piacere di esercitare l'esercizio della conoscenza, dell'amore delle cose umane e degli uomini»
(Renato Guttuso)
Ricordo che durante la mia esperienza all’Hotel Miramare di S.Angelo, quando il riverbero del tramonto si adagiava sulle bianche pareti dell’albergo, Enrico era li con la sua tavolozza dai mille colori, circondato da suoi quadri con il suo panama e l’immancabile sigaro alla ricerca dell’ispirazione: Enrico Delle Donne “cantore della serena contemplazione”.
Ho sempre avuto un debole per i racconti degli altri, se poi ti riportano indietro nel tempo allora l’interesse e la curiosità aumentano. Ho chiesto al mio amico Augusto (figlio di Enrico) se potevamo pranzare insieme, volevo sentire il papà raccontare come la sua arte lo aveva accompagnato in tutti questi anni rendendolo famoso ad Ischia e all’estero.