Ischia News ed Eventi - Cucina e Tradizione

“il Remo e la Zappa”. Questi erano gli attrezzi fondamentali, come riferisce lo storico Giuseppe D’Ascia nella sua “Storia dell’isola d’Ischia” del 1864, dell’abitante dell’isola fino a quando l’economia turistica - agli inizi degli anni ‘50 del ‘900 - non ha preso il posto dell’economia peschereccia e contadina con la quale vivevano gli “ischioti” – come li chiama il filosofo inglese George Berkeley nella lettera a Lord Percival dove racconta il suo soggiorno ad Ischia nel 1717. Berkeley scrive dell’“’enorme quantità di vigne e di alberi da frutta” che vede, ma non manca di notare che ogni contadino di Ischia “porta a fianco un largo coltello da potatore, curvo all’estremità col quale frequentemente si feriscono e si uccidono a vicenda”. E’ “u’marrazzo” che ancora oggi i contadini dell' isola usano per potare gli alberi e le viti e senza il quale non vanno nelle campagne.

La devozione alla Santa “venuta dal mare” nelle popolazioni dell’isola d’Ischia è antichissima e fortissima. La stessa vicenda umana di “Restituta d’Africa” è avvolta più nella leggenda, nel mito, nella fede, che nella storia scritta. Restituta era “africana” o “tunisina” nata e vissuta a Biserta intorno al 300 dopo Cristo. Era giovane, bella e di carnagione “scura”, ricca e con una grande avvenire davanti a sé, ma volle seguire la fede del Cristianesimo che allora stava nascendo anche in quelle terre così lontane da Roma ma vicine  a Gerusalemme.

Alle nove in punto di lunedì in Albis 25 aprile sul sagrato della Chiesa Madre di Casamicciola - la Parrocchia di Santa Maria Maddalena costruita nel 1896 dopo il terremoto del 28 luglio 1883 e che dal 1966 è anche Basilica Pontificia - si ritroveranno, accolti dal Parroco, Can Filippo Caputo, il Sindaco di Casamicciola, il Comandante dei Vigili Urbani, il Maresciallo dei Carabinieri ed i due Priori delle Congreghe di Santa Maria della Pietà e di Sant’Anna con una rappresentanza dei loro iscritti. E naturalmente i fedeli.

L'evento centrale della cristianità, la Pasqua, si configura come tempo di sofferenza prossimo a tramutarsi in tempo di gioia. Ovvero come momento culminante di rinascita catartica attraverso le tribolazioni del figlio di Dio, nelle quali rivivono i traumi dell'uomo. Cristo muore e risorge. E con Lui, la natura tutta. La Pasqua, infatti, è legata a una data mobile del calendario - la prima domenica dopo la prima luna piena successiva all'equinozio di primavera - poiché coincide col fiorire della bella stagione e vanta venerazioni antichissime, legate al passaggio dell'inverno e al "risveglio" del sole. Quando poi, come quest’anno, viene alta allora l’aria di primavera contagia tutti. Certo una Pasqua alta reca in se il germe della distrazione. E noi, che viviamo di turismo, siamo coinvolti fino al punto che agganciamo alle festività pasquali la riapertura di tutti gli esercizi alberghieri, confondendo un poco sacro e profano.

Processione del Venerdì Santo a Procida

La Settimana Santa si presenta ricca di momenti volti a rievocare la passione umana di Cristo. Si tratta di riti che accompagnano la liturgia cattolica e che hanno contribuito nei secoli a rinsaldare e tramandare la fede cristiana.  Canti, rappresentazioni, rievocazioni sceniche si susseguono offrendo una buona occasione al visitatore per conoscere la tradizione popolare isolana.

Procida, è la più piccola delle tre isole partenopee con i suoi 3,7 Kmq. ma la più densamente popolata con i suoi 11 mila abitanti. Anche Procida come Ischia e Capri non è un'isola "esotica", come diceva il prof. Edoardo Malagoli, ma un'isola " antica ricca di pregnanze storiche". Qui l'uomo civile è arrivato al tempo della colonizzazione greca del Mediterraneo e non è più andato via.

Poiché un braccio di mare la separa dal Continente ed un altro braccio la separa dall'isola-Madre del Golfo, Ischia, i procidani sono di sangue-misto, un poco "continentali-napoletani" ed un poco "ischitani" così i cognomi più comuni sono Ambrosino o Lubrano ed ancora Mazzella o Scotti.

Venerdì 15 aprile 2011, ore 20:00 parte la VI Sagra del Carciofo procidano - organizzata dall' Associazione Chiaiolella Borgo Marinaro e dall'assessorato all'agricoltura del Comune di Procida, con la collaborazione della Pro Loco. 
Sull'isola di Procida, la più piccola delle isole del golfo di Napoli, si coltiva un carciofo del tipo romanesco, di grosse dimensioni, verde chiaro con venature violacee. La pianta è rustica e molto vigorosa, in grado di produrre capolini anche del terzo, quarto e quinto ordine.

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