Con la piena consapevolezza che il nostro magazine non che è un piccola goccia nel mare magnum degli scritti che parlano dell'isola d'Ischia, inseguiamo il sogno di poter colmare qualche lacuna: di poter cioè offrire a tutti coloro che, affascinati dalla sua straordinaria bellezza, intendano conoscerla e viverla più nel profondo, quelle curiosità in grado di stimolare la voglia di sentirsi parte integrante di questa terra antica e ricca di storia. Non intendiamo creare emozioni in chi legge, ma vogliamo unicamente indicargli la strada, guidarlo nella ricerca del luogo o dell'opera d'arte che dovrà in lui destare una nuova suggestione.
Chi vorrà servirsene, una volta perdonataci l'incompletezza dello scritto, deve saper che sta leggendo l'articolo non del giornalista ma di un innamorato d'Ischia che, pur cercando di rispettare la storia e la geografia, altro non fa che raccontare l'Isola come la vede, la conosce e soprattutto la ama! Per questo in copertina abbiamo voluto pubblicare la foto di quello che a noi sembra l'abbraccio amoroso dell'incantevole baia di San Montano che ci ricorda la storia millenaria dell'isola: di quando, nel decimo secolo avanti Cristo, gli Eretrii di Eubea sbarcarono in questa insenatura per fondare la loro città, portando con sé la pianta della vite che, nel ricco suolo vulcanico ischitano, attecchì magnificamente. Non si sa con certezza se Ischia fu la prima colonia greca d'occidente ma senza dubbio la più settentrionale: in quanto fu conosciuta, fin dai primordi, per l'industria dei vasi di creta dai quali, come narra Plinio, l'isola trasse il suo nome più antico: Pithecusa, l'isola dei vasi. Ed è proprio un vaso, la così detta Coppa di Nestore, dell'ottavo secolo a.C., rinvenuto a Lacco Ameno dall'archeologo Giorgio Buchner, il reperto archeologico più importante della necropoli di Pithecusa, in quanto su di esso è inciso il più antico testo scritto rinvenuto in Occidente:
"E' gradevole bere dalla Coppa di Nestore, ma chi da questa coppa beve, subito prenderà desiderio di Afrodite dalla bella corona."
Un graffito di tre righe, in versi esametri, inciso con uno stilo di bronzo durante una cerimonia funebre, che allude alla famosa coppa dell'eroe epico Nestore, descritta da Omero nell'Iliade. Una testimonianza inequivocabile della conoscenza che dell'Epos omerico avevano i coloni greci. L'antica Pithecusa era un crocevia internazionale di scambi tra l'oriente e l'occidente. Si può affermare, quindi, che la storia documentata della scrittura nasce proprio a Ischia. E da qui, attraverso i coloni greci e i loro scambi, la scrittura alfabetica si è diffusa tra i popoli italici e gli Etruschi.